DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
gianni de gennaro roberto gervaso (3)
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. TORTURATI DA CHI?
Se ci fosse un campionato dell’ipocrisia a mezzo stampa, oggi sarebbe uno di quei giorni da segnare sul calendario con il pennarello rosso. Rosso fuoco, ma anche rosso vergogna. Da Strasburgo è arrivata una prima sentenza (ne arriveranno delle altre) sul massacro della Diaz compiuto dalla polizia italiana a Genova nel 2001, nella quale si afferma che si trattò di “tortura” e si punta il dito contro la mancata identificazione e punizione dei responsabili, specificando che non è certo colpa della magistratura.
Repubblica regala quattro pagine di indignazione (con la prima) nelle quali è impossibile trovare la parola “polizia” anche in un solo titolo. La Stampa di Calabresi mette una spalluccia in prima e poi dedica due pagine in primo sfoglio, anche qui senza mettere la parola “polizia” in alcun titolo. Stesso film sul Messaggero, come se fosse tanto difficile titolare: “Strasburgo condanna l’Italia, alla Diaz la polizia torturò”. Ma soprattutto, avendo fatto quasi sparire la polizia, ecco il capolavoro: è sparito anche il capo della polizia di allora: Gianni De Gennaro. Neppure una citazione sui tre giornali.
gianni letta e gianni de gennaro
Per imbattersi in De Gennaro, che nel frattempo ha fatto carriera andando prima ai servizi segreti (governo Monti) e poi alla presidenza di Finmeccanica (governo Letta, confermato da Renzi) bisogna aprire il Corriere della Sera. Sul giornale diretto da Ferruccio De Bortoli appare un pacatissimo commento di Sergio Rizzo che ricorda il giudizio della Cassazione sui fatti della Diaz – “hanno gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero” – e poi domanda se siano state opportune le nomine di De Gennaro (p. 5).
In realtà, viste le responsabilità oggettive e “politiche” di De Gennaro per la Diaz, non viene da dubitare che la sua successiva carriera sia stata opportuna. Viene da sospettare che sia stata necessaria. Cioè che non si potesse fare altrimenti, perché l’uomo ha troppi assi nella manica per essere messo da parte. E lo sanno tutti, così che oggi che si celebra il giorno dell’ipocrisia sulla Diaz, “Corriere” a parte, si preferisce voltare la faccia da un’altra parte e lasciare De Gennaro solo con la sua coscienza.
2. LE GRANDI SCOPERTE DELLA REPUBBLICA
Dunque, fu tortura, reato che in Italia casualmente non c’è perché il centrodestra e la Lega si sono opposti. Corriere: “Genova, alla Diaz fu tortura’. Strasburgo condanna l’Italia. La Corte dei diritti umani: manca una normativa, risposta dello Stato inadeguata”. Poi, il ricordo di quella notte: “La calca, le urla, il sangue. Così la polizia finì sotto accusa” (pp. 5-6).
DIAZ NON PULIRE QUESTO SANGUE DI DANIELE VICARI
Su Repubblica la cosa degna di maggior nota è un’intervistina a Luigi Manconi che dice: “Troppa sudditanza psicologica verso le nostre forze dell’ordine”. Il senatore mette in guardia anche dai difetti della legge sulla tortura che sta per essere appropriata, bollata come “generica” e “approssimativa” (p. 4). Sulla legge, ecco la situazione: “Il Pd accelera sul reato, i dubbi di Ncd. La proposta alla Camera: fino a dieci anni di carcere per l’aggressore, dodici se appartiene alle forze dell’ordine e trenta se la vittima muore. Ma i democratici temono il muro del centrodestra. Cicchitto: non demonizzare gli agenti” (p. 4).
Penosa invece l’intervista di Gianfranco Fini alla Stampa di Torino: “Quel giorno la politica non diede alcun ordine. Fu tutta colpa loro. Sto con la polizia, ma quei reati andavano puniti” (p. 5).
Il Giornale si schiera in difesa della polizia. “Sentenza europea. Ora torturano i poliziotti. L’Italia condannata per l’irruzione alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. Ma tutti dimenticano che per tre giorni le vittime degli scontri furono le forze dell’ordine” (p. 1). Semplice e diretto il titolo del Fatto Quotidiano: “La sveglia di Strasburgo: nel 2001 alla Diaz fu tortura” (p. 2).
3. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
RENZI COME ANDREAS LUBITZ SUL BLOG DI BEPPE GRILLO
Poche cifre e poche novità nel Def che verrà approvato venerdì ma, chissà perché, Renzi ha voluto annunciare già ieri. Corriere: “Tasse e tagli, subito scontro sul Def. Renzi: le imposte non aumenteranno, anzi proveremo a ridurle. I risparmi non sono sulla povera gente. Salvini: bugiardo” (p. 2). Repubblica spande ottimismo: “Il governo scommette su ripresa, tassi e riforme per poter decidere ulteriori sgravi fiscali. La nuova clausola Ue ci consentirà di evitare misure correttive per 6 miliardi. Altrettanto potremo risparmiare con crescita e spread”. (p. 6)
Sulla Stampa, “Casa, l’imposta unica nel Def. La misura in vigore dal 2016. Il premier: niente tasse e tagli, quest’anno il Pil crescerà dello 0,7%” (p. 2). Impietoso il Giornale: “L’Italia di Renzi è sempre ferma. Salta ancora il taglio delle tasse” (p. 6).
4. UN UOMO SOLO AL COMANDO
Scampoli di battaglia sulla legge elettorale che Pittibimbo si è disegnato su misura: “La lettera appello di Speranza: niente scissione, ma trattiamo. Italicum, il documento punta a raccogliere 120 firme. Ultimo nodo: i capilista bloccati” (Corriere, p. 10). Repubblica: “Italicum, l’ultimo appello dei dissidenti pd al premier. ‘Meno nominati o è rottura’. Documento di Area riformista, la corrente dei pontieri. Tra i 70 firmatari il ministro Martina. Bersani non aderisce” (p. 12).
5. ULTIME DA FARSA ITALIA
Tornano le voci su un prossimo disimpegno del Cavaliere. Repubblica: “Blitz di Silvio sulle liste, 50% ai giovani. I nuovi criteri per le regionali già approvati da Berlusconi, mentre si rincorrono le voci di una sua fuga ad Antigua. Campagna elettorale ferma in attesa del tribunale di sorveglianza. Fitto: ‘Escludere chi ha consenso è suicida” (p. 15).
NICHI VENDOLA E MICHELE EMILIANO
Sul Corriere un ritratto della Badante Maria Rosaria Rossi: “Chiunque voglia parlare con Berlusconi deve prima chiedere il permesso a lei. Capi e capetti la implorano… (…) Se è vero che Berlusconi ha in mente di chiudere FI e di creare un nuovo soggetto politico, la sensazione è che le sia stato affidato l’incarico di liquidare il partito” (p. 13).
6. MA FACCE RIDE!/1
Lo “sceriffo” Michele Emiliano al Fatto: “De Luca è un bravo sindaco e sono certo che sarebbe un grande presidente” (p. 4). Severino permettendo.
7. MA FACCE RIDE!/2
Quella ridicolaggine assoluta dei corsi di aggiornamento professionale per giornalisti domani tocca il suo culmine con la lezione sugli appalti di Pietro Ciucci, gran capo (in scadenza) dell’Anas. Spiegherà come non prendersi querele dall’Anas (Fatto, p. 7).
8. INCHIESTE ALLA WOODCOCK
Si continua a scavare sul personaggio Simone, il direttore delle relazioni esterne della Cpl Concordia arrestato e assai “parlante”. Corriere: “I legami con ambasciatori e 007’. Il manager della Coop svela il sistema. L’inchiesta si allarga grazie alla collaborazione di Simone. Nelle carte il caso Shalabayeva” (p. 22). Agli atti c’è una telefonata in cui Simone dice di conoscere i kazaki, si mostra convinto che abbiano pagato qualcuno in Questura e ritiene Alfano all’oscuro di tutto.
Repubblica: “Così truccavamo gli appalti in tutta Italia’. Svolta dopo le confessioni del supermanager pentito. Nelle intercettazioni i legami con i politici: ‘Ho dato una mano a Tremonti e sono più schifato di prima” (p. 10). Sempre sul quotidiano romano, Filippo Ceccarelli apre l’archivio socialista e scrive: “Caro Bettino vorrei aprire un’azienda in Tunisia’. Le lettere di Simone a Craxi negli anni di Hammamet” (p. 10).
Sul Giornale arrivano finalmente al nome del “cooperatore” Poletti: “Dopo il cerchio di Matteo nelle carte anche Poletti. Il manager Cpl Simone cercava il ministro per il cavalierato al presidente della coop. ‘Canale preferenziale’ col premier Renzi” (p. 8).
9. FIGURACCE DA EXPO
Storia edificante da Milano. “Il mio progetto dimenticato’. Ferretti vuole denunciare l’Expo. Il tre volte premio Oscar accusa e minaccia di chiedere i danni. ‘Li diffido dall’usare il mio nome’. Sala: ‘Mi devo informare” (Stampa, p. 12). Intanto il Giornale allarga il tiro: “L’eterno vizio di arrivare tardi e male. Expo è solo l’ultimo caso. Il pizzino di Cantone: ‘Non esclusi altri scandali” (p. 4).
10. AFFARI IN CONTROTENDENZA
Risultati ben al di là delle aspettative per la Esselunga di Bernardo Caprotti. “Esselunga, utili e 2.500 assunzioni. ‘Il 25 aprile? Siamo aperti da anni’. Risultato operativo a 335 milioni, raggiunti i 7 miliardi di fatturato (+0,8%)” (Corriere, p. 32). Sul Giornale: “Sfida di Caprotti ai rivali rossi: supermercati aperti il 25 aprile. La Coop Adriatica critica Esselunga che va all’assalto dei concorrenti. Ma i dati sono con il patron: utili in attivo e 2.500 nuove assunzioni” (p. 9).
11. ULTIME DALLA BANCHINA DEI BOSCHI
EMANUELE BOSCHIPIER LUIGI BOSCHIBOSCHI RENZI BY BENNY
I commissari di Bankitalia stanno facendo la radiografia alla Popolare dell’Etruria, la banca un tempo vicepresieduta dal papà del ministro Boschi. “Crediti deteriorati al 40% degli impieghi. Il buco nero della Popolare dell’Etruria. I numeri del 2014: perdita 526 milioni, svalutazioni per 621” (Stampa, p. 19).
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