MAGARI L'ITALIA NON FA LA FINE DEL TITANIC, MA UNA SCAPPATA A BASILEA, ALLA FIERA D’ARTE PREFERITA DAI RICCONI DI TUTTO IL MONDO, CI STA - GLI SPAGNOLI CHE LO SCORSO ANNO COMPRAVANO CASH OPERE DI PREGIO E CASE NEL CENTRO DI LONDRA (SPESSO SENZA NEPPURE VEDERLE), IN CERCA DI INVESTIMENTI SICURI, SONO ANCORA QUI NUMEROSI - I GRECI, ANCHE LORO NUMEROSI LO SCORSO ANNO, SEMBRANO SPARITI. QUELLI CHE AUMENTANO A VISTA D'OCCHIO SONO GLI ITALIANI….

DAGOREPORT

Siamo alla 43esima edizione di Art Basel, la mostra-mercato dei ricconi di tutto il mondo. A Basilea l'aereoporto è intasato di aerei privati. Direttori di musei e collezionisti arrivano da tutto il mondo. E' la festa dell'arte, delle 60enni con le labbra gonfie di silicone e gli occhi tirati con le mollette dei panni. Ha aperto ufficialmente giovedi 14 ma tutti quelli che contano e un sacco di imbucati si aggirano da alcuni giorni prima tra capolavori e patacche.

Patrizio Bertelli senza l'amata Miuccia corre trafelato tra gli stand. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ci tiene a far sapere ad una amica che lei é qui da una settimana e parte oggi. Traduzione: neppure l'anteprima é abbastanza chic per me. Gli spagnoli che lo scorso anno compravano cash opere di pregio e case nel centro di Londra (spesso senza neppure vederle), in cerca di investimenti sicuri, sono ancora qui numerosi.

I greci, anche loro numerosi lo scorso anno, sembrano spariti: quello che potevano comprare l'hanno comprato. Quelli che aumentano a vista d'occhio sono gli italiani. Ci sono certo quelli che viaggiano in seconda classe, dormono in camere a tre letti e fanno sapere a tutti gli incolpevoli presenti di aver venduto improbabili capolavori per milioni di euro, ma ci sono anche i ricchi veri, che magari non parlano bene la lingua di Dante ma sentono puzza di bruciato nell'amata Penisola e si accaparrano opere da sogno, tra una telefonata in dialetto alla loro fabbrichetta e un francese che sembra quello di Toto' e Peppino ("nu vulevam savuair").

Ignoranti come capre ma mica stupidi. Si compra, non si spostano le opere dai forzieri delle banche svizzere, si cambia solo il nome del proprietario, estero su estero: mica come quel Tanzi che si é fatto sequestrare opere da sogno in via delle Chiaviche a Parma. E le mogli, gonfie di silicone che cola da tutti i pori, di soldi e di corna hanno l'ultima parola. Magari l'Italia non fa la fine del Titanic, ma una scappata a Basilea ci sta. Vedi mai...

 

Art Basel Tomio Koyama Art Basel Art Basel basel jpeg