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Alessandra Longo per Repubblica
«Un atto di grave inimicizia ». Norma Rangeri, direttore del Manifesto in crisi, censura, senza complessi anagrafici, l'atteggiamento del fondatore Valentino Parlato che ha deciso di chiamarsi fuori dal giornale. Rangeri-San Sebastiano restituisce le frecce che le arrivano addosso quotidianamente: «Sento un clima da cupio dissolvi, da muoia sansone con tutti i filistei, un istinto di morte che è nefasto e nel quale non mi riconosco».
Le viene in mente Lucio Magri, il cui suicidio «è stato anche il segno di una sconfitta politica che lui ha assunto su di sé». Evoca con una certa durezza Rossanda: «ha preferito scrivere di Lucio sul Corriere anziché sul Manifesto. Una cosa che mi ha molto colpito». E ammette le ultime dimissioni, quelle del suo vicedirettore, Angelo Mastrandrea.
Valentino Parlato se ne va rimproverandoti di aver rinunciato al giornale-partito, di aver fatto perdere fisionomia alla sua creatura.
«Capisco che Valentino sia nostalgico dei bei vecchi tempi. gli ricordo però le rotture durissime di allora. Luigi Pintor si dimise proprio contro l'idea del giornale partito. E io, che considero Pintor mio maestro, sono sulle stesse posizioni. Se identità significa ortodossia rispetto al gruppo dirigente di 40 anni fa e rispetto a quel comunismo che un lettore ventenne nemmeno conosce, io dico no, ho un'altra idea ed esigo un confronto adulto tra posizioni diverse. Non può esserci il manifesto di 40 anni fa che si staccava dal Pci. Non esiste più il Pci e nemmeno il gruppo dirigente che derivava da quella storia. Il mondo è cambiato. Tenendo fermi l'orizzonte di riferimento e la linea antisistema, il Manifesto deve avere la massima apertura politica e culturale. E' quello che ho cercato di fare con la mia direzione. La linea editoriale c'è ed è diversa da quella che vorrebbe Valentino».
E' vero che anche il vicedirettore Angelo Mastrandea si è dimesso?
«Sì, ha anticipato noi tutti... siamo alla chiusura del ciclo di liquidazione coatta».
Come si fa senza Valentino, senza Rossana, senza tutti quei giornalisti che hanno ritirato le firme o addirittura se ne sono andati?
«Nessuno di loro ha proposto una ricetta favolosa e salvifica. chiedo a chi sta fuori: come intendono combattere per rilanciare il giornale se non sono al giornale? Valentino era una presenza preziosa. Tuttavia se, come dice lui, c'è questa grande differenza di vedute, ognuno si assuma le sue responsabilità . A 15 giorni dalla fine della liquidazione coatta andarsene è un atto di grave inimicizia».
Valentino è stato il vostro ambasciatore.
«Valentino, poveretto, si è dato molto da fare ma non è mai riuscito, frequentando un banchiere e l'altro, a togliere l'impresa dalla massima precarietà , cosa che scontiamo adesso. Siamo andati avanti con una gestione allegra, facendo debiti. Forse si sarebbe potuto evitare, con comportamenti diversi, il fallimento».
Adesso ci sarà una nuova cooperativa e il manifesto avrà un padrone.
«Tra l'essere finanziati da Geronzi, com'è accaduto in passato, o avere qualcuno che compra limpidamente la testata e la affida al collettivo garantendogli piena autonomia non vedo il problema ».
Porte aperte per chi vuol tornare?
«Le porte sono state sbattute da altri, da chi, con un certo menefreghismo, ha lasciato il giornale in un momento difficile».
ROSSANA ROSSANDA LUIGI PINTOR LUCIO MAGRI NORMA RANGERI - copyright PizziVALENTINO PARLATO E LUCIO MAGRIstre04 rutelli rossanda rodota luciana castellinastre39 rossana rossandaINGRAO MAGRI BERTINOTTI PARLATO ROSSANDA TORTORELLA GUGLIELMO PEPE MOGLIE NORMA RANGERI E FIGLIO FEDERICO lib09 valentino parlato mo
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