DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Roberto Pavanello per la Stampa
Hanno la forza tranquilla di chi sa che sta facendo «la cosa giusta», per dirla alla Spike Lee. «È quello che volevamo» ripetono più volte i Måneskin durante l’intervista. È come se dicessero: perché dovremmo stupirci? «Volevamo essere dei musicisti professionisti, oggi abbiamo l’opportunità di esserlo». Facile facile.
Damiano David ha compiuto 19 anni l’8 gennaio, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio ne hanno appena 17. La loro vita da liceali romani innamorati della musica è cambiata quando sono saliti sul palco per la prima audizione di X Factor 11. E pazienza se non hanno vinto, il successo li ha raggiunti lo stesso, impetuoso. Quanto effimero, non è dato saperlo. A guardarli e a sentirli parlare (e suonare/cantare), vien voglia di dar loro tutto il credito possibile: i Måneskin («chiaro di luna» in danese) sono arrivati per restare.
Se tornano a quel 14 dicembre, finale di XF al Forum, sorridono: «Noi eravamo contenti per Licitra. Aveva vinto un amico» dice Damiano, che dei quattro è quello che risponde per primo alle domande, forse conta l’età, forse il ruolo di frontman. «Ci spiace non avere vinto? Ma va, per noi non è cambiato proprio nulla», dice Victoria. E come puoi dar loro torto? Le ventuno date del tour sono andate tutte esaurite. Hanno fatto sold out in quattro ore e hanno dovuto aggiungerne altre: biglietti polverizzati in un amen di nuovo. L’inedito di XFChosen è stato certificato disco di platino, l’ep che contiene un altro inedito e le cover fatte durante la gara, è disco d’oro. Ad ogni firmacopie si presentano centinaia di ragazze e ragazzi.
Oggi si può, a ragione, parlare di fenomeno Måneskin, ma Damiano & Co. vorrebbero soprattutto che si parlasse della loro musica: «Stiamo scrivendo le canzoni per il disco». Non ci sono date di uscita, né di ingresso in studio: «Non vogliamo fare uscire un disco. Vogliamo fare un disco che spacchi». La Sony crede molto in loro. Canteranno in italiano, assicurano, «a X Factor serviva l’inglese per arrivare a bomba. Ora vogliamo scrivere testi più riflessivi, perché non è che siamo solo schitarrate e palo della lap dance, siamo anche teste pensanti. Non vediamo l’ora di far sentire le nostre cose. Anche nel live». Che partirà il 17 febbraio da Perugia, una settimana dopo la fine del Festival di Sanremo. Due mondi lontanissimi? «Quest’anno non ci hanno cercati, ma un giorno ci piacerebbe andare, quello è un palco importante».
Prima occorre continuare a crescere. Sanno che c’è tanto da fare, e non si spaventano: «Già dall’inizio di XF siamo cresciuti tantissimo». E fondamentale è stato il lavoro fatto con Rodrigo D’Erasmo e Manuel Agnelli, che non ha dispensato consigli da vecchio saggio, rock ma saggio: «Il più importante, e che continua a ripeterci, è di non cambiare, di restare come siamo». Facile a dirsi, molto meno a farsi. Intanto anche la scuola «è passata in secondo piano per forza di cose. Per molti può essere una cosa folle, ma noi adesso stiamo lavorando: fare il musicista non è un gioco».
C’è, invece, una cosa che non vogliono sentirsi dire: «”Non montatevi la testa, state con i piedi per terra...”, in tanti ci dicono “devi essere umile, tieni la testa bassa” - ragione Damiano -. Ma noi non siamo di quella scuola: quando entri in un posto la testa devi tenerla alta, far vedere chi sei. Se sai fare qualcosa, hai un talento o qualche tipo di dono, devi metterlo a disposizione degli altri. In fin dei conti noi facciamo quello che ci fa emozionare e lo mettiamo a disposizione degli altri affinché si emozionino con noi». Ed eccola la filosofia dei Måneskin: Diamo tutto noi stessi, perché dobbiamo abbassare la testa?». «E comunque siamo sempre in netto miglioramento», gli fa eco Ethan, il batterista, che a dispetto dello strumento suonato, sembra il più riflessivo della band.
Il viaggio è appena iniziato. Nessuno era uscito dal talent di Sky provocando un simile fragore. Ora starà a loro mantenere salda la rotta. E non restare solo un fugace chiaro di luna.
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