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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
"BASTA CON LE BATTUTE SESSISTE, ANCHE QUELLE CONTRO CHI DETESTIAMO" - MARA CARFAGNA METTE ALLA BERLINA ALAN FRIEDMAN E TUTTI QUEI MAESTRINI DI MORALE CHE CI SBOMBALLANO SULLA PARITA' DI GENERE E POI USANO IL “TRATTAMENTO SCIACQUETTA” CON GLI AVVERSARI - "DOBBIAMO RESPINGERE LA TENTAZIONE DI TRASFORMARE LO SPAZIO PUBBLICO IN UNO SPOGLIATOIO DI CALCETTO CON LE SUE DISCUTIBILI BATTUTE DA CASERMA. IL CASO FRIEDMAN HA, GIUSTAMENTE E UNA VOLTA TANTO, SOLLEVATO IDENTICHE PROTESTE A DESTRA E A SINISTRA"
Mara Carfagna* per https://www.huffingtonpost.it
*Deputata di Forza Italia, vicepresidente della Camera
La superficialità e il pregiudizio con cui una parte dell’opinionismo italiano tratta le donne che non gli piacciono ha raggiunto il suo culmine ieri, su RaiUno. Il culmine è la definizione di “escort” usata da Alan Friedman per Melania Trump durante una trasmissione molto seguita. Spero davvero che sia la goccia che farà traboccare il vaso.
Spero davvero che, dopo questa brutta pagina diventi un tabù almeno sui giornali seri, sulle reti serie, ovunque si desideri risultare credibili, dare implicitamente o esplicitamente della prostituta a ogni donna associata a un pensiero o a scelte lontane o nemiche delle nostre.
L’Italia, gli uomini italiani (almeno quelli che ricoprono posizioni di potere in politica o nei media), devono uscire dal vocabolario dell’adolescenza quando parlano di donne. Perché non riescano a farlo è per me un mistero. Lo fanno a ogni latitudine politica, con la stessa superficialità apparentemente inconsapevole, si tratti di Melania Trump o Teresa Bellanova, di Giorgia Meloni o di Renata Polverini, di Maria Elena Boschi o di Greta Thunberg, quasi che parlare il linguaggio del garbo e del rispetto fosse uno sciocco omaggio ai tempi del “politically correct” o al contrario un tributo al vecchio conformismo borghese.
Non è nessuna delle due cose. Garbo e rispetto sono, innanzitutto, un obbligo dell’educazione, quella che ci hanno insegnato le nostre madri e le nostre nonne: la cosa più tradizionale e “identitaria” che io possa immaginare, la più “popolare” che mi venga in mente. Ma, oggi, il rifiuto interiore del sessismo – quello che dovrebbe impedire di far commenti sulle donne come i vecchi pappagalli a bordo strada – dovrebbe essere anche precondizione di ogni impegno politico e giornalistico.
Ogni grande potere con cui ci confrontiamo – dall’Europa di Angela Merkel e Ursula von der Leyen agli Usa della vicepresidente Kamala Harris – è largamente governato da donne. E oso solo immaginare come giudicherebbero (se ne fossero al corrente) la propensione italiana al “trattamento sciacquetta”.
Dobbiamo crescere, dobbiamo diventare adulti, dobbiamo respingere la tentazione di trasformare lo spazio pubblico in uno spogliatoio di calcetto con le sue discutibili (ma, almeno in quel caso, invisibili) battute da caserma. Il caso Friedman ha, giustamente e una volta tanto, sollevato identiche proteste a destra e a sinistra: cogliamo l’occasione per dire “mai più”, in nessun caso, e per respingere con la stessa energia la battuta sessista contro chi apprezziamo ma anche quella contro chi detestiamo.
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