MARZULLISMO SENZA LIMITISMO - GIGI METAFISICO E META’ NO: GIRA, TAGLIA, CUCE E POI “SCOMPARE” PUR DI AGGIRARE L’EDITTO DI GUBITOSI

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Aldo Grasso per "Corriere della Sera"

Più che il dibattito sul Leone d'oro a Sacro Gra , più che i dubbi su un'edizione sottotono e con poche star, una domanda agitava prepotentemente quest'anno il Lido di Venezia. Che fine ha fatto Gigi Marzullo? Una risposta l'ha data «Cinematografo speciale Venezia», lo speciale dedicato al bilancio finale sulla Mostra e i suoi premi (Rai1, sabato, ore 23.35).

La vicenda è nota: secondo le nuove norme varate dal direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, ai vicedirettori di rete non è più consentito di apparire in onda come conduttori di programmi.

Questione di opportunità, uno dei primi passi verso una policy aziendale più rigorosa. Ma si sa che fatta la legge... Per non perdere il controllo di «Cinematografo», l'immortale rubrica notturna di dibattito sul cinema nonché una delle più alte espressioni della marzullità (categoria dello spirito che si autodefinisce per pura evidenza), il nostro s'inventa l'escamotage della conduzione in assenza.

Non può comparire in video? E allora via, continua a firmare il programma come autore ma ne rivoluziona la struttura per plasmarlo come un magazine di servizi in cui il montaggio taglia in post produzione le domande che il conduttore rivolge agli intervistati di turno.

C'è la solita compagnia di giro, c'è l'intervista doppia ai critici cinematografici, ci sono i banalissimi commenti a caldo degli spettatori colti «di sorpresa» fuori dalla sala cinematografica: manca solo lui. Come farà ora Crozza a imitarlo? C'è da dire che l'effetto è surreale: gli ospiti parlano da soli, in preda a un monologo ispirato.

C'è del metafisico in tutto ciò: non potendo formulare le sue famose domande, sospese tra il banale e il promozionale, non potendo apparire, Gigi consegna per osmosi al volto dei suoi ospiti l'inconsistenza che è in noi, la marzullità.

 

Gigi Marzullo e Giuseppe Sciarrone marzullo GIGGI MARZULLO Intervento di Luigi Gubitosi