MASO-VACANZE - MA CON UN PAESE IN FIAMME, CHE CE VANNO A FA’ I TURISTI IN EGITTO? NON C’È ALTRO MARE AL DI FUORI DI SHARM?

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Lorenzo Cremonesi per il "Corriere della Sera"

Cresce la tensione in Egitto tra governo transitorio sostenuto dai militari e fronte islamico. Già nelle prossime ore le unità speciali della polizia potrebbero tornare ad usare il pugno di ferro per cercare di porre fine una volta per tutte alle manifestazioni e i sit-in organizzati dai Fratelli Musulmani nel cuore del Cairo. Da quasi un mese questi protestano contro la defenestrazione del loro governo e l'arresto, il 3 luglio, del presidente Mohamed Morsi. Il gabinetto transitorio ha dato ieri luce verde all'azione.

E sembrano non avere effetto gli appelli dell'Unione Europea e degli Stati Uniti perché si limiti l'uso della forza e si garantisca il «diritto a manifestare». I giornalisti locali prevedono possibili «bagni di sangue» anche più gravi di quelli che dai primi di luglio hanno già causato quasi 300 morti e oltre 1.000 feriti, per la stragrande maggioranza militanti islamici. Pare che la giunta militare guidata dal generale Abdel Fattah Al Sisi, vero motore primo della repressione, intenda attaccare prima che inizino gli assembramenti per le preghiere del venerdì musulmano.

E' in questa atmosfera di incertezza che Emma Bonino invita le migliaia di italiani di vacanza in Egitto, per la grande maggioranza sulle coste del Sinai e del Mar Rosso, a restare negli alberghi. In questo periodo in genere sono circa 20.000, concentrati specialmente a Sharm el Sheikh, Marsa Alam e Dahab.

«A tutti gli italiani che si mettono in viaggio», la titolare della Farnesina chiede di «registrasi anche sul sito viaggiaresicuri.it ». L'appello vale in particolare per l'intera zona del Sinai, dove negli ultimi mesi le attività dei gruppi estremisti islamici si sono fatte più aggressive, e dove comunque il governo egiziano ha intensificato i posti di blocco.

È tra l'altro stato vietato agli autobus turistici di circolare nelle ore notturne sulle strade di collegamento tra le varie località nelle zone meridionali. In quelle settentrionali, lungo il confine con Israele e la Striscia di Gaza, già da molto tempo è allarme rosso.

«Non dobbiamo creare nessun panico, è solamente un elemento di prudenza», aggiunge la Bonino, ricordando che comunque le agenzie di viaggio stanno già riducendo le escursioni fuori dai resort. Cancellata dunque la tradizionale gita al monastero di Santa Caterina, per poi vedere l'alba dalla cima del monte Sinai. E limitate anche le escursioni molto più corte ai canyon nel deserto e le notti stellate con i beduini.

Ma è nella capitale che la tensione politica è allo zenit. Qui la presenza dei turisti è prossima allo zero. Disertati i saloni ombrosi del Museo Egizio, abbandonate le Piramidi, dove sono in bancarotta la maggioranza delle agenzie che propongono gite a cavallo o in cammello e praticamente tutti i bar e ristorantini, i pochi stranieri rimasti sono chiusi nei grandi alberghi del centro.

A scontrarsi in piazza sono invece le due anime del nuovo Egitto lacerato tra islamici e sostenitori del colpo di mano militare. Il traffico, già caotico in tempi normali, diventa ancora più imprevedibile quando incontra i manifestanti. Le due zone-roccaforte dei Fratelli Musulmani, la moschea di Rabaa al Adawyah nel quartiere di Nasr City e piazza Nahda, presso il maggior campus universitario, sono delimitate dai cordoni delle truppe speciali in assetto di guerra.

Centinaia di mezzi corazzati sono parcheggiati nelle vie adiacenti. Ieri il ministro dell'Informazione, Dorreya Sharaf el-Din, ha fatto sapere dalla tv pubblica che le forze di sicurezza hanno avuto l'ordine di «porre fine con fermezza» ai sit-in e alle manifestazioni organizzate dai Fratelli Musulmani, accusati di «fomentare disordine e terrorismo». Da parte sua il fronte islamico incita i militanti a «resistere con ogni mezzo».

 

 

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