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“VEDO TANTI ATTORI, GIÀ AFFERMATI NEL CINEMA O IN TV, CHE TENTANO LA STRADA DEL TEATRO, MA SONO DEI CAGNETTI E UN PO’ IGNORANTI” – MASSIMO DAPPORTO, FIGLIO DEL GRANDE ATTORE CARLO, SI RACCONTA: “SE MIO PADRE MI HA DATO UNA SPINTA NELLA CARRIERA D’ATTORE? SI’, MA FUORI DALLA STANZA! LUI HA FATTO LA FAME ANCHE PER ME, IO NON L’HO FATTA GRAZIE A LUI” – “EDUARDO DE FILIPPO? UNA VOLTA MI SCAMBIARONO PER SUO FIGLIO E MI FECERO ENTRARE NEL SUO CAMERINO, LUI SI IRRITÒ” – “IL RUOLO PIÙ IMBARAZZANTE? QUANDO HO MESSO IN SCENA, DAVANTI A UNA PLATEA DI MONACHE, IL VOLGARE ATTACCABRIGHE “TRUCULENTUS” DI PLAUTO, CHE È CIRCONDATO DA CORTIGIANE…” - VIDEO
Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”
Massimo Dapporto, figlio d’arte: è stato suo padre Carlo a spingerla nella professione d’attore o è stata una scelta indipendente?
«Veramente, quando espressi a mio padre il desiderio di seguire le sue orme, fu lui a spingermi, sì, ma fuori dalla sua stanza! Mi disse: non ci pensare lontanamente, non sai a cosa vai incontro, è un mestiere precario, si fa la fame! E in effetti lui ha fatto la fame anche per me, io non l’ho fatta grazie a lui. Comunque, non avrei mai voluto essere un “raccomandato”, l’avrei considerata una sconfitta».
[…] La sua vera meta era l’Accademia d’arte drammatica.
«Esatto. Senza raccomandazioni, superai il provino, con tanto di complimenti da parte della commissione».
Suo padre fu contento?
«No, ci rimase male. Però, quando ho iniziato a fare qualche tournée, mi fece l’elenco di alberghi e ristoranti dove potevo andare a nome suo, dicendomi: senz’altro ti faranno degli sconti. Gli risposi che non volevo, nemmeno in questo caso, essere raccomandato e, date le mie scarse risorse economiche, mi accontentavo delle pensioncine e delle trattorie a basso costo».
No alle raccomandazioni, ma neanche consigli, suggerimenti da un grande attore come Carlo Dapporto?
«Ho accettato solo i suoi insegnamenti etici, ovvero: se avrai fortuna, ricordati di chi non l’ha avuta, non ti montare la testa. Il suo principale insegnamento era la moralità e lo osservavo sin da bambino: gli somiglio molto fisicamente e, quando recito, pur non facendone l’imitazione, mi rendo conto di muovermi come lui. In un certo senso, sono e continuo a essere Carlo Dapporto!».
[…] «Dico la verità: per quanto riguarda il teatro, mi capita di vederne tanti, magari già affermati nel cinema o in tv, che tentano la strada del palcoscenico, ma sono dei cagnetti. Lo spettacolo dal vivo richiede una preparazione diversa e gli spettatori, che magari li hanno ammirati in qualche film o fiction, quando se li ritrovano in scena, non li riconoscono, restano interdetti. Molti sono delle meteore, un po’ ignoranti. Una volta, ho citato a un giovane attore il mitico Tino Carraro. Non sapeva chi fosse, si è messo subito a googolare, chiedendomi: Carraro con quante erre si scrive?».
[…]Quale altro consiglio darebbe a un giovane che vuole fare l’attore?
«Se dovesse fare cinema, gli darei lo stesso consiglio che Eduardo De Filippo diede a suo figlio Luca: comprati una sedia, perché i tempi di attesa, tra girare una scena e l’altra, sono lunghi».
Ha mai conosciuto il grande attore-drammaturgo napoletano?
«Da bambino abitavo nello stesso palazzo, a Roma, della sorella Titina: spesso andavo a trovarla, era affettuosa, mi raccontava tante storielle spiritose ma, quando sapeva che stava per arrivare il fratello, mi intimava “vattènne”, perché Eduardo non amava avere tra i piedi i ragazzini. Molti anni dopo, recitavo nell’“Avaro” di Molière, di cui era protagonista Mario Scaccia.
Una sera c’era proprio Eduardo seduto in sala: al termine della messinscena, andò in camerino a salutare Scaccia, il quale ci coinvolse tutti per salutare il maestro. A me disse: sei stato bravo. E io, con timore reverenziale risposi: troppo buono maestro. E lui: tu sei bravo e lo sai! In un’altra occasione è accaduto un episodio divertente».
Che accadde?
«Ero andato al Quirino, per assistere al “Berretto a sonagli”, di cui era protagonista. Al termine, non pensavo di andarlo a disturbare in camerino, ma fu il direttore del teatro a insistere nel volermi portare da lui. Accettai di buon grado, senza sapere che, in realtà, mi aveva scambiato per il figlio di Eduardo e perciò aveva insistito!».
Assurdo!
«Quando entrammo in camerino, Eduardo si stava struccando. Il direttore esclamò contento: ti ho portato Luca! Lui si voltò irritato verso di me, esclamando: tu non sei mio figlio e lo sai!».
[…] Il personaggio più imbarazzante?
«Preciso che ho frequentato le elementari in una scuola diretta dalle suore. Quando, parecchi anni dopo, ho messo in scena in un convento, davanti a una platea di monache, il volgare attaccabrighe “Truculentus” di Plauto, che è circondato da cortigiane, ho avuto seri problemi. Una commedia spassosa, ma talmente triviale che è stato necessario purgare il linguaggio, per adattarlo alle spettatrici. Ho “purgato” Plauto».
[…] Recentemente ha raggiunto la bella cifra degli 80 anni...
«Una bella cifra ma — scandisce le lettere — “ho-tanta-voglia-di-averne di meno”...».
[…] Se non avesse fatto l’attore, cosa avrebbe fatto?
«Rubo la battuta a Scaccia che, quando gli fecero la stessa domanda, rispose: avrei fatto l’attrice!».
massimo dapporto e francesco benigno in ultimo respiro
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massimo e carlo dapporto
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massimo dapporto
carosello con moll e dapporto
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