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“SE È UNA GUERRA, CENSURATE I DATI SUI MORTI PER COVID CHE TERRORIZZANO LA POPOLAZIONE” - MASSIMO FINI: “DOVREBBERO VALERE LE LEGGI DI GUERRA IN QUESTO MOMENTO, TRA CUI IL DIRITTO ALLA CENSURA CHE DOVREBBE COLPIRE GLI SPECIALISTI CHE SOSTENGONO UNA LINEA DIVERSA DA QUELLA DEL GOVERNO. MA ANCHE QUESTA È UN'OPINIONE CHE POTREBBE CADERE SOTTO LA MANNAIA DELLA CENSURA...” - TRAVAGLIO LO RASSICURA: “NESSUNA CENSURA. NON CONDIVIDO (ALMENO IN PARTE), MA PUBBLICO”
Estratto dell’articolo di Massimo Fini per il “Fatto quotidiano”
Siamo in guerra, si dice, contro il Covid-19. È proprio questo "stato di guerra" che ha reso possibile al governo, peraltro condizionato fortemente nelle sue scelte non solo nel campo medico ma anche, indirettamente, economico, quindi in un' area molto vasta, da un gruppo di tecnici (ma non si era sempre detto che un governo di tecnici o informato dai tecnici era il contrario della Democrazia? Mah) di calpestare una serie di diritti costituzionalmente garantiti a cominciare da quello della libera circolazione dei cittadini. Uno scempio che dovrebbe far ululare o perlomeno guaire gli idolatri della Costituzione.
Ma siamo in guerra, è vero, e quindi sono legittime misure emergenziali e anticostituzionali. […] Siamo in guerra, dunque. Ma allora dovrebbero valere anche le leggi di guerra e i diritti di guerra. Uno dei più importanti è il diritto alla censura. E il primo ad autocensurarsi dovrebbe essere proprio il governo politico-tecnico. Non si capisce che senso abbia dare ogni giorno l'elenco dei morti per Covid se non quello di terrorizzare una popolazione già terrorizzata. […] La censura dovrebbe colpire epidemiologi, infettivologi, virologi e altri specialisti, chiamiamoli così, che sostengono una linea diversa da quella del governo o la mettono in dubbio, mandando così in ulteriore confusione i cittadini. In tempo di guerra questo si chiama "disfattismo" e i disfattisti finiscono in gattabuia. […] Ma naturalmente anche questa è un'opinione che potrebbe cadere sotto la mannaia della censura.
Risposta di Marco Travaglio
Caro Massimo, nessuna censura. Non condivido (almeno in parte), ma pubblico.
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