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i’ll never write my memories grace jones 500
Tiziana Lo porto per Il Venerdì di Repubblica
L’autobiografia l’ha chiamata come una sua canzone, I’ll Never Write My Memories (Gallery Books, pp. 400, $ 26.99), non scriverò mai le mie memorie. Ma perché lo abbia fatto, Grace Jones lo spiega nella prefazione: «Certe volte non c’è niente di male a rompere le promesse. Non puoi passare tutta la vita senza farlo. E ogni tanto devi anche rompere qualche regola... di regole devi romperne molte». Il libro lo ha scritto insieme al critico rock londinese Paul Morley, uscirà in America il prossimo 29 settembre, e con quelli di Patti Smith ed Elvis Costello è uno dei memoir musicali più attesi della stagione.
A volere mappare i luoghi della vita di Grace Jones, la sua storia inizia a Spanish Town, in Giamaica, dove Grace Beverly Jones nasce e trascorre tutta l’infanzia. Lì abita con i nonni e i fratelli. A casa la chiamano Firefly, lucciola, perché con la sua pelle nera scompare nella notte e con gli occhi e i denti la illumina. Adolescente raggiunge i genitori in America, prima a Syracuse, poi Philadelphia e, infine, New York di cui Jones racconta le molte case abitate, le fruttuose frequentazioni di artisti e musicisti e, soprattutto, le notti passate in certe discoteche di Manhattan.
Alla fine degli anni Settanta le più gettonate sono lo Studio 54, frequentato da Jones insieme a Andy Warhol e a varie celebrità della Factory, e il Paradise Garage a Soho, dove racconta di essere stata protagonista, incinta del figlio Paulo, di un baby shower organizzato da Warhol e Debbie Harry (non a caso Paulo verrà ribattezzato dalla stampa «il primo neonato della disco»).
Tutti i sabati sera anche Keith Haring è al Garage, a studiare la gente che balla per poi reinterpretarla nei suoi omini dipinti. Haring e Jones vengono presentati da Warhol e diventano subito amici. Si piacciono, si rispettano, si ispirano reciprocamente, al punto che Haring prende l’abitudine di dipingerla interamente facendone parte vivente della sua opera.
Della sua rapida carriera di attrice (in particolare al fianco di Roger Moore in A View to a Kill) Grace Jones racconta la fatica e l’impegno nel trovare un modo per non permettere agli altri di sfruttare la sua celebrità e rimanere la stessa ragazza appena arrivata dalla Giamaica. E proprio sulla Giamaica ci sono le pagine più divertenti del libro.
grace jones zegrace jones x mgrace jones 032
Come quando scrive di un tentativo di rapina (sventato da sua madre) da parte di un cocainomane: «I giamaicani non dovrebbero farsi di cocaina ma restare fedeli alla marijuana. Se certe cose crescono in certi posti una ragione c’è. Dio lascia che qui la marijuana cresca liberamente e ha sparso quelli della coca altrove».
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