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Giovanna Grassi per il “Corriere della Sera”
Andy Serkis, l'attore famoso perché recita senza mostrare il suo volto, è uno dei cattivi di Star Wars: Gli ultimi Jedi. Attraverso gli effetti speciali hollywoodiani e il sistema «motion capture» è stato King Kong, ha fatto parlare Gollum nella saga del Signore degli anelli , ha prestato la sua mimica allo scimpanzé Cesare in L'alba del pianeta delle scimmie.
«Vi posso svelare che stavolta sono l'infido e pericoloso leader supremo Snoke, a capo del Primo Ordine e maestro di Kylo Ren, un altro personaggio decisamente dark».
L'attore britannico ha avuto un anno di intenso lavoro. Soprattutto perché ha debuttato come regista. Dopo l' anteprima mondiale al Festival di Toronto, è orgoglioso di Breathe (Ogni tuo respiro) , un film che ha sorpreso tutti.
«Lo so - sorride -, perché è un film sul sentimento più puro d' amore, che unisce la moglie Diana, Claire Foy, al marito Robin, Andrew Garfield, colpito dalla poliomelite e costretto su una sedia a rotelle. Mi interessava da sempre raccontare il coraggio della sopravvivenza. Non aspetto nomination per me: le vorrei tutte per Andrew».
Come sono andate le riprese del nuovo «Star Wars»?
«Essere al fianco di Mark Hamill, della compianta Carrie Fisher, di Lupita Nyong' O, Benicio Del Toro, Laura Dern e John Boyega è stato un viaggio entusiasmante».
Da spettatore, che rapporto ha avuto nel corso del tempo con la saga più popolare e amata del cinema?
«Anch'io sono un fan indiscusso: da anni ho un libro ormai logoro, Guida Completa all'Universo di Star Wars, che rileggo di frequente. Mi interessa l'analisi delle radici della globalità della saga».
Quali sono le sue considerazioni?
«Star Wars ha riportato a tutti il senso del meraviglioso unendolo al fascino della tecnologia digitale. Non è banale dire che la serie cinematografica fa ritornare tutti ragazzi.
Guerre Stellari è un caso particolare, in fondo è come la saga di 007 ambientata nello spazio».
Perché?
«Chi, anche nel mondo così pieno di interrogativi e fratture, non fantastica sulle parole "tanto tempo fa in una galassia lontana, molto lontana...?" Il potere dell' immaginazione è tutto in Star Wars. Poi considero importante e anche formativo uno dei suoi temi: il senso del tempo spostato nel mistero dello spazio».
Lei, però, per il suo passaggio dietro la cinepresa, ha scelto il realismo, la sofferenza della malattia e un grande amore senza alcun egoismo...
«Sono passato attraverso Le avventure di Tintin di Spielberg a The Avengers. Ormai ho recitato diretto da Christopher Nolan, dal visionario Peter Jackson e da John Landis. Mi ha dato molte soddisfazioni interpretare per la televisione Einstein dove gli effetti speciali sono quelli di una straordinaria intelligenza. Sento di avere ancora molte cose da dare al cinema e voglio sviluppare al massimo tutti i miei studi di disegno nella virtual art».
Perché allora è stata per lei così forte la necessità di narrare la vera storia di un giovane pieno di energia, che si ritrova disabile?
«Perché Ogni tuo respiro è una storia d'amore. Anche la saga di Star Wars lo è, per questo ha avuto un successo che ha coinvolto tutte le generazioni. Ha espresso anche l'importanza delle emozioni, livellato le disuguaglianze e regalato mondi misteriosi. Paradisi e Inferni che vorremmo conoscere in pace, sentendoci parte di un immenso immaginario collettivo».
C'è qualcosa di cui ha paura nella sua realtà?
«In Gli ultimi Jedi, Snoke non è un ologramma: è fatto di carne ed emozioni, abusa del suo ruolo nei confronti dei suoi luogotenenti, Kylo Ren e Hux. Promette potere come tutti coloro che hanno il potere, ma nasconde paure. È un despota che sa di avere il peggior nemico in se stesso attraverso un viaggio epico».
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