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LA COPERTINA DEL NUOVO LIBRO DI PINO CORRIAS
Malcom Pagani per Il Fattoquotidiano
Prima di qualche lieve incomprensione con lo sperimentalismo, Oscar Martello da Serravalle Scrivia sognava di fare l’attore. Tra una nebbia milanese e un’immedesimazione più vera del reale si esibiva sul palco della Palazzina Liberty agli ordini di Julian Beck. Poi il maestro gli tirò un paio di pestoni di troppo, Martello reagì con un ceffone e tra gli applausi delle vittime rimaste al palo uscì di scena come il re che sarebbe diventato: “Io sono un uomo libero e tu una testa di cazzo”.
Ex proletario ed ex sedicente anarchico, Martello fece rotta a sud, lavorò come autista, trafficò con cocaina, sciantose e politici inclini al vizio e dimenticato “il nero risentimento per la povertà e per la famiglia d’origine”, iniziò a fottere per esistere, a disprezzare per darsi un prezzo, a tradire per sopravvivere iniziando con il cinematografaro zozzone che lo aveva introdotto come gregario di fiducia al bel mondo per poi ingannare tutti gli altri in un prisma di ricatti, favori e sottomissioni che in breve tempo ne fecero uno dei produttori “d’alta risonanza cinematografica e di basse narrazioni televisive” più ricchi di Dolceroma.
L’eterna terrazza sopra la città in cui ci si illude di dominare la vita dall’alto e invece, tra registi affamati e sceneggiatori senza idee, si raccolgono le briciole lasciate in eredità dal domatore strisciando per terra alla corte del sultano che tra un’evasione fiscale oltrefrontiera e una megalomania di passaggio sogna di rilevare Cinecittà per poi bruciarla come tutto il resto al ritmo neroniano di chi senza fiamme e inferni non saprebbe placare la propria infelicità.
Dopo aver offerto ai posteri decine di serie televisive fitte “di preti, medichesse e papi” e alla disperazione di attori e attrici di levatura medio-bassa un versamento di denaro per tirare avanti, Martello ha fatto il salto ed è diventato protagonista del film di carta che Pino Corrias gli ha disegnato addosso. Il libro è edito da Chiarelettere, si intitola “Dormiremo da vecchi” ed è molte cose.
Un’esilarante avvelenata, un antidoto alla depressione, una riflessione sull’amicizia, un viaggio nella post-corruzione di una città- Roma- che ha perso ogni pudore di se stessa, un omaggio alla migliore commedia all’italiana, un coacervo di bassezze, di uomini che strisciano, di donne che ancheggiano, di comparse, questuanti, maneggioni.
Oscar Martello, produttore cinematografico, indistintamente, li odia tutti. Per lui il disprezzo universale coincide con il giudizio. Delle donne: “Quand’era giovane ogni volta che le infilavi il cazzo, usciva lo scontrino”, degli elemosinieri, degli sceneggiatori con velleità letterarie a cui devasta i copioni uccidendo il volo nella culla prima ancora che il mestiere: “Gli ho tolto i riccioli, le cacchette intellettuali, la noia”, della moglie e delle sue nevrosi da consesso mondano: “Mi calmo quando voglio io, stronza. E togliti quel palo dal culo. Rilassati. Sono malavitosi come noi due, né più né meno”, dei cani che albergano da sgraditi ospiti nelle stanze affrescate della sua reggia: “segretamente, appena poteva, li prendeva a calci”, degli esperti d’arte- invariabilmente parassiti- che hanno osato rivelargli la verità su certi improvvidi acquisti: “Il suo Piero Manzoni probabilmente è falso, appena trova un altro idiota glielo venda”.
ALAIN ELKANN PINO CORRIAS MICOL VELLE E DAGO
Tutti inadeguati, tutti inferiori al suo genio, al suo talento, al monumento che se solo ci fosse più giustizia, il cinema avrebbe già eretto di diritto: “al più bravo di tutti”. Oscar Martello ha un problema. Un film in uscita. Un brutto film, No, non mi arrendo!, girato in Sicilia con una vaga infarinatura di impegno civile, molte sparatorie, un pallido afrore antimafia per scuotere l’anima bella dei sinceri democratici, una vamp in primo piano e un regista capace solo di spazzolare la polvere bianca a guida dell’annunciato disastro.
pino corrias luoghi comuni cover
Martello vuole evitarlo. Per ragioni d’orgoglio: “Arriverà la merda dei critici sul film, poi su di me” e per motivazioni più prosaiche: “Se il film va male e io perdo sei milioni di euro, cristo santo, vi rovino la vita a tutti, uno per uno, e buttarvi nel Tevere non sarà la peggiore delle soluzioni”. Per scongiurare l’esito e dare un senso alle 400 copie pronte a invadere le sale, Martello si rivolge all’unico amico che abbia al mondo, Andrea Serrano, sceneggiatore.
GRANDE SQUADRA CORRIAS COTTAFAVI CHESSA E GRAMELLINI
Lo va a trovare nella sua tana sventolando lo stesso paternalismo dei colonizzatori inglesi di fronte al buon selvaggio: “Adoro la tua casa, è tutto a portata di mano” ed espone il proprio piano per rendere trionfale il finale della storia. Ha in mente un’idea per scongiurare la tragedia. Una deviazione promozionale. Una sottotrama che faccia fuggire Serrano con l’attrice Jacaranda Rizzi e alimenti mistero, paginate e curiosità su un prodotto che senza essere drogato alla base non ha alcuna speranza di incassare: “Hai capito testolina di cazzo?”.
pino corrias strage erba cover
LE MEJO PENNE NON DEGLI ALPINI CECCARELLI CORRIAS GRAMELLINI
Da qui in poi, tra un ribaltamento di prospettiva, una fuga, un lutto e una sirena delle Polizia, la pietà muore definitivamente e con lei affondano-altro tema fondante del libro-le illusioni sentimentali. Orpelli inutili, fuochi fatui, miraggi perché come dice Martello- un mascalzone vitalista, un ganassa, un Gassman dei nostri giorni a cui Corrias riconosce un’animalesca simpatia: “Nessuno ama nessuno”.
PINO CORRIAS ISABELLA FERRARI MICHELE SANTORO
Non si amano i figli, non si amano le mogli di ascendenza argentina: “Helga gli faceva pompini da urlo. Si infilava tutte le dita in mezzo alle gambe e mugolava quando lui le godeva in faccia. Era amore. Poi si sono sposati: ‘E adesso la stronza ha sempre l’emicrania’”, non si ama la notte: “Quando tutte le ombre si allungano” e non si ama il giorno.
PINO CORRIAS FOTO ANDREA ARRIGA
Fornendo le linee essenziali e lasciando agli altri l’incombenza di riempire gli spazi bianchi con i colori, Corrias ha dipinto un quadro impressionista pieno di finzione e realtà rielaborata. Un quadro senza consolazione. Senza luce. Senza moralismi e senza morale. Dalle tavole della legge di Oscar Martello, comma uno: “Io rubo e la chiamo economia reale. La chiamo adrenalina, gioia di vivere. Guardate la faccia triste di un produttore finlandese senza tangente e quella allegra di uno dei nostri che fa film pieni di rutti, scoregge, corna: ecco la vita!”. Sipario.
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