DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Sulle note di “Bella Ciao” suonata dalla Banda degli Ottoni è terminata la cerimonia laica di Dario Fo celebrata sul sagrato del Duomo di Milano. La pioggia non ha fermato le migliaia di persone che hanno voluto essere presenti in piazza del Duomo. Prima che cominciasse la cerimonia tra il pubblico hanno cominciato a scandire il suo nome: «Dario, Dario». Le grida hanno preso corpo e sono state seguite da applausi poi dagli altoparlanti è partita una delle canzoni di Fo, “Stringimi forte i polsi”.
In una piazza gremita, nonostante la pioggia, a ricordare il premio Nobel è stato prima Carlo Petrini che ha sottolineato la simbiosi tra l’artista e le sue battaglie politiche; poi il figlio Jacopo che ha ricordato anche la madre Franca Rame.
Petrini: “Arte e politica inscindibili in lui”
Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e intimo amico di Fo ha cominciato a ricordare il premio Nobel scomparso sottolienando come nella sua vita arte e politica siano state inscindibili. «Molte persone oneste e sincere hanno tenuto a sottolineare la differenza tra artista, genio straordinario e la politica come se le due cose fossero inscindibili - ha detto - credo che sia impossibile e non sia giusto: e ben lo sapevano quei sovversivi dell’accademia svedese che gli assegnarono il Nobel con una sintesi perfetta `dileggia il potere e restituisce dignità agli oppressi´».
Il figlio Jacopo: “Lui e mia madre non hanno mai piegato la testa”
«Può succedere che la gente senza potere, che non ha nulla da perdere, il potere possa prenderlo». Lo ha detto Jacopo Fo ricordando l’insegnamento del padre Dario Fo, e della madre Franca Rame nel corso del suo intervento al funerale laici. «In scena c’era la loro vita, non era la semplice capacità istrionica. La gente amava Dario e Franca per questo, non perché erano bravi attori, ma perché hanno visto qualcuno che c’era veramente». «Nonostante quello che hanno fatto loro, non hanno mai piegato la testa» ha aggiunto.
La camera ardente
Alle 11 era stata chiusa al Piccolo Teatro Strehler di Milano la camera ardente e la bara era uscita dal teatro tra gli applausi. Il corteo colorato dagli ombrelli di parenti, amici, comuni cittadini e tanti giornalisti ha percorso lentamente il cuore della città accompagnata dalla musica della banda degli Ottoni a Scoppio come già ai funerali di Franca Rame e di Enzo Jannacci. Dal Piccolo, appunto, lungo Foro Buonaparte. Poi proprio di fronte al Castello Sforzesco giù per via Dante, la strada pedonale che unisce i luoghi storici di Milano, piazza Cordusio, piazza Mercanti e infine piazza Duomo. Nel capoluogo lombardo oggi è lutto cittadino con bandiere a mezz’asta.
RAGGI APPENDINO - ADDIO A DARIO FO
Anche questa mattina in tanti hanno voluto portare il proprio saluto e rendere omaggio a Dario Fo. In mezzo ai cittadini anche Stefano Benni, Paolo Rossi, lo scrittore Roberto Saviano e il sindaco di Torino, Chiara Appendino. «Quando ha vinto il Nobel mezzo paese, per invidia o per dileggio ha cercato di sminuirlo. È un paese ingrato. Ma c’è anche una parte autentica che lo ha sempre protetto e ascoltato» ha detto lo scrittore. «Ha avuto sempre il coraggio, questa cosa preziosa e rara, di prendere posizione e di esserci sempre. E questo lo ha portato a stare vicino agli ultimi».
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