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Estratto dell'articolo di Mattia Marzi per “Il Messaggero”
Ogni mattina Nicki Minaj si sveglia e sa già che nel corso della giornata si ritroverà a conquistare un nuovo primato. L'ennesimo. Su X (ex Twitter), rivolgendosi ai suoi fan, gli domanda: «Che record infrangeremo oggi?». Gli ultimi due della serie sono arrivato ieri, quando il nuovo album della 41enne rapper trinidadiana, Pink Friday 2, uscito lo scorso 8 dicembre, è diventato il disco che ha conquistato il primo posto della classifica di Apple Music nel maggior numero di Paesi (87 in tutto - l'ultima nazione che si è aggiunta alla lista è stata l'Azerbaijan, dopo Lettonia, Tunisia, Estonia, Iraq, Kosovo e pure Rwuanda) e anche quello che ha trascorso il maggior numero di giorni consecutivi in vetta alla classifica di Apple Music negli Usa (sedici in tutto).
Non è vanagloria, quella di Onika Tanya Maraj-Petty, questo il suo vero nome. A incoronarla come "Regina del rap" sono stati i fatti. Era il 2010 quando l'album d'esordio Pink Friday la catapultò in testa alle classifiche, prima americane e poi europee: nei testi, spudorati e audaci, affrontava tematiche come l'emancipazione, l'indipendenza e le difficoltà del successo nell'industria musicale per le donne nere. Non cantando, ma rappando, proponendo un'idea di donna rapper che non aveva nulla da invidiare ai colleghi uomini che fino a quel momento avevano dominato la scena.
Una cosa del genere non s'era mai sentita, nelle classifiche.
Oggi in FTCU (il titolo sta per Fuck this club up), una delle 22 tracce incluse in Pink Friday 2, che del disco del 2010 è a tutti gli effetti il successore (ma nel mezzo ci sono stati altri due album, The Pinkprint del 2014 e Queen del 2018), rivendica: «I give bitches the crown», «Ho dato a queste stronzette la corona».
Come darle torto? L'album, che ha segnato il ritorno di Nicki Minaj dopo cinque anni, ha debuttato dritto al primo posto dell'ambita Billboard 200, la classifica settimanale relativa ai dischi più venduti negli Stati Uniti, battendo bestseller natalizi come Christmas di Michael Bublé e Merry Christmas di Mariah Carey. Negli ultimi sette giorni il disco ha venduto l'equivalente di 228 mila copie negli Usa, un dato che mette insieme i 170 milioni di streams complessivi collezionati sulle piattaforme e le 92 mila copie vendute in formato fisico (25 mila delle quali in vinile). Mai prima d'ora una donna rapper aveva venduto tanto.
L'uscita del disco è stata accompagnata anche da alcune polemiche. Negli scorsi giorni Nicki Minaj ha accusato la stessa Billboard, la rivista che stila le classifiche di vendita negli Usa, di tramare contro di lei e di averla penalizzata togliendo ai dati di vendita di Pink Friday 2 la bellezza di 100 mila unità. Il motivo? Il fatto di aver incoraggiato via social i fan - su Instagram ha addirittura 228 milioni di follower - ad acquistare ciascuno quattro copie di Pink Friday 2 per partecipare a un concorso (truccando così le vendite).
Secondo la versione della rapper, la rivista l'avrebbe «punita per aver fatto ottima musica e per avere grandi fan». Vero o falso che sia, in questo modo Nicki Minaj ha evidentemente spinto i Barbz […]
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