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Giovanna Cavalli per il "Corriere della Sera"
«Io sono in ferie fino al 25», dice Augusto Minzolini che l'indomani potrebbe ritrovarsi senatore della Repubblica. O di nuovo direttore del Tg1. O tutti e due e allora vedrà il da farsi: «In ogni caso mi batterò per il pluralismo dell'informazione dentro la Rai».
Il Tribunale di Roma infatti lo ha assolto dall'accusa di peculato, ovvero di avere utilizzato in modo improprio la carta di credito aziendale. Il pm aveva chiesto per lui due anni di reclusione. Secondo i giudici della VI sezione penale invece «il fatto non costituisce reato».
E dunque il giornalista, ora candidato a Palazzo Madama con il Pdl in Liguria, potrebbe tornare sulla poltrona da cui fu rimosso per la faccenda delle note spese: in 14 mesi aveva sforato il budget di 65 mila euro, senza presentare le ricevute. Pranzi e cene con ospiti misteriosi: «Ma i direttori non erano tenuti a svelare l'identità dei commensali». Somma che peraltro ha restituito «perché se mi danno del ladro, io ci sto male, ora però magari dovranno ridarmeli, quei soldi».
Una cosa per volta. «à la fine di una via crucis» sospira sollevato Minzolini, che lamenta di aver scontato comunque «una pena mediatica, sono disgustato». E ribadisce che il suo fu un allontanamento politico: «Una mascalzonata, partita da una denuncia di Antonio Di Pietro e ho detto tutto: mi hanno messo il bavaglio per un anno e mezzo».
Il reintegro da parte della Rai, a questo punto lo ritiene un atto dovuto: «Per cacciarmi hanno utilizzato una legge particolare, la 97 del 2001, che è stata applicata solo tre volte e in una occasione fu considerata incostituzionale. All'articolo 3 prevede che, in caso di rinvio a giudizio, un dipendente pubblico debba essere spostato». Però c'è anche un articolo 4. «E qui li aspetto: se l'imputato è assolto, anche in primo grado, entro 10 giorni l'azienda deve rimetterlo al suo posto».
Per questo adesso si immagina a commentare l'esito delle elezioni dallo studio del Tg1. Dove lo rivorrebbe anche il consigliere di Viale Mazzini Antonio Verro: «Venendo meno il presupposto del suo trasferimento, mi aspetto che quando prima il direttore generale porti in cda una proposta per sanare la situazione».
Fabrizio Cicchitto del Pdl si congratula «per l'esito favorevole di una vicenda giudiziaria kafkiana» e si duole che «l'uso politico della giustizia mieta vittime anche fra gli innocenti». Maurizio Gasparri osserva che «una volta tanto la giustizia funziona». Il sindacato Usigrai prepara le barricate: «La sua è una stagione che non si può riaprire, Minzolini andava comunque rimosso per valutazioni editoriali».
Sulle quali l'interessato dissente. «Quando perdevo io con il Tg5, 7 volte in due anni, apriti cielo. Maccari è andato sotto 12 volte in un anno, Orfeo 16 volte in un mese e mezzo. Silenzio. Con me il Tg1 stava sopra di un milione e 100 mila spettatori rispetto ai concorrenti, adesso perdono pure nel giorno delle dimissioni del Papa, vi pare normale?».
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