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“NON SARÀ CHE OGGI I GRANDI ARTISTI SCARSEGGIANO IN TUTTI I CAMPI E SI FA SALIRE SUL PODIO DELL'ARTISTA ANCHE CHI NON LO È?” – MIRELLA SERRI INTERVIENE SUL CASO GERGIEV (CHE NON SUONERA' ALLA REGGIA): “CHI VOLEVA DIFENDERE IL DIRETTORE E LO VOLEVA A CASERTA LO HA INSENSATAMENTE PARAGONATO A DOSTOEVSKIJ O A CÉLINE” – FRANCESCO MERLO: “SOLO AI GRANDI ARTISTI E NON AI LORO SURROGATI SI POSSONO PERDONARE LE MISERIE. A CÉLINE PERDONIAMO PERSINO L'ANTISEMITISMO. MA PERCHÉ MAI, INVECE, DOVREMMO PERDONARE LE COMPLICITÀ DI UN OLIGARCA (GERGIEV) CON IL SUO DITTATORE MACELLAIO (PUTIN)? CI SONO ALTRI DIRETTORI RUSSI CHE NON SI SPORCANO COSÌ TANTO CON IL REGIME..."
Dalla rubrica delle lettere di “Repubblica”
Caro Merlo, per fortuna il caso Gergiev si è risolto in maniera positiva. Grazie anche all'intervento del ministro Giuli, il prode Valery, grande protagonista del panorama sinfonico mondiale, ma anche grande sostenitore delle scelleratezze di Putin, se ne starà a casa sua con la bacchetta in mano. Sulla vicenda da noi si è accesa una confusa discussione.
Chi voleva difendere il direttore e lo voleva a Caserta lo ha insensatamente paragonato a Dostoevskij o a Céline, confondendo l'autore di un'opera con un esecutore, per quanto brillante. Come dire che un prof di filosofia è un filosofo o che un magistrato è un giurista. Non sarà che oggi i grandi artisti scarseggiano in tutti i campi e si fa salire sul podio dell'artista anche chi non lo è?
Mirella Serri
Risposta di Francesco Merlo
In questa pappa di surrogati noi italiani eleviamo subito, con una generosità di superlativi, l'esecutore di Stravinskij e Prokofiev al livello di Stravinskij e Prokofiev. E viviamo infelicemente di similpelle, imitazioni, sostituti: i magistrati li chiamiamo giuristi, gli orchestrali sono musicisti, e sono filosofi i professori di filosofia che, spiegandoci Heidegger, diventano Heidegger. Ma solo ai grandi artisti e non ai loro surrogati si possono perdonare le miserie.
A Céline perdoniamo persino l'antisemitismo. E il 12 luglio scorso, quando piazza San Marco si è tinta di rosso perché "hanno ammazzato compari Turiddu", la bellezza della Cavalleria rusticana rendeva insignificante il fascismo di Mascagni. Ed è vero che Dostoevskij e Achmatova sono russi e non potremmo mai fare a meno di loro e boicottarne lo studio, come qualche fanatico ha provato a fare.
E però Gergiev non è come loro, non appartiene alla grande arte russa, non è Cajkovskij né Musorgskij pur essendo un bravo interprete delle loro musiche. Certo l'esecutore è importante, ma neppure Glenn Gould diventava Bach pur essendone un interprete così speciale che forse non ha uguali. E chi se ne importa se Brecht era comunista quando vediamo La vita di Galileo?
Ma perché mai, invece, dovremmo perdonare le complicità di un oligarca con il suo dittatore macellaio? Ci sono altri direttori russi che non si sporcano così tanto con il regime. E neppure nell'incanto di Caserta l'esecutore della sinfonia della Forza del destino di Verdi sarebbe diventato Verdi.
vladimir putin e Valerij Gergiev
Vladimir putin e Valery Gergiev
Valery Gergiev
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