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VIENI AVANTI, MONZINO: IL NIPOTE DI DUE "EROI" RIDOTTO A FAR DA PORTAMESSAGGINI TRA UNA "MORTA DI FAMA" E CORONA! IL RAM-POLLO DI UNA FAMIGLIA DI COSTRUTTORI DI YACHT E BENEFATTORI (CHE HA FATTO LA STORIA DI MILANO) È STATO COINVOLTO NELL’AFFAIRE DEGLI AUDIO BOVA- CERETTI DI CUI E' STATO SOLO "UN TRAMITE”: “A CORONA HO DATO TUTTO IO, VOLEVO AIUTARE MARTINA CERETTI A DIVENTARE FAMOSA, COSA CHE LEI DESIDERAVA” – LA VITA DEL PR “PENEFATTORE”, NIPOTE DI TULLIO CHE REGALÒ A MILANO UN OSPEDALE "PER I POVERI” E DI GUIDO, ESPLORATORE E ALPINISTA, TRA SUPERCAR, OROLOGI E BELLE DONNE. SE CI FOSSE STATO IL NONNO, CORONA LO AVREBBE PRESO A CALCI NEL SEDERE - VIDEO
Brunella Giovara per repubblica.it - Estratti
Di spirito caritatevole e persino filantropo, come è nella storia della dinastia, questo non più ragazzo Federico Monzino (detto Dede) in fondo voleva solo aiutare l’amica Martina Ceretti, «l’idea era quella di farla diventare famosa, cosa che lei desiderava».
Ma alla bella età di trent’anni, non ha pensato che affidando i famosi messaggi allo scaltro Corona, di fatto gli si stava consegnando pure lui, e legato mani e piedi.
E quello, non si è lasciato sfuggire il colpo, descrivendo «tale Federico Monzino, rampollo di famiglia super circolino milanese, ricchissima», disegnandone le origini nobili, e tracciando la storia dell’ultimo di stirpe gloriosa, ma a rischio incriminazione per brutto reato.
Tutto vero, la volpe Corona — che odia fin nei visceri i circolini — si è documentata. Il Monzino è davvero erede di una famiglia di imprenditori, benefattori, e anche arditi sportivi, di cui ha raccolto le briciole nel Dna.
Ma imprenditore, come alcuni lo definiscono, è parola grossa, ed è vero che siede nel cda della Cranchi Yachts, azienda in cui il nonno Tullio entrò nel 1970, ed è “co owner” (parole sue) dell’azienda fondata nel 1870 dai Cranchi valtellinesi, già costruttori di pescherecci a Bellagio sul lago di Como, poi passati alla vetroresina e infine esplosi per dimensioni e fatturato con l’ingresso dei Monzino e la costruzione di yacht di stralusso. Ma forse questo Monzino è più che altro un pr, e anche influencer, visto che ha influenzato l’attuale estate italiana, con la triste storia Bova-Ceretti-Rocìo di cui «sono solo stato un tramite», e «sono solo persona informata dei fatti, non indagato».
L’uomo è anche un modello, e ha sfoggiato su Instagram la capsule collection di un’azienda di cachemire, ma la passione primaria non è tanto il motore di barca, quanto quello di supercar, che fotografa, da entusiasta quale è, del genere lui alla guida del bolide, lui che sfreccia sulla “bestia”, lui appoggiato alla portiera del Defender, o della Ferrari, o tutte e due, “The beauty and the beast”, cose così.
Dettagli di ruote potenti, volanti e anche tubi di scappamento. Lamborghini, Bmw e talvolta Bugatti, e sempre nei posti meravigliosi che frequenta, dove il più misero è la val d’Ayas.
Uno a cui piace la dolce vita, tra Lake Como e Crans Montana. E non c’è niente di male, se non l’invidia di chi quella roba non ce l’ha (e quindi lo definisce “sborone”, alla milanese).
(...) Monzino ha tutto, invece. Anche care amiche come questa Ceretti, modella ma non proprio una top, che voleva aiutare a diventare famosa. Forse anche amici come Corona, visto che è stato (solo) “il tramite” tra la ragazza e la volpe.
Beh, siamo lontani chilometri dalle origini, e uno come Tullio Monzino (il nonno) avrebbe preso Corona a calci nel sedere, come minimo.
Imprenditore, e figlio di Italo, che assieme al fratello Franco fondò la Standa (già Standard, nel 1931 in via Torino 38, non lontano dal Duomo). Colosso della grande distribuzione, ma allora non si diceva così, poi passata alla Montedison, alla Fininvest, ai Coin, infine ai tedeschi Rewe.
Il grosso del patrimonio arriva da lì, dal “magazzino della famiglia italiana”, era questo lo slogan del tempo. E quell’Italo poi, un gran personaggio. Regalò a Milano un ospedale del cuore “per i poveri”. Lui ricco, capiva che chi non aveva soldi restava senza cure, e moriva. E negli anni Settanta, in Italia le cardiochirurgie non esistevano, chi poteva andava a farsi operare in Svizzera.
Nel 1981 compra il vecchio ospedale delle Quattro Marie, a Ponte Lambro. Lo trasforma in un centro all’avanguardia, che di più non si poteva. E c’è ancora, il Centro Cardiologico Monzino, ma non è più della famiglia fondatrice, che lo vendette nel 2000 allo Ieo del professor Veronesi, il cui azionista principe è ancora Mediobanca. L’attuale Monzino allora aveva 4 anni, più o meno, figlio di Franco (i nomi nelle dinastie sono ricorrenti), nel cda di Cranchi.
Nipote di Guido Monzino, il più che famoso esploratore e alpinista, e anche questo, che uomo! Primo a raggiungere il Polo Nord su slitte trainate da cani, 1971. Prima ascensione italiana all’Everest, 1973. Nato sul lago di Como, beato lui, decise di lasciare la sua Villa Balbianello al Fai. E basta guardare le foto, lui con la faccia incorniciata di ghiaccio. Poi ci sono le foto dell’attuale Monzino, molto attivo sulla pagina The Billionaires Club. “Born to be wild”, a modo suo, il Dede.
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