DAGOREPORT - CON UN MINISTRO DEGLI ESTERI (E UN GOVERNO) ALL'ALTEZZA, CECILIA SALA NON SAREBBE…
Francesco Oggiano per www.vanityfair.it
Nella fiaba di Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe abitava su un pianeta talmente piccolo che gli bastava spostare la sedia di qualche passo, e poteva guardare il tramonto tutte le volte che voleva. «Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte!», ricorda con nostalgia. «Quando si è molto tristi si amano i tramonti». Non so se anche Randi Ingerman sia triste, ma il pomeriggio in cui l’ho intervistata, lei ha visto il sole tramontare quattro volte. Interrompeva il discorso, chiedeva scusa e mi invitava a uscire sul balcone, per vedere ciò che rimaneva del giorno.
Lei, americana di Philadelphia diventata famosa in Italia dopo uno spot, diversi film e un calendario indimenticato, cerca «le piccole gioie»: «I colori del crepuscolo. Un gelato al parco, una focaccia dal panettiere Gigi, una partita a carte con gli anziani nei giardini qui davanti casa».
È una casa all’ultimo piano di un palazzo milanese. Lì dentro, oltre ai quattro tramonti, ho assistito a sei pianti, respirato l’aria che si respira in un soggiorno con venticinque essenze, ascoltato trenta melodie zen che uscivano dai muri e visto quasi 50 anni (da compiere il 13 novembre) portati alla grande. Perché Randi fa yoga, meditazione e pilates; mangia sano, fa massaggi thai, non beve e non fuma. Ha gli stessi capelli afro, gli stessi occhi verdi e lo stesso corpo di 20 anni fa. Con un solo difetto: «Non sempre riflette la mia mente».
È un corpo che non rispecchia i suoi molti dolori: la morte del padre, quella del fratello per overdose di antidepressivi, quella della nipotina allattata da una madre tossicodipendente e i gravi problemi di salute. La prima crisi epilettica è del 2006, mentre partecipava al reality La Fattoria. Da allora, ne ha avute oltre 140. In media, una al mese. Perde conoscenza, cade a terra, trema. Per anni è passata dal pavimento di casa al letto d’ospedale, ha girato le migliori cliniche e litigato con i migliori dottori. «Mi consigliavano di andare anche da uno psichiatra. Continuavano a darmi medicinali inutili, che peggioravano la mia situazione».
E poi?
«Dopo otto anni di ricerche vane, una dottoressa ha trovato la diagnosi: epilessia causata da malformazione del lobo temporale sinistro. “Dobbiamo operarti”, mi ha detto, “e toglierti un pezzo di cervello”. Per ora, visti i rischi ed effetti collaterali dell’operazione, ho detto di no».
Come si cura adesso?
«Da due mesi prendo questo: olio di canapa prodotto in America perfettamente legale, contenente Cbd (cannabinoide non psicoattivo, a differenza del Thc, ndr). Ne metto un po’ sotto la lingua tre volte al giorno».
Secondo alcuni esperimenti avrebbe effetti positivi sui malati di epilessia.
«È come se il Cbd rilassasse tutti i recettori del cervello. Da quando lo prendo, non ho avuto crisi. Speriamo continui così».
Lei si batte assieme alla Federazione italiana epilessie.
«Sono loro ambassador. Cerco di informare gli italiani su questa malattia e lottare contro le discriminazioni verso gli epilettici. Voglio aiutare le persone che stanno male, che si sentono abbandonate».
A lei cos’è successo?
«Fino a 40 anni mi sono sentita sul tetto del mondo. Ero sana, bellissima e innamorata. Qualche tempo dopo, mi sono ritrovata imbottita di medicinali, in preda alle paranoie, sola e costretta a stare in casa».
Come passa le giornate?
«Adesso lavoro tanto. Ho una linea di cosmetici e una di accessori per la cucina. Scrivo, suono il flauto, cucino. Sto ricominciando a uscire di più e sono tornata in palestra, dove ho ritrovato vecchi amici. A volte prendo il taxi o la metro, ma mai da sola».
Una vita tranquilla, alla soglia dei 50 anni. Cos’ha in più rispetto a quand’era sul tetto del mondo?
«Qualche capello bianco, e un pezzetto di saggezza».
E in meno?
«Molti amici, mio fratello, la mia nipotina, la possibilità di diventare mamma, dopo tre aborti spontanei».
Immagino il dolore.
«Ho sofferto, ho pianto, ma alla fine ho accettato il mio destino. Dio vuole qualcos’altro per me. Non un figlio, ma la possibilità di aiutare altri bambini».
Lei che bambina era?
«Eccentrica e spiritosa. Contrastavo con la leggerezza la pesantezza che respiravo in casa».
Ovvero?
«Mia madre soffriva di una depressione grave. C’erano giorni interi in cui non si alzava dal letto. Non le è mai importato molto di me. Ha divorziato da mio padre che ero piccola».
Lui com’era?
«Era un imprenditore che aveva fatto fortuna prima con le sale Bingo e poi con la boxe. È morto quando avevo 28 anni. Per tutta la sua vita mi ha fatto sentire la persona più importante del mondo».
Qual è il suo ricordo più bello?
«Avevo 10 anni, era il 1977. Rimase tutto il pomeriggio a ballare con me nel salotto e a insegnarmi il mambo. Forse per questo ancora oggi mi vesto anni ’70. Gli abiti vintage mi ricordano quei momenti di bellezza. Quell’amore che mi manca».
Che cosa voleva fare da grande?
«L’attrice comica. Ho studiato anche all’Actors Studio».
Nel 1995 trova l’America in Italia, dopo uno spot famoso in cui passeggia in un miniabito bianco.
«Il mio compagno di allora mi chiese di rimanere qui. Dissi di sì, anche perché quell’anno era morto mio padre e volevo cambiare».
Com’era la vita da donna tra le più desiderate dagli italiani?
«Terribile» (ride).
Non ci credo. Quante proposte indecenti ha ricevuto?
«Almeno sei, tra gli uomini più potenti in Italia» (ride ancora).
Che cosa le hanno offerto?
«Palazzi, weekend romantici a Parigi… una volta un principe arabo voleva “affittare” me, americana ebrea. Poco dopo la mia separazione, un uomo molto famoso mi offrì 500 mila euro per fingermi la sua fidanzata e farci fotografare insieme da un settimanale».
Ambizioso. Che cosa gli rispose?
«Che c’erano un sacco di troie disponibili a farlo a tariffe migliori».
Le piaceva stare in Tv?
«Oh sì. Lavorare con Fiorello, con Costanzo, con Maurizio Crozza. Ero brava, ma ero anche una rompicoglioni».
Si spieghi meglio.
«Sono ipersensibile: sento amplificati i suoni, le parole, gli odori, gli sguardi, i sorrisi. E a volte non riesco a contenerli tutti nella mia testa».
Come sta adesso?
«Grazie anche a queste gocce di Cbd, sono molto più equilibrata. Prima vivevo sulle montagne russe, con momenti di euforia e di depressione nel giro di un’ora».
Cosa succedeva, sulle montagne russe?
«Di tutto. Quando prendevo i medicinali che mi alteravano l’umore, venivo raccolta dall’ambulanza un giorno sì e uno no. Mi ritrovavo incazzata e lunatica in un letto d’ospedale. Un giorno ho minacciato la mia segretaria di buttarla dal balcone. E in alcuni momenti non volevo esserci più».
Ci ha mai pensato seriamente?
«No, non ci ho mai provato. Ho un po’ di esperienze in famiglia e so cosa sia l’oscurità».
Che cosa?
«Sentirsi soli, non sapere più chi si è, essere preda delle paranoie. Non riuscire ad affrontare la quotidianità, ad alzarsi dal letto».
Lei ci prova e ci riesce.
«Ogni giorno. Mi alzo e cerco una piccola gioia. Anche per un tramonto, ne vale la pena».
randi ingermanRandi Ingerman sulla pista del Just Cavalli mentre bacia Kris Reichert Randi Ingerman sulla pista del Just Cavalli ALESSIO VINCI CON LA MOGLIE JULIET LINLEY E RANDI INGERMAN Giacomo Nicolodi e Randi Ingerman PARTY VANITY FAIR randi ingerman al party vanity fair il x
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