cazzullo mughini

LA VERSIONE DI MUGHINI - ''SÌ, DA QUANTO I NOSTRI PROFESSORI AL LICEO LA USAVANO COME UNA MORSA CON CUI STRINGERCI AL COLLO HO ODIATO LA ''DIVINA COMMEDIA'', DI CUI BORGES DISSE CHE È IL PIÙ BEL LIBRO MAI SCRITTO DAGLI UOMINI. MA IL LIBRO DI CAZZULLO ''A RIVEDER LE STELLE'' È UN EXPLOIT INTELLETTUALE DA LASCIARE TRAMORTITI. IL SUO OBIETTIVO LO SPIEGA A PAGINA 56…''

 

Giampiero Mughini per Dagospia

 

MUGHINI

Caro Dago, quello di Aldo Cazzullo che con il suo ultimo libro (A riveder le stelle) s’è messo a scorrazzare per le strade fiorentine e italiane del tempo di Dante Alighieri né più né meno che fossero le strade del quartiere in cui lui abita oggi è un exploit intellettuale da lasciare tramortiti. Che cosa volesse fare, Cazzullo lo scrive alla pagina 56 del libro:

 

“Al lettore – mio simile, mio fratello – preferisco chiedere uno sforzo. Proporgli di seguire Dante in ogni tappa del suo viaggio, in ogni anfratto della sua mente, in ogni sfaccettatura del suo ingegno. A volte sarà arduo ma ne varrà sempre la pena. Perché anche quando nomina personaggi oscuri, il poeta sta parlando di noi, delle nostre città, della nostra terra, del nostro passato. Per capire l’Italia di oggi, le sue grandezze e le sue meschinità, le irriducibili rivalità che ci dividono, i vizi della vita pubblica dalla corruzione al familismo, dobbiamo risalire fino alle radici scavate e raccontate da Dante”.

 

Risalire dunque – metro per metro, personaggio dopo personaggio – alla Firenze ducentesca e trecentesca che vantava centomila abitanti, più di quelli della coeva Parigi e il triplo di quelli di Roma.

 

cazzullo

Con la bulimia intellettuale che ben conoscono i lettori del “Corriere della Sera”, Cazzullo si proietta su quel tempo apparentemente lontanissimo a ritrovare le più nobili tra le origini e le identità della storia da cui proveniamo, noi italiani oggi talmente zoppi e barcollanti. Elenca i nomi e i fatti che da studenti noi fummo costretti a imparare a memoria e che per questo ci impedirono di capire quanto Dante fosse nostro conterraneo e nostro contemporaneo.

 

Sì, da quanto i nostri professori al liceo la usavano come una morsa con cui stringerci al collo ho odiato la Divina Commedia, di cui Jorge Luis Borges disse che è il più bel libro mai scritto dagli uomini. Tanto che ho esitato prima di prendere in mano il libro di Cazzullo, ignorantissimo come sono di quell’Italia e di quel tempo, dell’uno o dell’altro Papa che facevano impudentemente il buono e il cattivo tempo, di chi fossero esattamente i guelfi e i ghibellini, e non so se Beatrice sia esistita davvero ma non ha alcuna importanza.

 

cazzullo cover

Quando mai le donne di cui ci arrovelliamo esistono davvero? Solo che cominci a scorrere il racconto di Cazzullo (il libro tutto è a metà strada tra il romanzo e il saggio) e le cose è come se ti si appalesassero come fossero cose che accadono sotto il balcone di casa tua, e i Bianchi e i Neri, e le grandi famiglie fiorentine che si sbranavano l’un l’altra, e l’altro grande poeta Guido Cavalcanti, e Tegghiaio Aldobrandi (un guelfo che raccomandò invano ai fiorentini di non andare contro i senesi, da cui le presero di santa ragione).

 

Dappertutto nel libro è un generoso andare e tornare tra il tempo di Dante e quello nostro più recente. Dante parla nel suo libro di Scilla e Cariddi, di quello Stretto di Messina dove pure lui non era mai stato? Ebbene Cazzullo prende la palla al balzo e ci ricorda qual è stata l’entità dello spaventoso terremoto che alla mattina del 28 dicembre 1908 distrusse Reggio e Messina, 120mila morti.

 

A Messina crollò il carcere e l’ospedale dove di duecento tra medici e pazienti se ne salvarono undici. Gaetano Salvemini perse la moglie, la sorella e i cinque figli. I primi soccorsi li portarono sei navi russe ormeggiate nei dintorni. Le navi italiane giunsero solo dopo due giorni. Dante o meno che sia, è una solfa che vi dice qualcosa?

 

 

 

GIAMPIERO MUGHINI