
DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI…
Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, e meno male che a frullare il nulla e a pronunciare spacconate intellettuali questa volta sia uno scrittore francese e non un italiano. Segno che davvero esiste un’Europa comune del sentire e dire scempiaggini. Mi riferisco all’articolo di Michel Houellebecq che troneggia sulla prima pagina del “Corsera” di oggi.
Un articolo che si avvale di finezze intellettuali tipo definire “un ritardato congenito” il primo ministro francese Manuel Valls e comunque degli “imbecilli” tutta intera la classe politica francese degli ultimi trent’anni. Come già avete insinuato nei vostri titoli, del “grillismo” in salsa francese. Houellebecq non ha saputo resistere alla tentazione ai autopromuovere se stesso, i suoi romanzi (talvolta molto belli, non l’ultimo), la sua ormai ventennale guerra ideale all’invasione “musulmana” della Francia.
Solo che adesso proclamare la necessità di sbarrare le “frontiere”, è del tutto inane. Gli assassini sono già in Francia, ci sono nati, talvolta sono stati studenti modello di scuole francesi, conoscono le strade e le straduzze della capitale, nuotano a loro agio nell’acqua delle banlieues parigine, e basterebbe vedere il recentissimo film francese “Dheepan” per vedere di che acque si tratta.
Premetto che ho sempre cercato e letto i romanzi di Houellebecq (strepitoso “Les particules élémentaires”, edito in Italia da Bompiani), come del resto leggo sempre con attenzione gli scrittori francesi che prendono a calci negli stinchi i “buonisti” pro immigrazione. Sei milioni di musulmani in Francia e il modo in cui ci stanno, è divenuto un problema epocale. Quando a gennaio uscì “Soumission” (sempre Bompiani), andai a comprarlo il primo giorno. Non un gran romanzo, purtroppo. Sacrosanto che Houellebecq avesse voluto scriverlo.
in belgio sono stati eseguiti numerosi arresti in seguito alla strage di venerdi
Detto questo accade a lui quel che accade a numerosi nostri teatranti e scrittori e attori cinematografici e sciacquette televisive. Che quando prendono la parola a pontificare sui problemi spaventosi e complessi del nostro tempo, eruttino delle banalità. In un libro di alcuni anni fa, dov’era un specie di duetto intellettuale tra Houellebecq e Bernard-Henri Lévy. Il secondo spadroneggiava per tutto il tempo e Houellebecq al confronto faceva la figura di un liceale di second’ordine. Poche, pochissime idee, nulla che ne valesse la pena.
Rispetto a quegli anni la situazione si è fatta più drammatica. Ci troviamo di fronte qualcosa che non è mai esistito nell’Europa degli ultimi tre secoli, di fronte a una “guerra” asimmetrica che nessuno sa come combattere. Una guerra e un pericolo e un’angoscia immani, a petto delle quali le banalità su una classe politica fatta solo di imbecilli servono zero.
controlli della polizia a strasbugo
Se ragiona così un eccellente romanziere, come dovrebbe ragionare e che cosa dovrebbe fare la gente al bar, la gente mossa prevalentemente dalla “pancia”? E difatti Houellebecq conclude il suo articolo con la banalità più grande di tutte, con la banalità “grillina” per antonomasia. Con la necessità della “democrazia diretta”. Non vuol dire niente, ma suona bene. Tanto più nella musicale lingua francese.
GIAMPIERO MUGHINI
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