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Caro Dago,
figurati se non capisco quanto ti attizzino queste furibonde mischie massmediatiche tipo quella di cui racconti tra De Sica jr e la prorompente Selvaggia Lucarelli. Premetto che io reputo De Sica figlio un attore eccezionale, non fosse ingombrato dall’ombra del padre e dal suo strepitoso successo popolare.
Se il cinema italiano non fosse quella povera cosa che è, De Sica jr avrebbe potuto fare faville, e a parte i “Cinepanettoni” con cui ha fatto i miliardi e sui miliardi nessuno ci sputa. Mi spiace non averlo mai incontrato e non avergli potuto parlare del suo suocero Mario Verdone, da me amatissimo, quello che gli insegnò l’arte del Novecento.
Non che io abbia nulla contro la Lucarelli, di cui leggo che scalcia De Sica da cima a fondo. E anche se non capisco bene perché la Lucarelli, che si reputa una scrittrice coi fiocchi, esibisca così tanto le sue tette sul web e dintorni. Nella storia del mondo le tette sono state importantissime, epperò la letteratura e il giornalismo sono una cosa un tantino diversa.
Non credo che nel caso della Yourcenar o della Némirovsky, tette e letteratura abbiano dialogato tanto quanto la Lucarelli vorrebbe. Ma non è questo il punto. Libero ognuno di battagliare contro ognuno, come squallidamente avviene sul web ogni nanosecondo che Dio manda in terra.
christian de sica e un gruppo di studenti
Ecco, io non ho alcun interesse per le battaglie online in cui ognuno dei due vorrebbe dimostrare all’altro che lui è Dio e quell’altro dello sterco. Per avere l’età che ho e avere i capelli bianchi quanto li ho, mi intendo di queste baruffe come pochi altri.
Se qualcuno mi insulta, lascio perdere perché a rispondergli dovrei farlo gratis. Ci sono infinite cose migliori che replicare furenti a un qualche squinternato tweet cui Dago dà gran rilievo. Molto meglio andare a un cinema, andare a una mostra di Norman Rockwell, sfogliare un catalogo antiquario dove sono offerti i libri di Ed Ruscha, guardare in Tv “True Detective” o leggere “I fratelli Karamazov”, di cui qualcuno ha scritto che è molto meglio che guardare le serie TV.
true detective matthew mcconaughey jpeg
Ma no, caro Paolo Giordano, “True Detective” non compete con il capolavoro di Dostoevskij e bensì con i correnti libriccini ai quali gli editori italiani fanno vincere lo Strega, quei libri di cui va pazzo il popolino e che sui giornali vengono celebrati da giornalisti analfabeti.
Giampiero Mughini
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