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Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, stamane poco dopo le 10 mi sono messo in fila innanzi al gazebo di Piazza Ippolito Nievo a Roma, dove quattro volontari del Pd raccolgono le opzioni delle “primarie” di quel partito. (Quattro volontari per un gazebo significa che oggi 30 aprile di volonatri il Pd ne ha disseminato per tutta Italia alcune migliaia. Cappello.) Dall’altra parte della piazza c’è la “pietra di inciampo” che segnala il nome e cognome di un ebreo che i nazi acciuffarono prima di abbandonare Roma e che non tornò mai.
In fila innanzi al gazebo siamo un gruppetto, meno numeroso forse di due o tre anni fa. Facce di persone per bene, “ceti medi riflessivi”. Scambio qualche chiacchiera con una signora intelligente che si porta appresso un cagnone. Io che pure sono stato un militante dell’anticomunismo negli anni Settanta e i primi Ottanta (vi ricordate quando sì o no dovevamo scegliere se puntare i missili contro i russi che li avevano puntati contro noi occidentali?), sempre ho giudicato il Pd e i suoi antefatti partitici un corpo essenziale della democrazia italiana.
E a non dire che tra i loro dirigenti c’era il meglio della società italiana. Non ne uscivi indenne di ammirazione quando ti eri trovato di fronte Alfredo Reichlin, Luciano Lama, Emanuele Macaluso, Giorgio Amendola e tanti altri. Il meglio di alcune generazioni della nostra politica. Oggi un po’ meno, ma guai se non ci fossero stati loro in questi ultimissimi anni del pandemonio in cui si trova l’Occidente.
LUCIO MAGRI E GIORGIO AMENDOLA
Lì in fila, stanno arrivando altri elettori delle primarie. Adesso sì che è una bella fila. Do la mia carta di identità. Chiedono un obolo a partire da 2 euro. Ne do 5, lo faccio con molto piacere. Saluto la signora intelligente e il suo cane. Saluto tutti. Sono contento.
Trenta metri più in là mi trovo di fronte un romanaccio che guarda il gazebo e ringhia: “Sono tutti froci, Dovrebbero chiamarsi Partito democratico gay”. Non replico nemmeno o meglio replico tra me e me. E’ la democrazia, bellezza. Ciascun imbecille ha il diritto di far sentire la sua voce. Tutti i giorni dell’anno. Purtroppo.
Giampiero Mughini
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