DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
Emanuela Audisio per "la Repubblica"
Angelo era dolce, furbo, competente. Conosceva la boxe, la tecnica e gli uomini. Inquadrò subito Ali che allora si chiamava ancora Cassius Clay. Disse: «Se cerchi di aprirlo ti farà diventare matto, non provarci». La boxe perde il corner man più famoso del mondo. E Muhammad Ali perde il suo papà su ring, l´allenatore che per 21anni è stato al suo fianco. Angelo Dundee è morto a 90 anni in un ospedale a Tampa in Florida, dov´era stato ricoverato per una crisi cardiaca.
Dundee, di origini calabre, è stato il coach più vincente della storia: suoi 15 campioni del mondo, da Ali a Sugar Ray Leonard. Il primo uomo che portò al titolo mondiale fu Carmen Basilio, un pugile che a chi gli domandava perché si facesse il segno della croce dopo il combattimento e non prima, liquidò benissimo la faccenda: «Dio non ti aiuta se non sai boxare».
Angelo nel â60 con il fratello Chris aprì la 5th Street Gym a South Beach, Miami. Un postaccio per soli uomini al secondo piano, a due passi dall´oceano, che divenne la fabbrica di pugni più famosa d´America. Clay ci arrivò a dicembre del â60 con la medaglia olimpica vinta a Roma. Aveva bisogno di imparare, di essere sgrezzato, gli avevano detto che lì c´era uno bravo. Nessuno voleva allenare quel pugile sbruffone, che arrivava di corsa dal mare, spesso inseguito dai poliziotti perché la spiaggia era vietata ai neri.
Dundee ricordava: «A quei tempi nessun albergo sulla costa accettava la gente di colore, nemmeno il drugstore sulla strada, così portai Clay a Miami Harlem e gli affittai una stanza». Dundee capisce che il ragazzo rompe, ma è straordinario. Grazia e potenza. E in quel buco sull´oceano Clay diventa un vero pugile. Angelo è l´unico che sa come prenderlo: «Deve essere lui la star, l´inventore». Tutti gli dicono di lasciar perdere quel clown, e poi non si piega mentre colpisce di jab.
Ma Dundee lo trasforma. «Lo elogiavo ogni volta che si abbassava in allenamento, facendogli intendere che apprezzavo molto quella sua nuova, geniale trovata». Non solo, Angelo è un mago del ring, sa trovare il trucco giusto: nella rivincita contro Liston nel â64 fa allargare il quadrato in modo che Ali abbia più spazio per evitare il corpo a corpo, nello Zaire nel â74 fa invece allentare le corde, tattica che passerà alla storia come «rope-a-dope», tanto che Foreman dirà : «Ha vinto Dundee non Ali».
Se c´era da rubare qualche secondo in più e far rifiatare il suo ragazzo, Angelo sapeva sempre come farlo, magari un guanto slacciato. Lo capivano tutti: a Sugar Ray Leonard contro Thomas Hearns urlò con dolcezza: «You´re blowing it, son!». La stai mandando a puttane, figliolo. E Leonard finalmente reagì, vincendo un incontro compromesso. Nel â94 aiuta il vecchio Foreman, 45 anni, a vincere il mondiale dei massimi contro Moorer che ha 20 anni in meno. Quando gli chiedono come ha fatto, risponde: «Mi sembra che il Titanic è colato a picco più velocemente dell´iceberg».
Prepara anche l´attore Russell Crowe nel film "Cinderella Man". Angelo era veramente al tuo angolo, sempre. Nella buona e nella cattiva sorte. Non ti umiliava, trovava le parole. E quando i musulmani neri chiedono la sua testa «perché bianco» Ali lo difende e dice no. Dundee per troppo amore non è capace di dire ad Ali che è ora di smettere, anche quando le cartelle cliniche dimostrano che la boxe gli è ormai vietata.
Ma Angelo era così: non confondeva l´angolo con il centro del ring. I due erano rimasti amici e Dundee era appena stato a Louisville a festeggiare i 70 anni di Ali. Il vecchio campione apprezzava soprattutto una cosa: «Mi ha lasciato sempre essere quello che volevo». Non c´è tattica migliore nella vita e sul ring.
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