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Marco Giusti per Dagospia
Il cinema internazionale perde Anthony Harvey, il regista di Il leone d’inverno con Peter O’Toole e Katherine Hepburn, che venne premiata con l’Oscar quell’anno assieme alla Barbra Streisand di Funny Girl, ma anche del bellissimo western Io, grande cacciatore con Martin Sheen e Sam Waterston, già montatore di due capolavori di Stanely Kubrick come Lolita e Il Dottor Stranamore.
Harvey, 87 anni, nato a Londra nel 1930, aveva iniziato la sua carriera nel cinema inglese proprio come montatore ufficiale dei fratelli Boulting per una serie di commedie con Peter Sellers e Terry-Thomas, ma furono le sue due collaborazioni con uno Stanely Kubrick in fuga da Hollywood, a aprirgli davvero la strada della regia.
Invitato a Venezia nel 1967 con il suo primo film, Dutchman, ribattezzato da noi Il treno fantasma, tratto da un bellissimo testo di LeRoy Jones, tutto ambientato in un vagone del metrò a New York con una ragazza bianca che cerca di provocare un giovane ragazzo nero, fece vincere la Coppa Volpi a Shirley Knight.
E’ grazie a Dutchman che Harvey riuscì a dirigere il suo primo grande film, cioè Il leone d’inverno, con un bellissimo testo di James Goldman, rivisitazione del rapporto fra Enrico II, interpretato da uno strepitoso Peter O’Toole, e Eleonora d’Aquitania, interpretata da una Katherine Hepburn altrettanto memorabile, premiata appunto con l’Oscar mentre Harvey ebbe solo la nomitaion, proprio nei giorni che vedranno il re d’Inghilterra scegliere il suo successore al trono nel 1183.
Con loro troviamo anche un Anthony Hopkins alle primissime armi, ma già in luce. Se la maestria di Harvey era nella cura della recitazione degli attori, la novità della sua regia, si notò allora, era nella ricostruzione storica molto realistica che si univa al linguaggio pesante usato da Goldman nel dar vita ai personaggi. Un modello che da lì in poi sarà sempre seguito e che ci porterà dritti agli eccessi di Games of Throne.
Harvey divenne il regista di riferimento di Katherine Hepburn, con la quale girerà Lo zoo di vetro, tratto dalla omonima commedia di Tennesse Williams, Agenzia omicidi, buffa commedia gialla con Nick Nolte e Un amore senza età, il suo ultimo film, storia d’amore tra due vecchi con Anthony Quinn. Harvey ritroverà anche Peter O’Toole nel meno noto Svengali, con Jodie Foster ancora giovanissima.
Ma negli anni ’70 e ’80 dirigerà sempre attori eccezionali, come in They Might Be Giants, inedito da noi, con George C. Scott nel ruolo di un pazzo che si crede Sherlock Holmes curato da Joanne Woodward come dottoressa Watson, La rinuncia con Liv Ullman nel ruolo di Cristina di Svezia e Peter Finch, La scomparsa di Aimée con Faye Dunaway e Bette Davis, Gli amori di Richard, presentato a Venezia, ancora con Liv Ullman, il biopic The Patricia Neal Story con Glenda Jackson nel ruolo della celebre attrice e Dirk Bogarde nel ruolo di suo marito Roald Dahl.
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