MA PERCHÉ DOBBIAMO CIUCCIARCI UN VON TRIER DIMEZZATO? NEGLI USA HANNO TRASMESSO “NYNPHOMANIAC” IN VERSIONE SOFTCORE MA COMPLETA

Mariarosa Mancuso per ‘Il Foglio'

Sigmund Freud rivoltato come un calzino. L'inventore della psicoanalisi (secondo Karl Kraus "una malattia che crede di essere la sua guarigione") faceva sdraiare i pazienti sul lettino e li invitava a dire tutto quel che passava loro per la testa, con la tecnica delle libere associazioni. Poi, usando le dovute cautele - si era nella Vienna di fine Ottocento - suggeriva che all'origine c'era sesso, sesso, e ancora sesso. In "Nymph()maniac" di Lars von Trier (così il titolo sull'evocativo manifesto, tra le parentesi mancherebbe solo l'apostrofo rosa) succede esattamente il contrario.

Charlotte Gainsbourg, in pigiama e sdraiata a letto, si dichiara ninfomane e parla di sesso, sesso, e ancora sesso (i suoi primi ricordi risalgono a quando aveva due anni). Seduto accanto a lei, Stellan Skarsgård fa le sue libere associazioni, raccontando tutto quel che gli passa per la testa. Izaak Walton, che era amico di John Donne e scrisse un celebre trattato di pesca con la lenza. Edgar Allan Poe e "Il crollo della casa Usher".

I capitoli dedicati a Bach che avevamo già letto in "Un'eterna ghirlanda brillante" di Douglas Hofstadter. L'immancabile serie numerica del matematico Fibonacci, ormai priva della sua aura essendo già comparsa nel "Codice da Vinci" di Dan Brown. Si sono incontrati in un vicolo sotto la pioggia, lei per terra malconcia e lui che la soccorre. Niente ambulanza, solo un tè con il latte nella stanzetta spoglia, e Joe - così Charlotte Gainsbourg si chiama nel film - comincia a raccontare.

Ancora non il meglio, per la verità. Alla Berlinale - per motivi imperscrutabili - era in programma solo il Volume 1 dell'opera, che nella sua versione completa e hard dura cinque ore e mezza. I critici americani hanno visto invece la versione completa ma soft, lunga quattro ore. Noi ci siamo persi il meglio, su tutti i fronti. C'era il porno, questo sì, con le pornostar che sostituivano gli attori: ma il sadomaso e le pratiche più estreme vengono appena annunciate nei titoli di coda, quindi tocca aspettare la seconda parte per scandalizzarsi.

Delusi sul fronte del porno, lo siamo anche su quello dell'arco drammatico: quanto bisognerà aspettare prima di capire come la poveretta si ritrova nel vicolo? E mancava quasi del tutto Charlotte Gainsbourg, che si limita a raccontare, mentre al suo posto sullo schermo troviamo la più giovane Stacy Martin: non una gran scelta, e dire che di solito Lars von Trier ha occhio per le attrici.

Dal ricchissimo cast annunciato sui manifesti sopravvivono qui Shia LaBeouf, nella parte di un meccanico con brillantina scelto dalla ragazza per sbarazzarsi della verginità. L'attore, già abbastanza nervoso dopo le accuse di aver spacciato come suo un documentario copiato, è apparso sul red carpet con un sacchetto di carta in testa, i buchi per gli occhi, e la scritta "non sono più famoso" (problemi di copyright anche qui: il sacchetto da supermercato l'aveva in testa Thomas Pynchon in una puntata dei Simpson).

In attesa di capire dove il film vuole andare a parare - qualcuno sospetta una risposta al quesito mai risolto di Freud, "cosa vogliono le donne?" - ci siamo goduti una magnifica Uma Thurman. Senza bisogno di levarsi i vestiti insulta il marito appena scappato di casa con la valigia per raggiungere l'amante (un caso di aut aut come ne riescono di rado, ma qui l'amante sperava in un rifiuto, di lì a cinque minuti attende un altro stallone). Irrompe in casa dei fedifraghi con tre figli, e mostra loro il "letto della puttana", calcolando già il trauma e gli anni di analisi (vecchia maniera) necessari per uscirne.

 

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