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Arianna Finos per "la Repubblica"
Finalmente protagonista. Due ruoli opposti ed estremi certificano che, sì, a 48 anni Marco Giallini ha agguantato il successo. Celerino violento nel drammatico Acab, padre cialtrone in Posti in piedi in paradiso per Carlo Verdone, in sala dal 2 marzo.
Il regista romano ha riservato al collega e amico il più irresistibile dei tre padri divorziati costretti dalla necessità economica a convivere: è un agente immobiliare inseguito da moglie e figli che arrotonda facendo sesso con signore mature. Gioca d´azzardo, si riempie di Viagra, coinvolge i coinquilini, Carlo Verdone e Pierfrancesco Favino, in un furto maldestro.
Tutti i registi che lavorano con lei poi la richiamano.
«Mi stimano anche come persona, è importante. Carlo mi ha regalato un ruolo straordinario. E Sergio Sollima, ai tempi della serie Romanzo criminale, ha aspettato che mi rimettessi da un terribile incidente in moto perché voleva che fossi io "il Teribbile". Grazie a loro, per la prima volta, faccio il protagonista».
Il successo arriva tardi.
«E al momento giusto. Se fosse andato bene L´ultimo capodanno, con Monica Bellucci, sarebbe successo a trent´anni. La vita è questione di fortuna, incontri, opportunità . Quando entravo nel ristorante mi riconoscevano due persone su cinquanta. Mi andava bene così. Ho capito che il vento era cambiato quando mi sono visto con i basettoni del "Teribbile" sugli accendini e le t-shirt dei ragazzi, perfino in Spagna».
La sua fisicità la consegna ai ruoli estremi.
«Ho un viso segnato, lo sguardo duro. I registi mi vedono in film come Almost Blue, L´odore della notte. Mi piace anche la commedia. Una rivista specializzata mi ha definito un outsider del cinema italiano, come il mio mito Steve McQueen».
La sua vita è stata spericolata?
«Ho un retaggio popolare vero, conosco la vita da strada. In America piacciono questi uomini alla Mickey Rourke, da noi meno. Avrei voluto fare una vita più agiata, ho conosciuto molti dolori. E ho fatto molte cose. Il barista e l´imbianchino. Mi sono buttato dal paracadute, ho corso in moto. Passioni ereditate da mio padre. Se sono un meccanico fantastico lo devo a lui. Lavorava alle fornaci, ma aveva una grande cultura cinematografica. Una volta incontrò Amedeo Nazzari e quasi svenne. A me è successo con Vittorio Gassman. In realtà io avrei voluto fare il musicista. Sono un esperto di rock, colleziono migliaia di vinili. Un giorno gli unici due amici medioborghesi mi portarono all´Eliseo per Enrico IV, Romolo Valli con le gote rosse e la corona storta fu una folgorazione».
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