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DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER…
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. LE PRIORITÀ DEL ROTTAM’ATTORE
silvio berlusconi forza italia
Nel giorno in cui l’Istat certificava che siamo in recessione, che cosa faceva Renzie? Incontrava Silvio Berlusconi per parlare si soglie, sbarramenti, premi di maggioranza e preferenze nella prossima legge elettorale. E che faceva il Senato? Battagliava duramente sui quorum dell’elezione del capo dello Stato. Poi, certo, il premier ha reagito facendo tutto un discorso al futuro sul “coraggio” e sui “mille giorni” per uscire dalla crisi economica. Ma che l’agenda economica, a parte la trovata degli 80 euro, non sia stata finora in testa alle sue priorità appare evidente.
Ora l’Europa ci aspetta con il fucile puntato. In autunno, da Bruxelles, guarderanno con enorme attenzione il nostro Def per il 2015 e, intanto, è facile immaginare che Drago Draghi e Angelona Merkel si aspettino robusti tagli di spesa per non sforare già nel 2014 sul rapporto deficit-pil.
Ci va bene che siamo presidenti di turno dell’Unione e quindi eviteranno di infliggerci inutili umiliazioni, ma i mercati non fanno né sconti né cortesie. Lo spread ha subito ripreso a salire ed è l’indicatore da tenere d’occhio. Finora ci ha consentito un certo risparmio nella spesa per interessi, ma la luna di miele è finita. Se dovesse salire ancora – non solo quello con i titoli tedeschi, ma anche quelli con i Bonos spagnoli – allora immaginare un autunno tutto dedicato all’Italicum sarebbe pura follia.
2. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Non farà piacere, a Renzie, vedersi disegnato come un monarca chiamato “Re Cessione” sulla prima pagina del Corriere della Sera. Il titolo in prima è abbastanza funereo: “E’ recessione, il Pil peggio del previsto. Nel secondo trimestre frenata dello 0,2%. Segnali negativi anche dall’export. Borsa giù, sale lo spread”. Dentro, spazio ai “Timori di Bruxelles: impatto negativo sui conti. Vertice tra Draghi e il neopresidente Juncker” (p. 4).
Anche Repubblica dà spazio alle prime reazioni di Bruxelles: “Ue: ‘L’Italia in ritardo, problemi per le finanze’. Allarme a Bruxelles dopo il dato del Pil: ‘Le nostre valutazioni definitive con la Legge di Stabilità”, e dunque a metà ottobre (p. 4).
La Stampa spiega bene che cosa rischiamo: “Ora è a rischio il 3% del deficit. L’ipotesi di una minimanovra. Più difficile centrare l’obiettivo di bilancio imposto dai trattati europei. Il governo nega, ma sui conti c’è anche il peso del flop delle liberalizzazioni” (p. 4).
Libero mette nel mirino le detrazioni: “Ora rischiano 20 miliardi di detrazioni. Per trovare le risorse necessarie a evitare la manovra d’autunno, il governo rispolvera il rapporto Ceriani e punta a sfoltire agevolazioni fiscali: ballano i rimborsi per spese mediche, bonus farmaci e aiuti per le badanti” (p. 5).
grafico dell'ANDAMENTO DEL PIL ITALIANO
Il Sole 24 Ore tiene d’occhio lo spread, specie quello con i titoli spagnoli, e spiega: “Italia e Spagna ora più lontane. Dal primo luglio i tassi di Madrid sono scesi, quelli di Roma saliti. Il Paese iberico mostra segnali incoraggianti sul fronte della crescita: questo lo rende più appetibile tra gli investitori” (p. 4).
La risposta di Renzie arriva in una fluviale intervista al Messaggero, nella quale si esclude risolutamente un’altra manovra e si punta tutto sulle riforme del lavoro e della competitività, sulla conferma del bonus da 80 euro e sui tagli alla spesa. E sulle privatizzazioni, un po’ al palo, dice: “Non è il momento di svendere il Paese. Gli investimenti stranieri continuano e l’Italia ha molto appeal” (pp. 2-3)
3. A CHI LE RIFORME? A NOI!
Giornatina tesa al Senato, dove sembrava tutto in discesa: “Senato, il governo sotto con un altro voto segreto. Torna il muro contro muro. Caos fino a notte” (Corriere, p. 6). Ma tutta l’attenzione è per la legge elettorale e per l’incontro di ieri tra Silvio Berlusconi e Pittibimbo: “Italicum, intesa Renzi-Berlusconi. Nuove soglie, preferenze in bilico e Fi tende la mano sull’economia. L’ex Cavaliere non parla di appoggio esterno, ma chiede i ddl del governo. No di Matteo: ‘Condivido solo le riforme” (Repubblica, p. 8).
Lo stesso Renzie, nell’intervista al Messaggero, chiude la porta sull’appoggio esterno in economia: negherebbe il “valore civile, sociale, politico e culturale dell’operazione sulle regole, che ha un senso proprio nel momento in cui ci riconosciamo avversari politici” (p. 3).
Anche la Stampa riporta “Sdoganate le soglie, non le preferenze” e osserva: “Le novità salvano i ‘cespugli’. E la Lega punta alla corsa solitaria. Ridotti gli sbarramenti. Sale il tetto per il premio di maggioranza”. Lo sbarramento scenderebbe dal 4,5% al 3 o al 4% in coalizione e, per chi corre da solo, dall’8 al 5-6% (p. 6). Il Giornale si diverte a punzecchiare gli alfanoidi e scrive: “Ncd all’angolo alza la voce contro le liste bloccate. Partito schiacciato dall’intesa tra i leader di Pd e Fi. E Alfano cerca visibilità: il ministro dell’Interno guarda già alla riforma del lavoro e chiede di superare l’articolo 18” (p. 6).
4. LA VERA STORIA DEL PRIMO PRANZO AD ARCORE RENZIE-BANANA
Il Corriere mette a segno un bel colpo e intervista Enrico Marinelli, l’imprenditore che il 6 dicembre 2010 portò l’allora sindaco di Firenze a pranzo a Villa San Martino. Marinelli racconta che Matteuccio voleva risolvere alcune questioni per la sua città (compresa la tassa di soggiorno) e che l’allora premier era curioso di conoscere un giovane brillante. Renzie era accompagnato da Luca Lotti e al pranzo erano presenti anche i tre figli più piccoli del Cavaliere.
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Dice Marinelli: “Parlarono delle esigenze fiorentine, pochissimo di politica nazionale, così come della schermaglia noi e voi (centrodestra e centrosinistra), e si finì a parlare di calcio, di Fiorentina e di Milan”. Poi, un passaggio su Verdini: “Parlarono anche di infrastrutture. In questo contesto Berlusconi sottolineò la grande fiducia che riponeva in Denis Verdini. Si capiva che Mstteo invece ancora non lo conosceva”. Oggi invece lo conosce benissimo e se ne fida anche lui, visto che è il vero ufficiale di collegamento per le trattative sulle riforme e per l’attuazione del Patto del Nazareno (pp. 8-9)
5. GIUSTIZIA À LA CARTE
Per il Corriere, “Riforma della giustizia, Orlando accelera. I dubbi di Forza Italia. Oggi il Guardasigilli vede anche il M5S. Dialogo con l’Anm. Il ministro mezz’ora faccia a faccia con Sabelli dopo le tensioni sulla responsabilità civile” (p. 11). Più complicata la faccenda su Repubblica: “Sulla riforma è scontro tra Orlando e Forza Italia. Stretta sulle intercettazioni. Dai berlusconiani no su tutta la linea al ministro. Maggioranza, magistrati e avvocati promuovono il testo sul civile” (p. 12).
Non s’è ancora visto uno straccio di articolato, in compenso se ne parla come fosse il calcio mercato.
6. TELECOM-MEDIA DO BRASIL
Dopo la mossa di Telefonica in Brasile, Telecom ancora al palo, o forse no. “Ricavi Telecom in calo, pesa l’incognita Brasile. Il governo segue il dossier. L’operazione di Telefonica penalizza il titolo, giù del 2,6%. Fatturato semestrale -11%. Delrio: ‘Mossa ostile? Parole sagge’”. “La solitudine di Patuano. Manca l’appoggio dei soci al rilancio in Sud America. L’ad può contare sull’appoggio del consiglio e di Marco Fossati. Il problema per il manager italiano è trovare finanziamenti per 4 miliardi” (Repubblica, p. 24).
La Stampa invece riporta le mosse di Telecom: “Telecom-Telefonica, è scontro sul Brasile. Patuano valuta lo scambio di contenuti e reti con Vivendi. Fossati: subito un’alleanza industriale con i francesi” (p. 24). Anche il Sole vede Telecom un po’ meno nell’angolo: “Telecom pronta all’azione su Gvt. Dopo la mossa di Telefonica in Brasile, il gruppo prepara un progetto strategico con Vivendi. L’amministratore delegato Patuano: ‘Non faremo offerte folli, ma Tim Brasil per noi è un asset core” (p.1 dorso Finanza & Mercati).
san silvio berlusconi con renzi
7. LINGOTTI IN FUGA
Giorni di passione anche per la nuova Fiat anglo-olandese: “Fiat crolla in Borsa. Marchionne: ‘Esagerate le paure sul recesso’. In una giornata negativa per tutti, il titolo cede un altro 5,5%. L’ad: pesa crisi Italia, fusione avanti. Volano gli utili Chrysler” (Repubblica, p. 26). Rassicurazioni anche sul Sole 24 Ore: “Recesso Fiat, reazioni eccessive’. Marchionne: ‘colpa dei dati negativi sul Pil italiano’. Titolo ancora in calo (-5,5%). Il numero uno del Lingotto ribadisce: “Se la spesa supera i 500 milioni, la fusione con Fca salta’” (p. 21).
Sicuramente gli Elkann e Marpionne si aspettavano un addio a Torino più liscio e a buon mercato.
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