DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Marinella Venegoni per “la Stampa”
I Rolling Stones debbono aver bevuto qualche pozione misteriosa, oppure è stato davvero vivificante il lockdown: durante il quale, si ricorderà, era nato Living in a Ghost Town, primo inedito degno di nota della band da almeno vent' anni, sullo smarrimento dei giorni della quarantena.
Ma oggi è la volta di Scarlet, un altro inedito da romanzo rock, perché i protagonisti ne hanno parlato per decenni ma mai lo hanno fatto ascoltare; è rimasto per 46 anni in qualche cassaforte britannica e rappresenta una summa chitarristica dei primi 70, che coinvolge con gli Stones e dunque Keith Richards, anche Jimmy Page dei Led Zeppelin più il bassista Ric Grech dei Blind Faith (aveva problemi di droga, è morto da 30 anni giusti).
Scarlet è una bomba rock di energia notturna, dalla melodia contagiosa, dove lo stile di Keith e del riconoscibilissimo Page dialogano in una sorta di pacifica lotta all'ultima corda, e la voce di Mick suona giovane come poteva essere nel '74. Un momento magico, capitato per caso, che viene proposto come teaser dell'uscita, il prossimo 4 settembre, del boxset Goats Head Soup 2020, riedizione dell'omonimo album del 1973, con altri brani rimasti come questo inediti, e varie rarità e versioni alternative.
Il primo singolo del disco originale fu Angie, una delle ballad più amate degli Stones: si dice che Mick e Keith la completarono in Svizzera, ed è impossibile non ricordarsi che si è sempre detto che Keith andava spesso in una clinica da quelle parti a farsi depurare il sangue contaminato dalle sue poco sane abitudini.
Sarà anche per questi viaggetti che è arrivato felicemente fin qui a continuare a suonare il rock. Jagger, che il 26 luglio compirà 77 anni, ieri mattina era alla BBC2 in collegamento dalla casa di vacanze che ha scelto con la sua attuale famiglia a Castagneto Carducci in provincia di Livorno, dove sembra si fermerà oltre l'estate per lavorare all'imminente album di inediti degli Stones.
Con lui alla BBC c'era Jimmy Page, la figlia del quale, Scarlet, ispirò in quella notte lontana il titolo del brano: è nata nel '71, ormai una signora di mezza età, e fa la fotografa. È, questo particolare del nome, uno dei tanti ingredienti che hanno contribuito a mantenere viva la memoria su quella notte del 15 ottobre 1974 nella quale la canzone nacque.
All'epoca gli Stones erano nel pieno del successo, avevano inciso in una sorta di febbrile creatività dischi come Beggars Banquet (1968), Let it Bleed nel '69, Sticky Fingers nel '70 e l'anno dopo Exile on Main Street. Ma i Led Zeppelin, che pure avevano cominciato dopo, li tallonavano da vicino mentre la loro fama cresceva in modo esponenziale, grazie ad album come Led Zeppelin III, Led Zeppelin IV incisi nello studio mobile dei colleghi. Si deve un primo ricordo dell'incontro che generò Scarlet, a un'intervista di Page a Rolling Stone nel '75. Gli Zeppelin stavano uscendo dalla sala di registrazione, mentre i Rolling Stones entravano. Page si fermò:
«Io, Ric Grech e Keith abbiamo scritto una canzone chiamata Scarlet come mia figlia. E' stata una notte bianca», ricordò. Non che fosse l'unica, lo stile di vita era quello. Finirono alle otto del mattino, poi Keith si portò la cassetta nella solita Svizzera, la fece ascoltare a qualcuno e disse che era per l'album solista di Page. Ma Page non ambiva ad alcun album solista, e nell'intervista del '75 parlò della solida alchimia che regnava nel suo gruppo.
Eppure qualche tempo dopo, forse proprio per l'episodio di Scarlet, si vociferò della possibilità che Page entrasse negli Stones, all'uscita di Mick Taylor. Il gossip rock andava fortissimo, e come accade anche oggi uscivano molte fake news. Intanto ieri mattina, alla BBC, Mick Jagger ha approfittato dell'inedito storico per parlare del futuro album di inediti della sua band, il primo dal dimenticabile A Bigger Bang del 2005: «Insieme con Living in a Ghost Town abbiamo registrato un sacco di nuova musica. Mi sto applicando a terminare il canto, c'è da aggiungere qualche strumento. Il più è fatto ma dovremmo trovarci fra noi a fare un altro paio di sessions». Insomma, l'uscita sarà senz' altro nel 2021: «Ma quel che è venuto fuori mi pare suoni molto bene». Speriamo non sia più tempo di album dimenticabili (adesso che hanno l'età).
2- PER BUSINESS O PER AMORE È L'ORA DEGLI ARCHIVI
Carlo Massarini per “la Stampa”
Diciamolo subito: in questi anni la cosa più interessante - per gli amanti del caro, vecchio «classic rock» - è la ripubblicazione di dischi d'essai «ampliati». Album degli Anni 60, 70, 80 ma con una galassia di tracce alternative e rimixate, live e soprattutto inedite. Dylan e Neil Young tirano la volata, pescando da un catalogo infinito.
È l'ora degli archivi, insomma, quelle pile di nastri magnetici (ormai a rischio) che vengono digitalizzati, riconfezionati, venduti come nuovi. Non lo sono, in verità, ma toccano corde irresistibili per chi ha voglia di spendere per affermare il proprio passato, o anche per riscoprire con sottile nostalgia suoni che nell'aria non ci sono più.
Gli Stones hanno già pubblicato riedizioni in 2cd di alcuni dei loro classici (i migliori, nel senso di più ricchi, Exile On Main Street e Some Girls), e si ripeteranno a settembre con Goat' s Head Soup, prima uscita 1973. All'interno, tre inediti, di cui uno pubblicato con video due settimane fa (Criss Cross, con una brunetta tutta riccioli che va dovunque nel mondo - spiagge, città, treni, alberghi- un po' semi-vestita, un po' di niente vestita) e uno oggi, Scarlet.
La curiosità - da cui il valore «storico» - è che alla chitarra c'è Jimmy Page che, Mick racconta, incrociano in uscita dallo studio dove loro stanno entrando, si ferma e piazza un assolo al centro dei 3'44" riesumati 46 anni dopo.
Simbolicamente, la cosa ha il suo perché: Stones e Zeppelin (aggiungiamo gli Who) sono senza dubbio «le» due band inglesi degli Anni 70: è il trionfo nel blues intinto nel rock, il suono dominante della decade, e loro due gli interpreti di massimo successo, pur in modo stilisticamente diverso (ci sarebbe poi da aprire una porta sui giochi di «simpatia» di Mick per il diavolo - Goat' s Head Soup si apre con Dancing With Mr.D, e Page ha fatto dell'occultismo nero di Alistair Crowley la sua ricerca principale dopo la musica, ma ci porterebbe altrove).
Non male, ma non pensate a niente di imperdibile: una bella chitarra scratch di Ron Wood sotto, Ric Grech ospite al basso, il solito testo di Mick innamorato per la durata di un 45 giri di Scarlet e l'assolo di Page fanno poco più di una simpatica jam di studio, come i grandi del rock amavano concedersi, generalmente sotto pseudonimi, i contratti allora erano molto più stringenti.
Del resto, sono rari i capolavori davvero rimasti sepolti, anche se i brani minori degli Stones sono comunque meglio del 90% del rock che ancora gira. Rimane il fatto che a quell'epoca lontana gli Stones continuano a fare riferimento, pubblicando cose nuove col contagocce e pescando in quegli album -la loro età dell'oro- per le scalette dei recenti mastodontici tour.
E, devo dire, live o dvd, non me ne perdo uno. Siamo tutti convinti che siano oggi ancora migliori di quanto fossero da giovani: si divertono come bambini nella sala giochi, ne hanno combinate di ogni e lo raccontano senza pudori, suonano come una macchina irrefrenabile e perfetta.
Un miracolo laico, o forse una stregoneria? È solo r' n'roll, e sicuramente tanto business, ma ci piacciono più di prima. Per le trasgressioni, il sesso e la decadenza (che trasudano dagli Lp degli Anni 70) suonate a qualche vecchio citofono. Per la più grande band di r' n'r di sempre, invece, si può schiacciare «play» senza alcun ritegno, timidezza, ritrosia.
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