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“LA PRIMA COSA BELLA? LA SCRISSI PER MIA FIGLIA E A MOGOL NON PIACEVA. FU BATTISTI A CONVINCERLO” – NICOLA DI BARI MEMORIES, DALLA MOGLIE INCONTRATA SU UN AUTOBUS ALLE FESTA PER GLI 85 ANNI (“ALLA MIA ETA’ INCIDO ANCORA CANZONI”) – I BACI DI IVA ZANICCHI E ORNELLA VANONI, IL PIZZICOTTO DI RANIERI CHE AVEVO BATTUTO A “CANZONISSIMA” (“SI FORMÒ UN EMATOMA. GLI DISSI: “MA CHE T’HO CHIESTO UN PEZZO DI PANE?”), LE LACRIME PER LUIGI TENCO, IL FILM CON CHECCO ZALONE E SANREMO: “POTREI ANDARCI COME OSPITE” – VIDEO
Sandra Cesarale per il “Corriere della Sera” - Estratti
«Mi raccomando, mettete sul giornale una foto dove sono un po’ bello», scherza Nicola di Bari, 85 anni compiuti ieri.
(...)
Come ha passato il compleanno?
«In famiglia: mia moglie, quattro figli e quattro nipoti. È stato un giorno bellissimo per tutti noi e per i tanti amici che mi hanno iniziato a fare gli auguri prima che arrivasse il fatidico giorno. Per scaramanzia al sud non si fa, ma va bene così».
Michele Scommegna, da Zapponeta, in Puglia, appena diciottenne abbandonò gli studi classici e un futuro da avvocato per trasferirsi a Milano, diventare Nicola di Bari e conquistare la musica italiana. È riuscito nell’impresa con canzoni come La prima cosa bella , Il cuore è uno zingaro , Chitarra suona più piano .
Ha alle spalle più di 60 anni di carriera, ma continua a tenere i concerti in America Latina («Giro il mondo in lungo e in largo») ed è rientrato in sala di registrazione. «Stiamo incidendo delle canzoni, vedremo se diventeranno un nuovo disco».
Dove vive ora?
«A San Maurizio al Lambro, alle porte di Milano, dove arrivai tanti anni fa nel ’58 e conobbi mia moglie Agnese. Quando cominciai a guadagnare un po’ di soldini li abbiamo investiti in una casa, dove sono nati i nostri quattro figli e dove viviamo ancora».
È vero che ha incontrato sua moglie su un autobus?
«Sì, era full , pieno di gente, e lei, ragazzina, stava in piedi. Le ho ceduto il posto, ci siamo rivisti, siamo andati a bere un caffè. Così è nato tutto».
Da quanti anni è sposato con Agnese?
«Dal 1967, ma stavamo insieme dal ’64. Però non è detto che una storia così lunga finisca sempre bene. Il nostro, grazie a Dio, è un romanzo meraviglioso».
Ricorda un compleanno particolare?
«Quando ho scritto La prima cosa bella , nel ’68, per la nascita di mia figlia, dovevo compiere gli anni proprio in quel periodo».
Con quella canzone si classificò secondo a Sanremo nel 1970.
«È stato meraviglioso arrivare dopo il grande Adriano Celentano, perché il giorno dopo La prima cosa bella aveva fatto il giro del mondo».
Lucio Battisti produsse il disco.
«È stato importante. Al signor Mogol non piaceva molto la canzone. Fu Lucio a convincerlo: “Nicola ha una bella voce e questo brano vale”. Così il poeta della musica italiana si decise a cesellare il testo. Sono un uomo fortunato».
Sanremo lo vinse nel ’71 e nel ’72.
«La mia vita è stata una sorpresa continua». Ride: «Ma sono anche amico di Gesù, ogni tanto ci facciamo una telefonata».
Nel ’71 conquistò anche «Canzonissima».
«Nessuno avrebbe puntato una lira su di me, nelle classifiche provvisorie ero al quinto, sesto posto. In cima c’era Massimo Ranieri con Via del Conservatorio . La sua vittoria era scontata. Poi, la sera della finale, l’Italia ha votato la mia Chitarra suona più piano ».
Ranieri ci rimase male?
«Mi raggiunse in camerino e mi diede un pizzicotto così forte che si formò un ematoma. Gli dissi: “Ma che t’ho chiesto un pezzo di pane?”».
Com’erano i rapporti con i «colleghi»?
«Di stima e rispetto, con molti ci sentivamo al telefono quasi tutti i giorni».
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Nessuna rivalità?
«No. Una volta mi esibii su una nave nel porto di Mar del Plata, in Argentina, davanti a 80 mila persone. Iva Zanicchi era a Buenos Aires e venne a sentirmi, voleva capire perché ero, e sono, così amato in Sudamerica. Alla fine del concerto entrò in camerino: “Non ho mai baciato per caso, ma tu un bacio lo meriti proprio. Ti invidio l’affetto di tutte queste persone, magari amassero così anche me!”».
Ornella Vanoni.
«Un mito, è più brava adesso di prima. Quando con Nada vinsi Sanremo nel ’71 con Il cuore è uno zingaro , mi disse: “Sei tutto da baciare”».
Pure lei?
«Con Iva, Ornella e gli altri abbiamo passato un periodo straordinario insieme, avevamo un rapporto molto intimo, amichevole, andavamo in giro, ci trovavamo sugli stessi palchi, ci facevamo coraggio. A Sanremo tremavamo prima di salire sul palco. I ragazzi di oggi sono più smagati, non si vede affatto la loro emozione. Ma non vuol dire che non ci siano grandi artisti».
C’è qualcuno che le piace?
«Malika Ayane ha cantato La prima cosa bella benissimo. Ma non solo lei, perché è una canzone che è stata registrata da una sessantina di artisti in tutto il mondo. Però nomi non ne faccio, non vorrei offendere nessuno».
Guarda ancora il Festival?
«Certo, tutti gli anni, mi appartiene, gli voglio molto bene. Mi siedo sulla mia poltrona e non me lo perdo neanche a morire, adesso si è trasformato in un grande show tv».
Risalirebbe su quel palco?
«Magari un giorno tornerò nella città che ho amato moltissimo e mi ha regalato le ali per volare, facendomi capire di poter fare questo mestiere. Potrei andarci come ospite, se dovessero chiedermelo. Ma fare dei programmi prima del tempo non è giusto».
Era amico di Luigi Tenco, come vi siete incontrati?
«Alla presentazione di un mio disco alla Upim di Milano. Abbiamo iniziato a parlare di musica, del nostro mondo, dei progetti e delle speranze. Luigi era una persona di cuore. Siamo diventati amici e lo siamo rimasti fino a quella maledetta sera del 1967 a Sanremo. Anche io ero al Festival e quando mi arrivò la notizia della sua morte piansi».
Ha avuto molti dispiaceri nella vita?
«Ci sono stati momenti non belli: dopo il mio primo Sanremo, nel 1965, le cose non erano andate come avrei voluto. Niente di irreparabile, cinque anni dopo è cambiato il vento».
Avvocato mancato nella vita, al cinema Lizzani le diede la parte di un legale in Torino nera.
«Mi chiamò anche se non ero un attore, sul set mi seguiva minuto per minuto per farmi sentire a mio agio».
In quel film recitava Bud Spencer.
«Uomo meraviglioso. Finito di girare, giocavamo a carte: scopa d’assi. Quando è morto mi ha dato un piccolo dolore perché con lui ho passato tre mesi della mia vita, un giorno più bello dell’altro».
Checco Zalone l’ha voluta nel film «Tolo Tolo».
«Più che un lavoro è stata una festa. Sul set c’era pure mia figlia Arianna, attrice.
Checco è un genietto del cinema ed è un uomo simpaticissimo, tra di noi parliamo in dialetto pugliese. È nata un’amicizia che durerà per sempre».
iva zanicchi - payboy 1979
NICOLA DI BARI
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