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50 sfumature di grigio di Sam Taylor Johnson
Marco Giusti per Dagospia
scena dal film cinquanta sfumature di grigio
E niente fisting anale. Il lungo contratto che Anastacia Steele detta Ana discute con il ricco ed elegante Mr Grey e che la porterebbe a diventare la sottomessa sessuale del maschio dominatore porta via un tempo spaventoso al racconto. Cosa sarebbe questo “divaricatore anale”? Comunque, prima di firmare, meglio capire bene le cose. Nemmeno lo firmassero Landini e Renzi.
quindici minuti di sesso in due ore di film
Diciamo che non si deve per forza aver letto i tre lunghi libri di E.L James per divertirci con le avventure erotiche di Ana e Christian Grey, anche perché questo sciocco ma elegantissimo 50 sfumature di grigio in versione cinematografica diretto da quella che fu la più celebre e blasonata videoartista inglese, ebbe pure un premio alla Biennale del 1997, Sam Taylor-Wood oggi diventata Sam Taylor-Johnson, malgrado sacrifichi un bel po’ di sesso esplicito per rendere il film uno spettacolo da 40 milioni di dollari per tutti, specialmente per le giovinette, gioca col trash letterario in maniera piuttosto divertita, costruisce un’eroina che solo con gli occhi riesce a rendere ogni battuta diversa, ha una colonna sonora incredibile che tutti vorremmo per la nostra vita e riesce a bilanciare l’ovvietà della storia con uno stile di messa in scena che si giostra tra citazione d’arte contemporanea, moda e rimandi al sentimentalismo di Twilight.
la critica stronca cinquanta sfumature di grigio
Certo, siamo di fronte a una specie di Sade per americani o di Libro del sadomaso per giovani marmotte, non è Belle de jour di Luis Bunuel e nemmeno il Justine diretto da Jesus Franco con Romina Power giovanissima legata nuda per i nostri piaceri. Questo lo sa benissimo Sam Taylor-Johnson, arrivata al suo secondo film, il primo era un bellissimo ritratto di John Lennon giovane, Nowhere Boy, dopo anni di videoarte che era però già molto cinematografica e scavava proprio nella costruzione dei sentimenti e nella messa in scena dei corpi maschili e femminili.
mr grey in cinquanta sfumature di grigio
Ma sa pure che impaginare un fumettone d’appendice sul sesso che verrà visto da milioni di spettatori in tutto il mondo è un’operazione molto più pop e di successo che buttarsi nel sesso complesso e doloroso di Shame di Steve McQueen, altro artista inglese della sua generazione.
piu nudo in tv che in cinquanta sfumature di grigio
E non credo che sia un caso se il film si apre con la corsa di Mr Grey per le strade di Seattle che ci rimanda alla corsa finale del Michael Fassbender di Shame. Anche Mr Grey ha col sesso un grosso problema, visto che riesce a viverlo solo con le fruste e le manette del dominatore sadiano nella sua camera dei giochi alla Barbablù. E, ovviamente, si innamora della giovane studentessa verginella come Romina in Justine che gli arriva per caso nell’ufficio per un’intervistina proprio scema. “E’ gay?”. Ci casca come una pera.
poco sadomaso nel film cinquanta sfumature di grigio
Anche perché Dakota Johnson, figlia di Melanie Griffith e Don Johnson, figliastra di Banderas, e nipotina della Tippi Hedren di Marnie, malgrado abbia un naso un po’ adunco e una bocca un po’ piccola, ha un corpo da paura e riesce benissimo a farci credere di essere un’amante di Thomas Hardy pronta a diventare una star del sesso.
Certo, le preferiamo la vecchia Corinne Cléry di Histoire d’O, ma qui siamo nel dopo Twilight, in un film che devono capire anche i cinesi, i film europei anni ’60 e ’70, anche i soft porno sono troppo sofisticati per il pubblico di oggi. E Dakota Johnson, malgrado il frangettone e l’aria da Anne Hathaway in Il diavolo veste Prada, da quando inizia a spogliarsi è già l’eroina che vogliono le fan e già una star internazionale.
Il Mr Grey ideale, bello, maschio, elegante, si deve ovviamente avvicinare al modello Robert Pattinson pensato da Brett Easton Ellis quando si offrì di scrivere la sceneggiatura del film. Con l’inglese Jamie Dornan ci avviciniamo, anche se non ha la stessa forza un po’ perversa, non è un vampiro, solo un bel ragazzo che preferisce menare a scopare.
Sam Taylor Johnson, che ha già ripreso in video il corpo nudo dormiente di David Beckham, lo usa proprio come un corpo. E’ interessato, come tutte le lettrici, solo alla trasformazione di Anastacia, vergine qualunque, in star. In questo, nel costruire una Justine che si ribella al contratto renziano e fa innamorare il mostro, il film ci prende bene.
Leggo che ha vinto il ruolo recitando, nel provino, il lungo e bellissimo monologo dell’orgia descritta da Bibi Andersson in Persona di Bergman. Certo, qui non siamo dalle parti di Bergman ed è difficile non ridere alle battute degli eroi di E.L.James, anche se la sceneggiatrice Kelly Marcel e Patrick Marber, che la regista si è portato dentro l’operazione per rivedere i dialoghi dei due, fanno di tutto per rendere meno degradante il tutto.
Ma, forse, è proprio nello sprofondare nel fumettone che Sam Taylor Johnson compie l’unica mossa possibile. Limitandosi, cioè, solo allo stile dei giorni d’oggi, riportandoci le pareti delle case dei super-ricchi, le opere dei suoi amici artisti, ci sono i Chapman Brothers (la Wood era fidanzata di Jake Chapman…), John Baldessari, Edward Ruschka, Gary Hume, è un lungo elenco.
Vengono mostrati un po’ come le cravatte di lui, tutte grigie, ma almeno la regista sa di cosa si sta parlando. E il suo film, a differenza del romanzo, non diventa mai pornografico. Troppo snob e troppo sofisticato per esserlo, con questa musica incredibile di Danny Elfman dove ascoltiamo brani come “Eraned It” dei Weekend, la fotografia dello Seamus McGarvey di Anna Karenina e Avengers. Compare pure Rita Ora come sorellastra di Christian Grey nella cena di famiglia.
Insomma, si ride come di fronte ai programmi di Barbara D’Urso o all’Isola dei famosi in versione Marcuzzi-Venier-Signorini, ci si annoia pure perché non c’è mai vera tensione sessuale fra i due, e la regista sembra più interessata al sedere di Mr Grey che alle cosce di Anastacia, ma siamo comunque intrattenuti da una spettacolare messa in scena fin troppo stilosa per quel che si racconta. Shame era un’altra cosa e forse il suo eroe Michael Fassbender voleva proprio uscire da questo mondo e dal precipitare in questo tipo di cinema. Farà un botto di soldi e Dakota Johnson è già una divinità. In sala dal 12 febbraio.
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