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raffaele fitto silvio berlusconi
Amedeo La Mattina per “la Stampa”
Doveva essere la ratifica del ritorno all’opposizione dura, il de profundis al patto del Nazareno e invece Berlusconi ha trasformato l’assemblea dei parlamentari di Fi nel plotone di esecuzione per Fitto. «Dopo tanta pazienza, comprensione e buona volontà siamo arrivati al momento in cui mettiamo un punto fermo. O fanno la minoranza o vanno fuori. La minoranza ha diritto di esprimere le sue posizioni ma poi è la maggioranza a decidere. Ora basta, Raffaele deve decidere cosa vuole fare. Se va via e fa un suo partito arriva al massimo all’1,3%».
Sembrava il remake di quel 21 aprile del 2010 in cui il Cav alla direzione del Pdl disse a Fini di allinearsi e il presidente della Camera rispose «altrimenti che fai, mi cacci». Ieri però nella saletta dei gruppi Fitto non c’era e non c’erano nemmeno i fittiani (tranne Francesco Paolo Sisto che due giorni fa, con suo grande rammarico, si è dimesso da relatore delle riforme). L’ex governatore pugliese e parlamentare europeo era a Strasburgo, lontano fisicamente e politicamente dalla nuova linea d’opposizione varata dal Cav: «Non è credibile».
rep48 berlusconi augusto minzolini
Sospensione dal partito
Berlusconi ha spiegato che non è più sopportabile l’atteggiamento di Fitto. «Ha una settimana: o si adegua o lo sospendo dal partito. Una sospensione di tre mesi e se non si allinea scatterà una sospensione di altri tre mesi. Chi è d’accordo alzi la mano». Il 90% dei presenti ha alzato la mano nonostante le numerose perplessità. L’ex ministro Matteoli ha cercato di smussare i toni.
Minzolini ha detto che non si può continuare a buttare fuori prima Fini, poi Alfano ora Fitto, dicendo «tanto quello vale il 2%, l’altro l’1,6%, l’altro ancora l’1,3%: alla fine fanno il 5%». Replica di Berlusconi: «Caro Augusto tu mi dici no pure per andare al cesso...».
Minaccia spuntata?
Fitto, che non intende lasciare Fi, è convinto che Berlusconi non può cacciarlo perché gli organi del partito sono oggi privi di legittimazione statutaria. «E poi, caro presidente, mi cacci perché facciamo opposizione? Perché abbiamo avuto ragione sulle riforme e su tutto il resto? Perché mentre era in corso il gruppo del Senato sono corso a Palazzo Grazioli per invitarti a non dare l’ok alla legge elettorale prima del voto per il Quirinale? Perché troviamo surreale il passaggio in due giorni da “forza Renzi” a “forza Salvini”?». Ma il Cav fa sul serio o la sua è un’arma spuntata? I berlusconiani affermano che ha potere di sospendere in assenza dei probiviri. E in quel caso non potrà mettere becco nelle liste per le regionali pugliesi.
BERLUSCONI E ALFANO AL QUIRINALE FOTO LAPRESSE
Niente diktat da Salvini
Il Cav ha rassicurato che Fi non andrà a rimorchio della Lega, che non si verificherà quello che è successo lo scorso anno in Emilia in cui venne candidato l’esponente leghista alle regionali, consentendo al Carroccio il sorpasso sugli azzurri. «Non consegneremo le chiavi centrodestra a Salvini. Aiuteremo la Lega in Veneto ma non perderemo la Campania».
Berlusconi assolve Verdini
Verdini è rimasto silenzioso in ultima fila. A lui e a Gianni Letta è stata addossata la responsabilità della sconfitta sul Quirinale e Nazareno. Ma il Cav si è assunto la responsabilità di tutto. Ha detto di aver creduto alle riforme e alla possibilità del candidato condiviso per il Colle, ma Renzi avrebbe tradito. «Noi rimaniamo centrali, torniamo liberi di fare opposizione e con me di nuovo in campo dal 9 marzo le cose cambieranno».
matteo salvini SILVIO BERLUSCONI
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