DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Walter Siti per “Domani”
Mi ha colpito la frase postata l’altro giorno da un giovane russo: «Non voglio il Donbass, ridatemi Netflix».
Questa guerra squilibrata è il sintomo che il mondo si sta riorganizzando intorno a due sfere di influenza: l’impero americano con l’Europa ancora incerta sul proprio grado di unificazione, insomma l’Occidente, da una parte, e i due imperi orientali, russo e cinese, dall’altra.
Le ragioni della forza, come sempre, limitano l’autodeterminazione dei popoli. Ma rispetto alla vecchia Guerra Fredda tutto è cambiato: negli ultimi cinquant’anni l’Occidente ha messo a punto una mutazione tecnologica che investe la vita quotidiana dei cittadini in una misura inconcepibile prima: la post-realtà spettacolare ha preso possesso delle menti diventando parametro di libertà e benessere.
La mutazione culturale si è estesa, con entusiasmi e brusche frenate nazionalistiche, con remore statali o religiose, all’intero pianeta. Le multinazionali dell’intrattenimento si sono ramificate ovunque e hanno cambiato l’idea che gli individui si fanno di sé. Nella nuova situazione, due sono le domande che sento più urgenti.
L’Occidente ha rimosso come in sogno la miseria e la morte, rifiutandosi di vederle proprio quando (con le pandemie e le disuguaglianze) crescevano nella realtà; quanto siamo diventati timidi di fronte all’idea di morire materialmente per un ideale, o anche soltanto di peggiorare il nostro tenore di vita, e basterà il pericolo a svegliarci?
A chi getta bombe, ormai preferiamo rispondere con sanzioni economiche: senza tener conto che chi, dall’altra parte, la miseria e la morte non le ha mai davvero perse d’occhio può dalle sanzioni ricavare ragioni di orgoglio e resistenza. (Sanzionami questo, cantava nel 1936 Rodolfo De Angelis accennando applauditissimo alla patta dei pantaloni). E sperando che le contro-sanzioni non abbassino troppo la temperatura dei nostri appartamenti nel prossimo inverno.
beni di prima necessita distribuiti nel donbass 3
La seconda domanda riguarda le opinioni pubbliche del blocco orientale, e soprattutto i giovani: quanto sono stati conquistati dalle nuove tecnologie comunicative e spettacolari, quanto ne sono dipendenti al punto da considerare insopportabile la privazione?
Senza Netflix, senza Warner Bros e Spotify, la loro inquietudine non diventerà tale da rendere la dittatura sempre più brutale e quindi sempre più instabile?
Davanti alle carenze energetiche, si parla di riaprire le centrali a carbone, con tanti saluti alle scadenze della transizione green; ma non è l’unico inquinamento su cui preferiamo glissare. L’altro inquinamento, più profondo, riguarda la nostra democrazia, che nell’euforia di contrapporci a un tiranno abbiamo improvvisamente ripulito e purificato, comprese le storture che criticavamo fino a ieri. Che la scelta sia allora, soltanto, tra irrealtà e repressione?
LA GUERRA IN UCRAINA BY ELLEKAPPAmappa donbassmaria yumasheva 1sofia abramovich 1
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