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Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1.UGUALI TRA LE ONDE
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Le operazioni di soccorso vanno avanti da tutta la notte sulla Norman Atlantic e, se Dio vorrà, alla fine, il bilancio dell’incidente sarà di un morto soltanto. Fa una certa impressione leggere che nell’ultima ispezione del 19 dicembre sul traghetto fossero stati segnalati problemi alle porte tagliafuoco, così come non si presenta benissimo la circostanza che la nave abbia cambiato nome tre volte in cinque anni. Ma ci saranno varie inchieste a stabilire se era tutto a posto, oppure se l’incidente di ieri poteva essere evitato.
Quello che si può già dire è che la macchina dei soccorsi è stata imponente e si è mossa con rapidità. Rimorchiatori, marina militare, elicotteri sono stati subito dispiegati al largo delle coste albanesi. E il nostro presidente del Consiglio ha interrotto le vacanze natalizie, correndo a Palazzo Chigi per “coordinare” i soccorsi, come ci fanno sapere le veline di Palazzo. Tutto molto bello. Ma saremo un paese normale, e anche più giusto e più libero, quando analoga mobilitazione ci sarà anche per un naufragio di immigrati nel Canale di Sicilia (senza nulla togliere all’impegno della Marina). Il giorno che vedremo un premier chiudersi in ufficio per gestire l’emergenza di un barcone di disperati vorrà dire che almeno in mare, quando si è in balia delle onde, siamo tutti uguali.
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2. “TERRORE IN MARE” E RETORICA SUI GIORNALI
“Terrore in mare: ‘Salvateci”, titola a tutta prima il Corriere. Dentro, Aldo Cazzullo ci fa riflettere così: “Il sorriso dei fratellini salvati, e la paura per coloro che ancora rischiano di essere sommersi, ci ricordano che in mare siamo tutti fragili, che il mare può cavare il meglio e il peggio di un popolo contraddittorio e straordinario come il nostro” (p. 3).
Per capire che cos’è successo, fondamentale il punto di vista di “salga a bordo, cazzo” De Falco: “E’ un’emergenza gravissima e la situazione sul traghetto è drammatica. Però tutti, dal comandante ai soccorritori, stanno facendo il proprio dovere e dunque sono ottimista. Si salveranno” (Corriere, p. 2). Del resto, “Renzi gestisce l’operazione”, titola Repubblica a pagina 3, e uno si immagina Pittibimbo nel suo ufficio con un plastico in lego del teatro delle operazioni mentre impartisce istruzioni alla Marina e sposta gli elicotteri. Il Messaggero aggiunge altre importanti notizie: “Renzi sente Samaras e riceve Gentiloni” (p. 2).
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Il tema della sicurezza della Norman Atlantic è ovviamente al centro delle prime speculazioni. L’armatore Roberto Martinoli, che in passato l’ha noleggiata, dice: “E’ una buona nave, con dotazioni sofisticate e moderne. Non stiamo parlando di una carretta del mare” (Corriere, p. 6). Qualche problema però ce l’ha avuto: “Sei armatori in cinque anni, le tante vite del Norman e quel report degli ispettori: ‘Troppi guasti, intervenite’. Il documento: mal funzionanti le porte stagne e antincendio. Ma l’ultimo controllo, dieci giorni fa, non fermò il traghetto” (Repubblica, p. 6). La Stampa riporta: “Sulla nave irregolarità e carenze’. Ma la Grecia diede il via libera. Dopo una recente ispezione a Patrasso osservazioni su porte, luci, piano di soccorso. L’armatore si difende: ‘Anomalie immediatamente eliminate, il traghetto è sano” (p. 4).
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3. PIÙ LICENZIAMENTI PER TUTTI?
Tiene ancora banco l’applicabilità del Jobs Act al pubblico impiego, dopo che il premier ha detto al Quotidiano nazionale che sarà il Parlamento a pronunciarsi a febbraio sull’argomento. Corriere: “Scontro sul Jobs Act, spiazzati Poletti e Madia. Estensione delle norme alla Pubblica amministrazione. Palazzo Chigi si rimette all’Aula. L’attacco di Fassina” (p. 10). “Nuove regole anche per gli statali, così Renzi ha tenuto la porta aperta. Il premier ha voluto far saltare un comma che escludeva l’opzione” (p. 11).
La Stampa pone una questione fondamentale: “Lo strano caso del Jobs Act. Rischia di essere impugnato? I decreti sono appena stati approvati ma già si sollevano dubbi di incostituzionalità. Esperti, partiti e sindacati si interrogano sui rischi di violare il principio di uguaglianza” (p. 6). Uguaglianza di fronte alle fregature? Il Giornale attacca: “Il pubblico impiego resta ‘intoccabile’. Renzi è all’angolo. Maggioranza sul piede di guerra e renziani delusi per la rivoluzione a metà. Ncd e montiani attaccano. Il premier prova a sfilarsi: ‘Decide il Parlamento’” (p. 3).
4. AGENZIA MASTIKAZZI
Il Corriere dedica una pagina alla moglie di Re Giorgio e ai suoi preparativi per il trasloco. Titolo eroico: “Clio Napolitano: ora nella mia casa vera, indietro non si torna” (p. 12). Svolgimento con passaggi fondamentali: “Insomma, donna Clio non vuol dare alcuna enfasi teatrale a questo passaggio della sua vita di ‘coppia molto unita’. Preferisce trasmettere un’idea di ‘serenità e normalità’, anche se il rito delle valigie deve di sicuro sembrarle liberatorio, considerando la sua abitudine a ripararsi nell’ombra (sempre un passo dietro a lui e sempre in silenzio), la sua ansia di preservare la sfera privata e la sua proverbiale insofferenza per il protocollo”. Donna Clio santa subito, ma con discrezione.
5. ROMANZO QUIRINALE
Con tutto il rispetto per la Norman Atlantic, in testa ai pensieri del premier e dei partiti c’è sempre la partita per la successione di Re Giorgio. Repubblica: “I due forni di Renzi sul Colle. ‘Accordo anche con Grillo, con Fi il test sarà l’Italicum’. Il premier non ritiene difficile l’intesa con Berlusconi, ma lo preoccupano le divisioni degli azzurri. Il leader pensa di sottoporre anche ai Cinque Stelle la rosa di nomi che il Pd individuerà” (p. 16). Per il Messaggero, “Colle, Renzi vedrà Grillo. ‘Voglio un nome nuovo’. Il premier testerà la tenuta di Berlusconi sulle riforme, se non regge virerà sul M5S. E spunta la minaccia delle elezioni: con un Parlamento logorato si va al voto” (p. 11).
Sul fronte forzista, “Il veto di Toti su Prodi agita Forza Italia. I fittiani: in Aula si rischia un Vietnam. Polemiche dopo il pressing sull’ex governatore perché corra in Puglia: una trappola. Il consigliere politico: sulle Regionali serve disponibilità. E per lui spunta l’ipotesi Liguria” (Corriere, p. 13). Il Giornale scrive: “Berlusconi chiude a Prodi per il Colle: ‘Non serve al Paese’. Adesso il pericolo sono i franchi tiratori contrari al Nazareno” (p. 5).
Matteo Salvini, intervistato dalla Stampa, dice quello che questo disgraziato sito scrive da mesi: “Al Colle Berlusconi vorrebbe qualcuno che mettesse fine al ventennio di processi, condanne e quant’altro…Il che è umanamente comprensibile, ma politicamente per me inaccettabile” (p. 8).
Sul Foglio del lunedì, Giuliano Ferrara indica il modello tedesco e descrive il presidente che servirebbe all’Italia: “Un presidente all’apparenza sbiadito ma autorevole e garante di funzioni non direttamente politiche, che non abbia alle spalle una storia politica troppo spinta, ambizioni legate a disegni o memorie troppo pronunciati” (p. 1).
6. COME UN VERO BOSS
Pugno duro con Massimo Carminati, che non collabora con gli inquirenti. “Carminati a Parma nel carcere di Riina. L’avvocato protesta. ‘E’ un regime più duro’. Il boss dell’inchiesta ‘Mafia Capitale’ trasferito da Tolmezzo con il 41 bis. ‘Massima sorveglianza ma cure mediche” (Repubblica, p. 20). Stanno cercando di piegarlo?
7. A FUTURA MEMORIA
Registriamo a futura memoria questo impegno del ministro delle Infrastrutture: “Aumenti in autostrada. Lupi: ‘Non più dell’1,5%. I Ritocchi alle tariffe inferiori all’inflazione programmata” (Stampa, p. 9). Su molte tratte i concessionari hanno chiesto aumenti dell’8%. Vedremo chi vince.
Marina Maccanico Giorio Napolitano e la moglie Clio
8. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Passi avanti nella riforma del catasto, che secondo molti prepara nuove stangate sulla casa. Il Messaggero di Calta-mattone segue la faccenda con cura: “Nuovo catasto, la tassa è mobile del 25%. Ai primi di gennaio il decreto sulla riforma degli estimi, prime stime sugli effetti di aumento e riduzione del prelievo. Una partita a gettito totale invariato che però penalizzerà chi ha goduto di accatastamenti generosi, premiando gli altri. L’operazione, che riguarda 64 milioni di immobili, richiederà cinque anni di tempo” (p. 9).
9. ULTIME DA UN POST-PAESE
“Ippopotamo ucciso da un’auto. Il Circo Orfei: l’hanno fatto fuggire” (Corriere, p. 23). Capolavoro di liberazione animale nelle Marche. Quel che non poté il circo poté la Statale.
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