RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1 - LA VERA REGINA DEGLI SCACCHI
Riccardo Bruno per il “Corriere della Sera”
Ha visto la serie su Netflix?
«Le prime quattro puntate. Avevo già letto il libro, che preferisco. È fatta bene, fa capire com' è la vita di una giocatrice».
La nostra «Regina degli scacchi» si chiama Marina Brunello, ha 26 anni, è bergamasca ma dopo la laurea in psicologia è rimasta a Padova. Ha alle spalle una collezione incredibile di mosse vincenti: campionessa nazionale a 14 anni e 2 mesi, a 21 prima italiana a diventare Grande maestra, nel 2019 prima a conquistare anche il titolo di Maestro internazionale (assoluto).
Com' è la vita da scacchista?
«Si studia tanto, come si vede anche nella serie televisiva. Mi sono rispecchiata nella protagonista quando fa fatica a spiegare agli altri cosa sta leggendo. Capita anche a me con i miei amici, a volte rispondere è complicato».
Che cosa non le è piaciuto della fiction?
«La storia dell' alcol, nella realtà non funziona così. Nelle partite si è sempre al meglio, non ci si ubriaca prima. Il nostro è uno sport e valgono le regole degli sportivi».
Quanto si prepara?
«Gli scacchi sono il mio lavoro. In media 30 ore a settimana, ogni giorno mattina e pomeriggio. Leggo tantissimi libri, le raccolte delle partite commentate dai grandi maestri, analizzo le mosse migliori, poi studio le aperture, il medio gioco e il finale».
Ogni partita è una prova mentale ma anche di resistenza fisica.
«Si allena anche quella. Io corro tre volte alla settimana, il mercoledì gioco al calcetto, tranne in questo periodo. E sto attenta alla dieta».
Lei non è figlia, ma in qualche modo sorella d' arte.
«Mio fratello Sabino, più grande di 5 anni, si appassionò dopo un corso alle elementari. La nostra famiglia è di Rogno, Val Camonica. In paese a scacchi giocavano solo gli anziani al circolo, ma di sera e fumando, non era posto per bambini. Così ha insegnato a me e a mia sorella Roberta». ( Sabino oggi è Grande maestro, Roberta è stata campionessa italiana nel 2006 ).
Che cosa apprezza di più degli scacchi?
«Il lato creativo. C' è una base di studio, ma sta al giocatore trovare ogni volta qualcosa in più, un' idea originale frutto del proprio pensiero. E il carattere delle persone si rispecchia nel modo di giocare. Io sono emotiva, e si vede».
Il momento più bello?
«La medaglia d'oro all' Olimpiade del 2018. L'ultima partita sapevo che se vincevo ero sul podio. L'avversaria sulla carta era più debole di me, ma ero tesa, la notte prima non avevo dormito. Ho iniziato male, poi ho recuperato, alla fine sapevo che ero in vantaggio ma mancavano ancora una ventina di mosse. Avevo finito l' acqua e la cioccolata, mi sentivo stanchissima, è stata dura, ma quando è finita mi è tornata tutta l' energia».
E il peggiore?
«Nel 2017, un torneo in Turchia. Su 9 partite le ho perse tutte. E si mangiava malissimo, la pasta non sapeva di niente, dovevo coprirla di ketchup...».
Tra di voi c' è più rivalità o solidarietà?
«C'è competizione ma ci aiutiamo molto e ci diamo consigli».
Che cosa le hanno insegnato gli scacchi?
«A prendermi le responsabilità, il risultato dipende sempre dalle tue scelte. E impari a farti sempre la domanda: perché?».
Appunto: perché le donne non sono ancora al livello degli uomini?
«Cinquant' anni fa una giocatrice era vista in modo strano. Ancora adesso siamo poche (appena il 7,5% tra i tesserati alla Federazione scacchistica italiana, ndr ), di conseguenza è più difficile emergere».
Lei è stata ammessa al campionato italiano assoluto, unica donna.
«E non sono arrivata ultima. Ho fatto patta con chi poi ha vinto, e battuto il campione uscente. Ma la qualità del mio gioco non era sufficiente a fare di più».
Ci riproverà?
«Certo, bisogna sempre provare a migliorarsi».
walter tevis la regina degli scacchi
2 - RIVINCITA DEGLI SCACCHI: BOOM DI NUOVI GIOCATORI (GRAZIE ALLA SERIE TV)
Simonetta Caminiti per “il Giornale”
Il potere dello schermo e delle storie, ai tempi del lockdown. In Italia, su Netflix, è sbarcata da meno di un mese la miniserie La regina degli scacchi, ma l'impatto che potrebbe aver avuto tra i cittadini del mondo, di quarantena in quarantena, lo racconta il sito americano Chess.com. «Il numero di nuovi giocatori di scacchi è cinque volte superiore a quello dell'anno scorso spiega alla BBC Nick Barton, alla direzione del settore economico del sito-web di scacchi più importante del mondo.
In molti pensano agli scacchi come a un vecchio cliché: sono convinti sia un passatempo per gente noiosa, o per i classici nerd, appassionati di giochi stravaganti; ma noi abbiamo sotto gli occhi una realtà diversa. Parlo con i giocatori più bravi ogni giorno, e hanno tutti forti e solide personalità, come in qualsiasi altra professione o passione. Certo, portano nel gioco a scacchi il loro approccio alla realtà, e ovviamente il lato eccentrico non manca.
Ma prosegue Barton l'anno scorso di questi tempi avevamo 20mila nuovi utenti al giorno: oggi sono 100mila ogni 24 ore, vale a dire cinque volte di più». E l'influenza di questa miniserie campionessa di incassi non sfugge agli osservatori del fenomeno né è negata dai bambini, sempre più numerosi tra le fila di chi siede al computer per una partita a scacchi. La storia di Beth, prima nel romanzo di Walter Tevis (1983) poi nella fortunatissima serie cult (2019) è una partita nella partita: combattendo la propria dipendenza da alcol e psicofarmaci, dopo un'infanzia da orfana in un istituto degli anni Cinquanta, la protagonista diventa una campionessa di scacchi.
harry melling anya taylor joy la regina degli scacchi
Già in tenera età, il prodigioso talento nel gioco la redime da se stessa e da un destino complicato. Curioso scoprire che la fantasia di scrittore e sceneggiatori incontra un nome e un cognome reali: una storia molto simile, infatti, è quella della Anna Rudolf (trentatré anni oggi) era una enfant-prodige a soli quattro anni negli scacchi, e una campionessa planetaria oggi. Oltre ad aver vinto numerosi tornei, è la più popolare commentatrice di partite di scacchi nel suo Paese.
Non solo appannaggio degli uomini, quindi, questo hobby che il lockdown ha fatto esplodere; il testa a testa silenzioso per eccellenza, l'agone che allena mente e mani a non sbagliare mossa, a disporre delle pedine su una strada in bianco e nero nella quale tutto è possibile. Dieci anni fa, il maestro e campione inglese Malcolm Pein aveva istituito un'attività di beneficenza nelle scuole e nelle comunità di recupero, basata proprio sugli scacchi.
Ma, se la pandemia ha reso difficile l'insegnamento del gioco in presenza, la scacchiera è diventata una star del web. Forse, proprio pensando a questa storia di rivalsa femminile e genio che supera se stesso nella serie tv, Nick Barton ha commentato che: «non è possibile parlare del vissuto dei singoli giocatori, delle loro esperienze pregresse con sostanze stupefacenti o dipendenze di vario genere: ma resta un dato straordinario come questo vissuto influisca nello stile dei giocatori».
E non si può fare a meno di osservare quanto la clausura domestica, messa a punto dai mezzi virtuali, stia agevolando la nuova ribalta dell'antico, della semplicità dal fascino invincibile e terapeutico dei vecchi giochi. Il volto di Anya Taylor Joy (interprete de La regina degli scacchi che, per uno scherzo del Caso somiglia molto alla ungherese Anna Rudolf) invoglia anche le nuove leve di sesso femminile a misurarsi con un mondo che ignoravano, e che per i loro nonni era un passatempo per fuoriclasse.
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