
DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN…
1- LA NUOVA DC
"Non avendo dato prove dello sperato pentimento" il Vaticano ha sparato la scomunica del Presidente Patonza e anche se non l'ha fatto con la formula di rito nelle parole del cardinal Bagnasco c'è una condanna senza appello.
Bisogna risalire al 2006 quando da Oltretevere fu cacciata la pecora "nera" del vescovo Milingo per trovare parole così forti, ma in fondo i peccati del povero vescovo dello Zambia con la coreana Maria Sung, sono sembrati poca cosa rispetto agli sberleffi sacrileghi del Cavaliere. Anche Enrico VIII fu scomunicato nel â500 per le sei mogli e in tempi più recenti il re Vittorio Emanuele II si beccò tre scomuniche da Pio IX per la politica ostile della Chiesa, poi fu la volta dei "comunisti" sui quali si abbattè l'anatema nel luglio del '69.
Sono queste le vicende più cariche di significato politico e i tuoni di Bagnasco fanno intravedere effetti politici di portata storica. Molti sono convinti infatti che la Chiesa stia preparando un nuovo soggetto culturale e sociale in grado di aggregare i cattolici moderati. E a questo proposito Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, parla sul "Corriere della Sera" di una "nuova partita dei cattolici laici" e non di un nuovo partito.
Certo, personaggi come Savino Pezzotta stanno lavorando da anni per creare una versione moderna della vecchia Democrazia Cristiana. Su questa ipotesi l'ex-leader della Cisl già alle elezioni politiche del '72 si candidò alla Camera con il Movimento Politico dei Lavoratori che naufragò con 117 preferenze, ma non è questo il percorso che intende seguire l'esile Bagnasco, un uomo che ha la stessa età (69 anni) del forforoso Pezzotta.
Per saperne di più bisognerà aspettare la metà di ottobre quando un gruppo di personaggi vicini al Segretario della Cei si incontreranno in un convegno a porte chiuse a Colle Montesanto in un convento sulle alture di Todi che risale al 1235. A dare la notizia per primo di questo summit superiservato è stato a sorpresa il "laico per eccellenza" Eugenio Scalfari durante la trasmissione di ieri sera con Lilly Gruber. La rossa giornalista non ne sapeva nulla e Scalfari, evidentemente bene informato, ha evitato di snocciolare i nomi dei partecipanti.
Per adesso si sa che nel monastero umbro arriveranno il rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, altri esponenti delle associazioni cattoliche e due personaggi interessanti. Il primo si chiama Bernard Scholz, un tedesco di 51 anni che è consulente della Fondazione per la sussidiarietà vicina al potente movimento di Comunione&Fatturazione. Il secondo invitato è nientemeno che Corradino Passera, il banchiere di IntesaSanPaolo. Non si conosce la ragione per cui il banchiere comasco parteciperà ai lavori, ma non è un mistero che la sua banca ha sempre sponsorizzato generosamente i Meeting di Rimini e altre iniziative del mondo cattolico.
Dal convento dovrebbe uscire fuori un Manifesto che indichi nuovi percorsi favorevoli alla nascita della nuova classe dirigente. La presenza di Passera, che finora non ha fatto pronunciamenti politici precipitosi, fa capire comunque che il furbo banchiere ex-McKinsey preferisce il grembo dei moderati a quello della sinistra dove Alessandro Profumo si è buttato a capofitto.
2- SULLE RICETTE ECONOMICHE SUPERMARIO MONTI NON HA UNO STRACCIO DI IDEA
Chi ha visto ieri sera Mario Monti nel salotto dell'"Infedele" di Gad Lerner si è chiesto la ragione per cui l'economista varesino abbia deciso di esternare.
Su questo interrogativo corrono due versioni. La prima è che il rettore della Bocconi (la madre di tutti i sapientoni) sia stato colpito dalla sindrome di Narciso nella quale sono già caduti numerosi colleghi (primi fra tutti Giacomo Vaciago, Stefano Boeri e il triste Quadrio Curzio). Se fosse vero bisognerebbe spiegare a SuperMario che il Narciso della mitologia greca fece una fine tragica quando si innamorò della sua immagine riflessa in uno specchio d'acqua.
La seconda versione è più seria anche se il mondo accademico conosce la vanità dell'uomo che molti hanno indicato come il "podestà forestiero". In realtà se si vuole trovare una risposta all'omelia pronunciata dal bocconiano, bisogna fermarsi al rifiuto dichiarato di spendersi per un governo tecnico. Durante gran parte della trasmissione lo sforzo di Monti è stato impiegato per sgombrare il terreno da questo equivoco e per caldeggiare soprattutto un governo di emergenza "in grado di rompere la logica dei privilegi e delle corporazioni".
Questa - a suo avviso - sarebbe una strada squisitamente politica che non ha nulla a che vedere con un governo tecnico, e potrebbe evitare quel passaggio dal declino alla decadenza che rischia di compromettere le sorti del nostro Paese. Il professore di Varese non se l'è sentita però di chiedere un passo indietro al Presidente Patonza ("non so rispondere") e a proposito di Tremonti ha dato un giudizio "ottimo" sulla politica del rigore che ha contenuto il disavanzo, ma con parole dolci ha parlato di carenza di una visione strategica sui temi della crescita e della concorrenza.
Anche in questo caso però ha bacchettato il "culto della crescita" che ormai è diventato la parola d'ordine per mandare a casa il povero Giulietto, e con parole tortuose ha detto che l'Italia non è cresciuta negli ultimi dieci anni così da non poter imboccare da sola la strada dello sviluppo. Poi, dopo aver sostenuto che l'euro non è affatto in crisi, ha dato qualche colpetto alla politica della Francia e della Germania senza citare, nemmeno per un attimo, il pressing che il tandem Obama-Geithner sta facendo sull'Eurozona.
A questo punto era inevitabile che qualcuno nel salotto di Gad Lerner rompesse lo specchio di Narciso, e questo compito se l'è preso Massimo Mucchetti, l'editorialista del "Corriere della Sera" che con garbo ha definito le idee di Monti interessanti perché "colpiscono sul piano etico", un modo elegante per dire che sulle ricette economiche SuperMario non ha uno straccio di idea. L'intervento di Mucchetti è apparso una sottile provocazione alla quale l'economista doc ha saputo dare soltanto una risposta politica.
3- IN BANKITALIA SCOCCA L'ORA DI FABIO PANETTA
Alla Banca d'Italia aspettano che si chiuda una volta per tutte la designazione di Fabrizio Saccomanni alla poltrona di Governatore.
Ormai non dovrebbero esserci più colpi di scena e secondo tutte le previsioni il tandem Napolitano-Draghi uscirà vincitore rispetto all'accoppiata Tremonti-Grilli. Nei corridoi di via Nazionale c'è un uomo piuttosto giovane e dall'aria pacifica che è sulle spine. Si chiama Fabio Panetta, un alto funzionario che dopo un master alla London School of Economics ha ricoperto incarichi presso vari organismi internazionali fino a diventare condirettore centrale della Banca d'Italia con l'incarico di capo del Servizio Studi di Congiuntura e Politica Monetaria.
Il buon Panetta non ha passato questi anni piegato sui libri perché ha ricoperto anche la funzione di "accompagnatore personale" del Governatore nei summit internazionali e nelle riunioni del Consiglio Direttivo della BCE. Adesso è arrivato per lui il momento di fare un salto di qualità molto importante perché con l'uscita di Draghi entrerà a far parte del Direttorio di Bankitalia accanto a Saccomanni, Ignazio Visco, Annamaria Tarantola e Giovanni Carosio, un napoletano 66enne con quattro figli che lavora in Banca d'Italia dal 1970. Tra i meriti che vengono riconosciuti a Panetta vi è quello di aver intravisto fin dal giugno dell'anno scorso la crisi della Grecia.
4- TRA POCHE ORE POTREBBE CONCLUDERSI LA CARRIERA IN BANCA DI MASSIMO PONZELLINI
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che tra poche ore potrebbe concludersi la carriera in banca di Massimo Ponzellini, il presidente della Popolare di Milano che ha giocato da furbastro per mantenere la sua poltrona.
Nella telenovela da cui la banca esce con un'immagine a pezzi, ParaponziPonzellini ha trovato il sostegno più forte nell'attuale direttore Enzo Chiesa, il bocconiano che punta a diventare direttore generale. Che la terra tremi sotto la poltrona di Ponzellini è dimostrato dal fatto che ha chiesto di conoscere i termini esatti della sua liquidazione. E pare che sia rimasto piuttosto sorpreso quando ha saputo che, secondo le direttive emanate l'anno scorso dalla Banca d'Italia (dove nessuno lo ama), non avrebbe diritto ad alcun compenso straordinario".
5- PONZA, BEL SUOL DI APPALTI
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che Alda Fendi, proprietaria di quattro ville a Ponza, sta seguendo con molta attenzione le vicende che hanno portato all'arresto del sindaco e di due assessori per traffici negli appalti.
Sembra infatti che la vicenda non sia conclusa e che i magistrati stiano indagando su 39 milioni di contributi pubblici concessi negli ultimi dieci anni ad altri soggetti privati".
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