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«Negli anni 60 il mantra era uno solo: sesso, droga e rock ‘n roll. Due mi piacevano molto, la terza non faceva per me». Roger Daltrey, frontman dei The Who, si racconta in una lunga autobiografia, “Thanks a lot Mr Kibblewhite”, in cui racconta il suo rapporto con la droga, con le donne e con il chitarrista Pete Townshend.
«Alla fine di quel decennio stavamo vivendo in un mondo in cui sesso e droga erano disponibili in abbondanza» racconta Daltrey, che scoprì presto che la droga non faceva per lui. «Non riuscivo a cantare, quindi non mi drogavo. Ma mi piaceva il sesso e mi piacevano le groupie».
Nel giorno del suo 50° compleanno, Daltrey ricevette un biglietto e una fotografia da una ragazza carina che sembrava straordinariamente simile a lui. Era sua figlia, ma lui non l’aveva mai conosciuta.
Non ricordava nemmeno di aver incontrato sua madre, ma senza dubbio la mamma della ragazza non dimenticò mai di aver incontrato lui. Negli anni scoprì che c’erano altri tre figli avuti con altre tre donne in quel periodo.
«Guardando indietro, avrei potuto fare le cose in modo diverso - scrive - Ero giovane. Ero arrogante ed ero ignorante. E sì, mi stavo divertendo».
Nella sua autobiografia, “Thanks a lot Mr. Kibblewhite”, appena pubblicata, il cantante degli Who Roger Daltrey ricorda che nel 1973 pensava di avere ucciso, in una rissa, il chitarrista della band Pete Townshend.
L’episodio è riportato da Vulture. Al tempo la band inglese stava preparando il tour dell’album “Quadrophenia”, Daltrey dice che la tensione in studio era salita parecchio, date alcune lungaggini nella realizzazione di un filmato promozionale lui aveva espresso il proprio disappunto.
Racconta nel libro Roger Daltrey: "Pete, alimentato dalla parte migliore di una bottiglia di brandy, si è acceso come un petardo. Era davanti alla mia faccia e mi spingeva. ‘Farai quello che ti è stato detto", sogghignò. Questo non è il modo in cui mi si parla, ma sono indietreggiato. I roadie sapevano di cosa ero capace, così mi trattennero. "Lasciatelo andare!", urlò Pete. "Lo uccido quel piccolo stronzo".
Mi lasciarono andare. La cosa che so e che una chitarra mi è fischiata accanto all'orecchio, quasi scrivendo la parola fine sugli Who. Non mi ero ancora vendicato, ma iniziavo a sentirmi deluso. Mi aveva chiamato piccolo stronzo, dopotutto...Dopo avere schivato un altro gancio sinistro, ho risposto con un uppercut alla mascella. Pete è andato su e indietro come se fosse stato fulminato. E poi cadde a terra, picchiando la testa. Pensavo di averlo ucciso."
Quello fu il momento in cui il boss della loro nuova casa discografica americana comparve in studio. "Al primo incontro con la sua nuova band il cantante mette fuori gioco il chitarrista. "Mio Dio!" disse. "È sempre così?" "No", disse Keith (Moon, il batterista degli Who). 'Oggi è uno dei loro giorni migliori.'"
Daltrey ha poi accompagnato Townshend all’ospedale in ambulanza sentendosi ‘tormentato dal senso di colpa’. "Sono stato io ad essere stato attaccato, ma in qualche modo ho finito per sentirmi responsabile".
I due fecero pace per un po'. Chiosa Daltrey: "Per tutto il resto della mia vita l’ho sentito incolparmi per un punto pelato sulla sua testa".
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