oliver stone

OLIVER STONE CONFESSIONS: “HO AVUTO DUE DIPENDENZE: LA COCA E MIA MADRE. SESSUALMENTE PERÒ MI PIACEVANO LE SUE AMICHE, UNA ASSOMIGLIAVA A LIZ TAYLOR..." - AL PADRE MISE DELL’LSD IN UN COCKTAIL: “VOLEVO FAR ESPLODERE LA SUA MENTE COSÌ RAZIONALE” - LA PRIMA NOTTE DI NOZZE CON LA SECONDA MOGLIE ANDATA IN BIANCO: "NULLA È SPECIALE QUANDO SI HA UNA TOSSICODIPENDENZA. ANCHE IL SESSO. LA SCRITTURA DI 'SCARFACE' SONO RIUSCITO A FINIRLA SOLO PERCHÉ MI RIFUGIAI A PARIGI: NESSUNO USAVA DROGHE LÌ ALL’EPOCA" - E POI L’UOMO UCCISO IN VIETNAM, VARGAS LLOSA E LA DELUSIONE PER VENEZIA ’94 – LIBRO+VIDEO

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Da video.corriere.it

 

oliver stone

Oliver Stone ha scritto un film che non girerà mai. Perché? Perché è troppo personale: è un film d’amore per la madre, descritto come una droga, e d’amore per il cinema, dove di droga ce n’era troppa, tanto che per finire di scrivere Scarface è dovuto fuggire a Parigi.

 

E poi Stone racconta dell’uomo che ha ammazzato in Vietnam, di quando credeva in Dio, delle lezioni di Scorsese, gli alti e i bassi con Al Pacino, la gioia per gli Oscar e la felicità per la paternità inattesa... Il regista ha trasformato questa storia in un diario romanzato: nulla è inventato, ma la memoria va avanti e indietro nel tempo, come un film nella sala di montaggio.

 

Il libro si chiama Cercando la luce, esce da La Nave di Teseo il 27 agosto, e sul numero di 7 in edicola e nell’edizione digitale del Corriere della Sera sarà possibile leggere il brano in cui Stone racconta cosa ha significato aver ucciso un uomo in Vietnam (era partito volontario dopo una crisi dovuta al divorzio dei genitori). Assieme a un’intervista che ha rilasciato a 7, disponibile in parte su CorriereTv.

oliver stone con i genitori

 

A 7 il regista premio Oscar per Platoon e Nato il 4 luglio racconta i propri desideri più inconfessabili: d’amore, per la madre, di morte, per il padre. «Mia madre era come una droga, quando non c’era le volevo bene ancora di più. Ammetto questi impulsi perché penso li proviamo tutti e non è giusto nascondersi. Sessualmente però mi piacevano le sue amiche, una assomigliava a Liz Taylor, come la mia attuale moglie». L’istinto omicida verso il padre l’ha invece sublimato mettendogli dell’LSD in un cocktail: «Un giorno feci scivolare nel suo scotch con ghiaccio una dose di Lsd Orange Sunshine, con l’intento di far esplodere la sua mente così razionale».

oliver stone

 

Che però ha retto benissimo. Stone, che oggi è padre di tre figli ed è sicuro che non faranno gli stessi errori, parla della sua dipendenza dalla cocaina. «Negli Anni 70 e poi 80 era popolare a Hollywood. Inizialmente la prendevo alle feste, sembrava a posto, ma crea dipendenza. Stava distruggendo le mie cellule cerebrali. Lavoravo a un copione, dal libro Wilderness di Robert Parker, che non vide la luce. La scrittura di Scarface sono riuscito a finirla solo perché mi rifugiai a Parigi: nessuno usava droghe lì all’epoca, era inverno, c’era freddo, buon cibo, belle amicizie».

 

Nel libro racconta anche della prima notte di nozze con la seconda moglie andata in bianco: «Nulla è speciale quando si ha una tossicodipendenza. Anche il sesso. Tutto si appiattisce. Ci si annoia con la cocaina, perché ci si fa sempre ed è uno sballo, poi ci si annoia degli sballi ed è questo che mi è capitato. Sei sposato e non riesci nemmeno ad eccitarti; per chiunque assuma cocaina il sesso può essere bello qualche volta, ma raramente. È un disastro per lo più». La gioia più inaspettata? Quando la seconda moglie restò incinta, Stone era al settimo cielo.

oliver stone

 

 «La notizia più bella che desiderassi, più reale dei miei film». Vissuta in prima fila: «In sala parto ero come il terzo incomodo, che guarda. Cercavo di rendermi utile, stringendo la mano a mia moglie con tutte le forze. Quando è uscito il bimbo temevo stesse morendo, con tutti quegli urli, e invece no! Si rotolò sul tappetino come un lottatore di aikido e vidi che era maschio!».

 

oliver stone

Una delusione che non si cancella, è quella per Venezia, nel 1994. Con Assassini nati che ottenne un Gran premio della Giuria ma non vinse il Leone d’oro. «Mi ha spezzato il cuore quella vicenda. Il presidente era Lynch, in giuria c’era Uma Thurman, alla proiezione il pubblico era esaltato, gridavano “bravo, bravo”, dieci minuti di applausi. Ma il giorno dopo uscì sui giornali una frase di Vargas Llosa, che era in giuria, che diceva del film: “Per fargli vincere un premio devono passare sul mio cadavere”. Uno scandalo, i giudici non dovrebbero pronunciarsi prima del verdetto… Ma è andata così».

 

 

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