ornella muti

“L’AMORE MASCHILE È SEMPRE STATO IL FULCRO DELLA MIA VITA, ADESSO BASTA. VOGLIO FARE QUELLO CHE VOGLIO: ANDATEVENE AL DIAVOLO” – ORNELLA MUTI, CHE IL 7 MAGGIO RICEVERA’ IL PREMIO DAVID SPECIALE, APRE LE VALVOLE: “HO CAPITO CHE, NEI RAPPORTI, PREVALEVA LA VOGLIA DI GESTIRMI, DI SCHIACCIARMI, MI SONO PIEGATA ALLE DECISIONI ALTRI, HO CAMBIATO ME STESSA PUR DI ESSERE AMATA” – “IL FILM ’CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA’, GIRATO IN COLOMBIA, È STATO FATICOSO: TANTA GENTE PERSE LA TESTA, ERAVAMO NELLA PATRIA DELLE DROGHE E…”

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Estratto dell’articolo di Fulvia Caprara per “la Stampa”

 

[…] Ornella Muti ha trovato la ricetta della felicità, forse anche grazie a quel difetto che Marco Ferreri, con la sua celebre veemenza, non smetteva di rimproverarle: «Era una persona particolare, appena vedeva una fragilità ci infilava il dito. A me diceva sempre che ero troppo Disneyland».

 

Che vuol dire?

«Sono una tipica donna pesci che ama vivere in un mondo fatato dove tutto è meraviglioso. Lui, invece, continuava a ripetermi di stare con i piedi per terra, guardare in faccia la realtà. Aveva ragione. Solo che io non riuscivo a capirlo, era troppo presto, invece di starlo a sentire mi sono offesa. Quando si è giovani si tende spesso ad essere presuntuosi».[…]

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Adesso il difetto le è passato?

«Non del tutto, anche se di botte in faccia ne ho prese eccome, proprio perché non mi piaceva vedere il mondo com'è davvero. Mi sono fatta dei film in testa, non sono stata obiettiva e quindi non ho mai potuto incolpare nessuno se non me stessa. Il lavoro bisogna farlo su di sé».

 

[…] Ha una carriera splendida, il 7 maggio riceve il David Speciale. Cosa la fa più contenta?

«La motivazione del premio, che è molto semplice, a me gli arzigogoli non sono mai piaciuti, mi fanno pensare che si stia esagerando»

 

Dal suo mestiere, ha avuto tutto quello che merita?

«E' facile piangersi addosso, la realtà italiana è questa, nascono spesso piccoli personaggi che levano il posto a chi magari si è fatto un cu… come una capanna… ma io sono felice, non sono una che rosica».

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Che posto ha avuto l'amore nella sua vita?

«E' sempre stato il fulcro di tutto, parlo dell'amore maschile. Ero convinta che senza non avrei potuto vivere e così è stato, per tanto tempo. Poi ho capito che, troppo spesso, nei rapporti, prevaleva la voglia di gestirmi, di schiacciarmi, mi sono piegata alle decisioni altri, ho cambiato me stessa pur di essere amata. Adesso basta. Voglio fare quello che voglio, andatevene al diavolo, non amatemi più. Ho un sacco di altri amori, i figli, i nipoti, i cani, i gatti, gli alberi…perché devo fermarmi su uno che magari sta lì a dirmi "e perché hai fatto così? E perché hai salutato in quel modo?»

 

Se le capitasse una nuova, grande passione ?

«Nella vita non si può mai prevedere nulla, se incontrassi qualcuno domani, bè… penso che faticherebbe molto. Uno perché dovrebbe convincermi che non mi sta prendendo per i fondelli, due perché, tra lavoro e famiglia, la mia è una vita molto piena, non so se riuscirei a trovare spazio per uno che magari ne vuole molto».

 

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[…]

Parla spesso di sua figlia Naike, l'ha avuta giovanissima e avete un rapporto speciale. Con gli altri figli come va?

«Sembra sempre che abbia una figlia sola, perché Naike è stata la mia "sorellina", e forse non è stato un bene, perché ha avuto, appunto, una mamma-sorella. Gli altri figli hanno vissuto la vicinanza del padre, è stato diverso. Li amo tutti, naturalmente le due femmine pensano che io favorisca il maschio, ma io sono orgogliosa di ognuno di loro. Carolina, poi, ha avuto il percorso più difficile, ha due bambini ancora piccoli che hanno vissuto il trauma di perdere il padre. Legge i copioni che mi arrivano, mi consiglia, ha sempre mille cose da fare, Naike vive con me, mi accompagnerà lei alla serata dei David».

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[…] Con Francesco Rosi girò in Colombia Cronaca di una morte annunciata. Come andò?

«Sono sempre stata un soldatino. Quel film è stato faticoso, non eravamo abituati a quei caldi tropicali, c'erano le luci, gli abiti d'epoca, morì il truccatore… un set difficile, anche perché tanta gente perse la testa, eravamo nella patria delle droghe…Il mio partner, Rupert Everett, era fantastico, ma aveva un carattere complesso. Vedevo le difficoltà di Rosi, e nello stesso tempo, mi rendevo conto di essere in un posto meraviglioso, ho cercato di restare positiva, di non diventare un altro problema. Ho sempre avuto un gran senso di adattamento, il bello è anche negli ostacoli».

 

E il Viaggio di Capitan Fracassa di Ettore Scola ?

«Anche lì tante difficoltà, le attese erano molto lunghe, c'erano attori che svalvolavano. Io aspettavo, senza problemi». […]

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