FLASH! – MARIA ROSARIA BOCCIA CONTRO TUTTI: L’EX AMANTE DI GENNY-DELON QUERELA SANGIULIANO (GIÀ…
Marco Giusti per Dagospia
Diciamo una sorta di Mostro della Laguna Nera? Un remake acquatico di La Bella e la Bestia? Beh, è tutto questo e forse anche qualcosa in più questo gran ritorno di Guillermo Del Toro all'horror romantico, La forma dell’acqua, forte di ben 13 nominations agli Oscar, di 2 Golden Globe vinti, di 11 nominations ai Bafta, del Leone d’Oro a Venezia, amato dai critici di mezzo mondo, triondo dell’ultracinefilismo nerdista, che il nostro pubblico vedrà il giorno di San Valentino.
Anche perché di storia d’amore, seppur bizzarra e bagnata, si tratta. Tutto si svolge durante gli anni della Guerra Fredda, primissimi anni ’60. Elisa Esposito, una strepitosa Sally Hawkins, orfanella di origine italiane dimessa e bruttina, ma soprattutto muta, vive in un appartamentino sopra al cinema Orpheum, dove si proiettano assieme peplum, come The Story of Ruth, e simpatici horror, come Mardi Gras.
Accanto a lei abita un cartellonista sfigato, Giles, interpretato da Richard Jenkins, fissato per Audrey Hepburn, i film del passato e innamorato con poche speranze di un giovane barista. Elisa lavora come donna delle pulizie, in coppia con una debordante Zelda di Octavia Spencer, in un segretissimo laboratorio dell'aeronautica, dove si sta studiando un essere misterioso catturato in Sudamerica.
La Cosa, cioè l’uomo pesce, interpretato da Doug Jones, è sorvegliato da Strickland, un cattivissimo poliziotto violento e razzista, il grande Michael Shannon, e studiato dal dottor Hoffmeister, Michael Stuhlbarg, ormai immancabile in ogni film, che è in realtà un doppiogiochista russo, diviso tra l'amore per la scienza e il partito.
Tra Elisa e l'uomo pesce nasce subito l'amore, contrastato ovviamente dalla guerra tra americani e russi, dalla violenza del momento, ben espressa dal torvo Strickland. A un certo punto, ovviamente, tutti vorranno eliminare il diverso, il mostro. Tutti meno i nostri eroi. Quando in un film metti assieme una creatura mostruosa e una donna, si sa più o meno come vanno a finire le cose.
Come nei suoi due grandi horror spagnoli, Il labirinto del Fauno e La spina del diavolo, anche qui Del Toro costruisce un horror politico legato a un preciso momento storico, la conquista dello spazio, le lotte per i diritti civili in Alabama.I cattivi sono personaggi forti e contorti. E l’unica via d'uscita all'odio razziale è nell'amore romantico e nella fascinazione del mostruoso.
Pieno di ben precisi riferimenti cinematografici e musicali, il film è una delizia per gli spettatori più cinefili, ma è anche, come abbiamo detto, una grande favola romantica. Sally Hawkins e Michael Shannon sono magnifici, i loro personaggi, ha detto più volte Del Toro, sono scritti per loro. Ma rubano spesso la scena sia Octavia Spencer che Richard Jenkins, ai quali spetta il compito di smorzare comicamente la drammaticità della storia.
Del Toro non solo riesce a giocare sulla commedia nei momenti drammatici, ma riesce a farci passare perfino le masturbazioni di Sally Potter come momenti romentici. E’ vero che non è un film innovativo, ma rimane un esercizio di altissima classe e una grande favola romantica. Assolitamente imperdibile. E difficilmente battibile agli Oscar…
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