mussolini claretta e francesco saverio petacci

IL PADRE DELLA PETACCI? RACCOMANDATO DAL DUCE – CLARETTA CHIESE A BENITO MUSSOLINI DI INTERVENIRE PER UNA CAUSA CHE INTERESSAVA IL PAPA’ PROFESSORE. DOPO CHE PERSE IL LAVORO, IL DUCE LO INFILO’ AL "MESSAGGERO": I SUOI ARTICOLI IN DIFESA DELLA RAZZA ERANO CORRETTI DAL CAPO DEL FASCISMO – NEI SUOI INTERVENTI SOSTENEVA CHE IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO ERA INDISSOLUBILE (ENTRAMBE LE SUE FIGLIE SI ERANO SEPARATE) – LA GAFFE DI QUEL GIOVANE CRONISTA...

Mirella Serri per il "Fatto quotidiano"

claretta petacci

 

Erano un' antica famiglia di aristocratici, i Petacci. La madre Persichetti si vantava di essere una lontana parente di Pio XI , mentre il medico pontificio Francesco Saverio aveva come antenato Anselmo Petazzi o Pettazzi, che nel 1384 si era fatto notare per il suo coraggio da Leopoldo d' Austria.

 

Circa cento anni dopo un altro nobile si era conquistato il castello di San Servolo vicino a Trieste. Per sottolineare le blasonate ascendenze, Myriam, attrice esordiente a Venezia, adotterà il nome di Miria di San Servolo, facendo sbellicare dalle risate la platea della Mostra internazionale d' arte cinematografica dal momento che l' isola lagunare di San Servolo ospitava il manicomio.

 

lettera di mussolini a claretta petacci

Sebbene frequentasse il Duce da pochissimo tempo, Clara era già consapevole che la sua relazione non sarebbe stata solo un legame sentimentale ma che si sarebbe sviluppata come un fitto intreccio di interessi e di affari. Come reagiva il professor Petacci di fronte a una possibile ingerenza del presidente del Consiglio nel processo in cui era coinvolto? Il medico che lavorava Oltretevere era un gentiluomo all' antica, di maniere molto ossequiose, taciturno e severo professionista. Sembrava più interessato alla religione e alla dottrina di Esculapio che non ai profitti. In casa Petacci, più determinata appariva la mamma. Un donnone, così la descrive sua nuora Zita Ritossa, "sempre vestita di nero, dal colorito cadaverico, dal naso adunco e molto autoritaria".

claretta petacci.

 

Comandava a bacchetta Clara che si consultava con lei su tutto, persino sull' abbigliamento più consono alle varie occasioni. Il padre però, nonostante il suo riserbo e il mutismo a volte esasperante, era desideroso di prebende ed era dotato di una volontà tenace e ostinata.

 

francesco saverio petacci

Si era trovato in un contenzioso giuridico che lo opponeva alle Figlie di Nostro Signore al Monte Calvario (come registrano i documenti di archivio) presso la cui clinica Villa del Sole aveva lavorato per anni. Clara, nonostante non avesse ancora una assidua frequentazione con Ben, non ebbe alcuna remora nè pudore nel cercare di coinvolgere il presidente del Consiglio nonché capo del fascismo nei complicati affari privati di suo padre. Voleva far inclinare la bilancia della giustizia a favore del professore a scapito delle suorine. Di fronte al diniego di Mussolini di prender le parti del papà, Clara non si perse d' animo. Continuò a insistere perché il capo del governo ne sposasse la causa: "Le accludo la lettera di papà, che l' E.V. con tanto generoso interessamento ha richiesto".

francesco saverio petacci con claretta

 

Alla fine di dicembre del 1932, Mussolini, non avendo nessuna intenzione di determinare il risultato del processo, cercò però di trovare nuove fonti di guadagno per il professore: la segreteria del Duce inviò una serie di istanze perentorie alla Cassa nazionale per gli infortuni sul lavoro, alla Cassa nazionale per le assicurazioni sociali (che con regio decreto legge del 27 marzo 1933 sarà trasformata in Istituto nazionale fascista della previdenza sociale, Infps, di cui il primo presidente fu Giuseppe Bottai) e infine alla Croce Rossa italiana.

mirella serri claretta l'hitleriana

 

La segreteria invitava tutti e tre gli enti a "trovare un incarico di consulenza o di altro" al dottore Francesco Saverio Petacci. Dalle direzioni degli enti arrivarono cortesi ma fermi dinieghi. La spiegazione? Non riuscivano a trovare un posto adeguato in organico.

 

claretta petacci

La burocrazia opponeva resistenza alle richieste della segreteria del Duce. Mussolini trovò alla fine un incarico per il professore: si trattava di una collaborazione con Il Messaggero. Gli sarebbero stati pagati ben due articoli al mese, ciascuno retribuito in un primo momento con mille lire, che poi saliranno a duemila nel1941.

 

Era appena iniziata questa ben remunerata attività del professor Petacci quando un giovane cronista de Il Messaggero, arrivando nella sede del quotidiano romano in via del Tritone, chiese ad alta voce "di chi fosse quella pappardella che era stata pubblicata sul giornale il giorno prima".

CLARETTA PETACCI

 

Nella stanza dei redattori vociante e rumorosa scese il silenzio, i colleghi abbassarono la testa picchiando con forza sui tasti delle Olivetti Lettera 42. Lo sprovveduto giornalista fu portato in un angolo e sottovoce fu informato da chi fosse firmato l' articolo che aveva definito pappardella. Il responsabile della gaffe si precipitò a prodigarsi immediatamente in grandi elogi nei confronti dell' autore.

 

BENITO MUSSOLINI CLARETTA PETACCI

Non sapeva che, senza volerlo, aveva colpito una personalità ben più altolocata e prestigiosa del professor Francesco Saverio. Con il suo giudizio poco lusinghiero sull' articolo aveva offeso il Duce in persona. A intervenire, correggendo gli articoli del medico nei suoi esordi giornalistici, infatti fu lo stesso Mussolini. Ne rivedeva i testi: "Ho avuto un allievo, tuo padre. Gli correggo, tolgo le frasi di troppo, lo educo al giornalismo. Sono tanto contento di questo", confessò a Claretta. E promise: "Voglio fare senatore tuo padre gli farò fare delle conferenze. Bisogna che si svegli".

 

Benito Mussolini Claretta Petacci

Sul giornale capitolino il papà di Clara si schierò con dovizia di argomenti dalla parte del suo protettore e i suoi articoli affrontavano lo scabroso argomento della razza italiana e si spendevano in difesa del soldato italiano: "L' italiano di oggi dal polso fermo e dalla volontà di acciaio, ha di molto superato per la castigatezza e la temperanza le altre razze", scriveva offrendo fondamenti pseudoscientifici alle ideologie razziste.

 

"Ogni accoppiamento tra una negra e un bianco è fonte di degenerazione" e il matrimonio tra "ebrei e ariani può risultare poco fecondo", infatti "la razza ebrea è stata indebolita da matrimoni tra consanguinei". Nei suoi interventi giornalistici sosteneva, sempre con motivazioni pseudoscientifiche, che il sacramento del matrimonio era indissolubile [entrambe le sue figlie si erano separate dai rispettivi consorti dopo pochi mesi dalle nozze. Claretta poi ottenne l' annullamento in Ungheria]. Il papà ripetutamente deplorava "che le donne moderne si siano allontanate dalla sacra missione della maternità arrendendosi a un nevrotico istinto di piacere e nell' ansia di vivere".

CLARETTA PETACCI

 

benito mussolini

Condannava gli appetiti femminili rivolti fuori dalle mura domestiche che facevano dimenticare alle donne i loro doveri di madri [entrambe le sue figlie avevano relazioni extraconiugali e non erano madri]. Durante la seconda guerra mondiale, il professore, pur essendo molto religioso, non denunciò mai stragi e violenze ed esaltò sempre l' operato bellico di Mussolini, come l' invasione della Grecia: "Perché nessuno più di un medico può apprezzare l' estensione e la grandezza di questa vittoria della civiltà riportata dal genio italico impersonato dal Duce". Mentre incoraggiava e sosteneva l' affettuoso rapporto di papà con il presidente del Consiglio, Clara introdusse a Palazzo Venezia anche mamma Giuseppina e suo fratello Marcello.

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