DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Francesco Semprini per “La Stampa”
Ci risiamo. Ancora nel pieno delle polemiche per il film «The Interview», gli Stati Uniti finiscono di nuovo nel vortice delle critiche, attaccati direttamente dal governo di un altro Paese.
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GLI AGENTI DELLA CIA
È questa volta il Pakistan a puntare l’indice verso Hollywood, e in particolare verso Showtime, il canale della tv a pagamento che ospita «Homeland». La serie televisiva, ideata da Howard Gordon e Alex Gansa, e prodotta da Fox 21, racconta la storia di Carrie Mathison (al secolo Claire Danes) 007 della Cia con disturbi bipolari. Una fiction di successo premiata sia con gli Emmy sia con i Global Award, ma che nella sua quarta serie avrebbe superato i limiti della «decenza».
Almeno per le autorità pachistane, secondo cui l’immagine che ne esce del proprio Paese è quella di un «buco infernale», infestato di terroristi e popolato da gente ignorante e brutta. La diplomazia di Islamabad ha esaminato con cura i 12 episodi dell’ultima serie, prendendo nota di ogni singolo particolare che potesse rappresentare falsità od oltraggio. Finanche il fatto che la capitale sia stata dipinta come una giungla caotica di asfalto priva di spazi verdi, per di più perché si tratta di scene girate in realtà a Città del Capo, in Sudafrica.
«Calunniare una nazione che è partner di lungo corso degli Usa è un disservizio che mina la sicurezza degli interessi Usa e lo stesso popolo americano», dice in una nota Nadeem Hotiana, portavoce dell’ambasciata pachistana a Washington. La diplomatica spiega inoltre che «le reiterate insinuazioni secondo cui l’intelligence di Islamabad sia complice nel proteggere i terroristi è non solo assurdo, ma rappresenta un insulto al sacrificio compiuto da migliaia di pachistani nello svolgere servizi di sicurezza».
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INSULTI ALLA CASA BIANCA
Il monito giunge nel pieno delle polemiche sull’uscita di «The Interview», la pellicola satirica che racconta l’attentato a Kim Jong Un, e inizialmente ritirata da Sony Pictures in seguito alle minacce giunte dagli hacker al soldo di Pyongyang. Ed è proprio il regime nordcoreano a farsi sentire di nuovo, due giorni dopo la prima della pellicola, con un attacco a Barack Obama che viene definito «scimmia nella giungla», per la sua «sconsideratezza».
Il presidente viene considerato infatti «il vero colpevole» di tutta la vicenda, per aver forzato Sony a distribuire la pellicola indiscriminatamente». A conti fatti dicembre è stato un mese assai spinoso per Hollywood sul piano geopolitico. Ancor prima di «Homeland» e «The Interview» a sollevare critiche dalle zone calde del Pianeta era stato «Exodus: Gods and King». Il film di Ridley Scott, basato sulle vicende bibliche, è stato fortemente criticato e quindi vietato in Egitto, e più recentemente in Marocco, perché considerato «inaccurato dal punto di vista storico».
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