paolo cognetti

“I PENSIERI DI SUICIDIO ERANO ALL’ORDINE DEL GIORNO: CORDA E TRAVE CE L’AVEVO, DOVEVO CAPIRE SOLO COME SALIRE SULLA SEDIA” - LO SCRITTORE PREMIO STREGA PAOLO COGNETTI PARLA DELLA GRAVE DEPRESSIONE, DEL TSO (“È STATA LA MIA COMPAGNA A INSISTERE PER ANDARE IN PRONTO SOCCORSO, “TU STAI DELIRANDO”, DICEVA. HO PASSATO DUE SETTIMANE IN UN REGIME CARCERARIO”), DELLE FOTO DI LUI NUDO INVIATE AGLI AMICI: “UNA PROVA PER DISTINGUERE GLI AMICI VERI DAI FALSI” - I TROPPI SOLDI CHE AVREBBE REGALATO? “NE VADO FIERO, LI HO DATI A CHI NE AVEVA BISOGNO” - E I NUOVI CAPELLI ROSSO FUOCO? HO SBAGLIATO COLORE, CERCHERÒ DI TROVARNE UNO PIÙ SIMILE AL MIO NATURALE”

Daniela Monti per corriere.it - Estratti

 

 

paolo cognetti

La depressione, «restavo nella mia baita a guardare il soffitto, qualcuno provava a trascinarmi fuori, ma non mi importava più di niente, non c’era più amore né per mia madre e mio padre che erano lì ad accudirmi, né per il mio cane Lucky: il mio cuore era inaridito»; i pensieri di suicidio «erano all’ordine del giorno: la corda ce l’ho, la trave ce l’ho, devo capire come salire sulla sedia»; l’alcolismo «per lasciare la compagna con cui stavo da 12 anni c’è voluto tutto il mio coraggio e anche un bel po’ di alcol.

 

Ho vissuto da alcolista duro e puro: dal caffè corretto alle 8 di mattina all’ultimo whisky all’1 di notte, passavo tutto il giorno a bere, finché mi sono sbattuto fuori casa da solo». Il tradimento della sua montagna, «dopo l’ultimo libro, Giù nella valle , sono diventato il nemico: a Brusson, dove ho la baita, un bel po’ di gente si gira dall’altra parte quando passo».

 

Lo scrittore premio Strega Paolo Cognetti, 46 anni, è seduto al tavolino di un bar in via Sarpi, a Milano. È dimagrito, ha tagliato la barba e tinto i capelli di un rosso tiziano che non è il suo. «Sì, ho sbagliato colore — ammette — cercherò di trovarne uno più simile al mio naturale». Torna a parlare — lui che ai suoi lettori appariva così granitico, così saggio e risolto, uno che aveva imparato a vivere da solo e che sapeva guardarsi dentro — del suo anno difficilissimo, che si è aperto e chiuso con due ricoveri nel reparto di psichiatria del Fatebenefratelli di Milano, in trattamento sanitario obbligatorio a causa di «una grave depressione sfociata in una sindrome bipolare con fasi maniacali». 

 

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paolo cognetti

 

 

«Per qualche mese ho smesso di bere, ma poi mi sono detto: se sto così male, anche se ricomincio non potrà andare peggio, giusto? Ho ripreso e mi sono sentito meglio, ho recuperato energia e allegria, ma per il mio psichiatra stavo solo entrando in una nuova fase maniacale.

 

Nella sindrome bipolare c’è la fase depressiva e la fase maniacale: la fase depressiva fa schifo, nella fase maniacale hai mille idee al secondo, scriveresti dieci libri, e io ci sono ancora dentro. Ho detto allo psichiatra che non era urgente vederci, ho saltato una visita e mi sono trovato la polizia e l’ambulanza sotto casa. In ospedale non ho firmato l’accettazione delle cure ed è scattato il Tso. Ho passato due settimane in un regime che potrei definire carcerario». Le foto di lei nudo inviate agli amici?

 

«Una prova per distinguere gli amici veri dai falsi». I troppi soldi che avrebbe regalato?

paolo cognetti

«Ne vado fiero: li ho dati a chi ne aveva bisogno».

Il primo Tso a gennaio, «è stata la mia compagna a insistere per andare in pronto soccorso, “tu stai delirando”, diceva. Quando ho provato ad andarmene dall’ospedale mi hanno circondato in sette: ho fatto una denuncia per quell’episodio».

 

E i nuovi capelli rosso fuoco? «Nei giorni scorsi ho avvertito un cambiamento interiore. Una sorta di illuminazione e dovevo fare qualcosa perché il cambiamento trasparisse anche dal mio corpo in modo che gli altri vedendomi potessero pensare: ma cosa è successo a Paolo? È accaduto qualcosa nella sua vita?».

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