renzi documentario

LA PROVA DEL “NOVE” – IL DOCUMENTARIO DI RENZI SMOLLATO ALLA RETE DEL GRUPPO “DISCOVERY” È UN SIMBOLO DELLA PARABOLA DISCENDENTE DI MATTEUCCIO. PRESTA HA PROVATO A TRATTARE CON PIERSILVIO, MA CHIEDEVA TROPPI SOLDI (MEZZO MILIONE A PUNTATA) – E COSÌ L’EX PREMIER SE LA GIOCHERÀ CON SAVIANO, CHE SUL “NOVE” A MALAPENA RACCATTA L’1% DI SHARE DI TELEMORENTI…

IL DOCUMENTARIO DI RENZI SU FIRENZE

Francesco Borgonovo per “la Verità”

 

renzi florence

E pensare che aveva ottenuto anche la benedizione di Piero Angela: «Lui è uno che la sa lunga e ce la potrebbe fare. Anche se non credo che si occuperà di divulgazione scientifica», disse il celebre conduttore non più tardi dello scorso luglio. Ma erano ancora i tempi in cui, riguardo a Matteo Renzi, si favoleggiava di un esordio televisivo sulle reti Mediaset.

matteo renzi

 

In effetti, durante la conferenza stampa di presentazione dei programmi all' inizio di settembre, Piersilvio Berlusconi apparve parecchio propositivo: «A me piacerebbe avere il docufilm di Renzi sulle mie reti perché stimo Renzi», dichiarò. «Appena vedremo il prodotto vedremo se potremo averlo sulle nostre reti: io spero di sì».

 

renzi florence

Sembrava quasi che fosse fatta, si ventilava lo sbarco sul canale Focus o addirittura su Rete 4. E invece, a quanto pare, Mediaset ha «visto il prodotto» e ha deciso che non era cosa. Anche perché - come ha rivelato La Verità - le pretese di Renzi e Presta erano belle impegnative. Sulle prime si è parlato di 4 milioni di euro per 8 puntate, cioè 500.000 euro a puntata. Poi, di fronte al muro dell' azienda berlusconiana, la richiesta è scesa fino a 120.000 euro a episodio, per un costo complessivo inferiore al milione di euro.

 

In ogni caso, la notizia è che l' ormai leggendario docufilm renziano andrà in onda, come annuncia un comunicato stampa uscito ieri (e come il nostro giornale aveva anticipato mesi fa), «sul canale Nove del gruppo Discovery Italia».

 

matteo renzi lucio presta

La prima puntata, si legge ancora, «andrà in onda sabato 15 dicembre alle ore 21:25». In piena prima serata, dunque. E pensare che Lucio Presta (potenza catodica e produttore del documentario tramite la sua Arcobaleno Tre) aveva svelato alla Stampa alcune difficoltà legate proprio al posizionamento in prime time: «Queste puntate, otto, sono state pensate per la seconda serata mentre Mediaset vorrebbe lanciarle in prima». Sul Nove, alla fine, si vedrà un «progetto in quattro episodi da 90 minuti, è prodotto e distribuito da Arcobaleno Tre e scritto con Sergio Rubino».

 

RENZI PRESENTA IL TONDO DONI

Non ci sarà il cameo di Roberto Benigni, ma già si sapeva. Il comunicato della rete è a dir poco trionfalistico: «Firenze secondo me è un documentario sulla città in cui l' ex presidente del Consiglio è nato e cresciuto fino a diventarne sindaco. Un vero e proprio evento televisivo - dal forte respiro internazionale - che mostra lo splendore di un luogo unico, ricco di storia e di bellezza», declama.

 

«Le telecamere spazieranno da Palazzo Vecchio al cuore degli Uffizi , dal corridoio del Vasari alla Basilica di Santa Croce, da Palazzo Pitti al Giardino di Boboli. Un viaggio unico attraverso i luoghi simbolo del capoluogo toscano e il racconto degli avvenimenti storici che hanno fatto di Firenze una delle città più visitate al mondo». Per la serie: non stiamo più nella pelle.

MATTEO RENZI E LUCIO PRESTA DURANTE LE RIPRESE DELLA DOCUFICTION SU FIRENZE

 

Lucio Presta, a suo tempo, spiegò: «È la città raccontata da dentro, con un ritmo veloce che niente ha a che vedere con la divulgazione». E, in effetti, aveva pienamente ragione. Della pregiata opera, infatti, è stato diffuso un trailer.

 

Fu lo stesso Matteo, il 3 settembre, a pubblicarlo su Instagram (a ieri aveva rimediato appena 29.000 e rotte visualizzazioni). Diciamo che non ha ricevuto ottime recensioni. Persino Vice magazine, una rivista non esattamente salviniana, scrisse che «il documentario di Renzi è il chiodo sulla bara della sua carriera politica».

RENZI PRESENTA IL TONDO DONI

 

Una stroncatura: «Inquadrature, montato e girato sembrano quasi il frutto di una parodia montata ad arte», infierì Vice. Pure Maurizio Crozza - proprio sul Nove, in ottobre - ha sbertucciato allegramente Renzi e le sue velleità di showman: «Praticamente mi sta rubando il lavoro», ha detto. Già, solo che il Renzi di Crozza, rispetto a quello vero, è più simpatico e in tv si guarda più volentieri.

URLO DI RENZI

 

Del resto, il documentario di Matteo non può certo sperare di competere con i risultati del comico pelato. E nemmeno può rivaleggiare con le Cucine da incubo di Antonino Cannavacciuolo, sebbene le cene del Pd siano piuttosto drammatiche. Al massimo, potrà vedersela con Roberto Saviano, che sul Nove conduce Kings of crime e ha appena rimediato un misero 1% di share.

MATTEO RENZI E LUCIO PRESTA DURANTE LE RIPRESE DELLA DOCUFICTION SU FIRENZE

 

Renzi se la giocherà, sullo schermo, con l' autore di Gomorra e in qualche modo tale sfida la dice lunga sullo stato della sinistra italiana. Comunque la si rigiri, per Renzi è un bel declassamento. Quando Matteo era in auge, Silvio Berlusconi disse che lo avrebbe volentieri assunto nelle sue tv. Da quel che risulta, ha cambiato idea. Il piccolo schermo, dopo tutto, è una cosa seria. Mica come la politica.

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