1. PERCHÉ MOLTI UOMINI HANNO SMESSO DI VEDERE IL PORNO (DISTRUGGE LA VITA SESSUALE) 2. UNA SUPER-INCHIESTA DELL'''ECONOMIST'' SUGLI GLI EFFETTI NEFASTI DELLA PORNOGRAFIA 3. MOLTI L’HANNO CONSUMATA SIN DA PICCOLI, SONO DIVENTATI DIPENDENTI E NON RIESCONO PIÙ AD AVERE UNA EREZIONE O A RAGGIUNGERE UN ORGASMO

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da www.economist.com

 

Immagini e video sono facilmente rintracciabili sui siti porno e sui “Tubi”, aggregatori che mostrano contenuti amatoriali e professionali e fanno soldi con la pubblicità. Basta digitare il tipo di atto desiderato, la parte del corpo o il nome dei performer. Nessuna sconcezza è troppo oscura, c’è un sito per tutto, dagli adulti con pannoloni che si comportano come neonati alla zoofilia.

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I due neuroscienziati Ogi Ogas e Sai Gaddam hanno stimato quanto internet sia dedicato al porno e quale flusso di accesso abbiano i siti per adulti. I risultati sono contenuti nel libro “A Billion Wicked Thoughts”. Hanno calcolato che del milione di siti più visitati della rete, elencati da “Alexa” (fornitore delle statistiche web), il 4% è dedicato alla pornografia. Ma anche siti non specializzati come “Tumblr” mostrano contenuti altamente erotici.

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Ogas e Gaddam hanno anche analizzato milioni di ricerche fatte tra luglio 2009 e febbraio 2011, tramite “Dogpile” (sito che raccoglie i risultati dei più grandi motori di ricerca), per scoprire che almeno l’11% era di natura sessuale. Esclusi i termini “innocenti” che non si rilevano, ma che rivelano materiale sessuale, tipo “college cheerleaders”. “PornHub” resta il sito porno più cliccato. Lo consultano più uomini che donne, che costituiscono un quarto dei suoi utenti. Quando le donne guardano il porno, scelgono più o meno gli stessi video degli uomini.

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Dall’era paleolitica si è tentato di dare rappresentazioni sessualmente esplicite, ma in passato il prezzo era alto. Nella metà dell’Ottocento la foto di una prostituta nuda costava più che andarci a letto davvero. Fino al 1953, quando Hugh Hefner lanciò “Playboy” con un nudo di Marilyn Monroe, il porno non apparteneva al mercato di massa. Negli anni Ottanta si vedevano i film per adulti a casa, grazie alle videocassette e qualcuno attribuisce la vittoria del “VHS” sul “Betamax” al fatto che la Sony si rifiutò di permettere ai pornografi l’uso della sua tecnologia per la produzione di massa.

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La diffusione delle oscenità creò panico morale. Nel 1986, influenzata dall’unione di femministe di destra e sinistra e di religiosi conservatori, una commissione federale decise che la pornografia umiliava le donne, causava violenza sessuale, danneggiava gli adolescenti e rappresentava un pericolo per la salute pubblica americana. Col passar del tempo, queste conclusioni sono state tacciate di allarmismo. Anzi, leggi più liberali parevano dimostrare che la disponibilità di porno aiutasse a far diminuire i casi di violenza.

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Oggi il porno ha oltrepassato i confini delle riviste per adolescenti e dei film per adulti. C’è un nuovo panico. Il materiale gratuito su siti, tubi e blog, spinge i produttori a fornire contenuti sempre più estremi per sopravvivere. Molti siti hanno base in Russia o in altri luoghi senza leggi, mentre altri paesi hanno regole sulla censura e su immagini ultra-violente che non applicano, se vogliono competere. I dispositivi portatili permettono di vedere il porno ovunque, nella privacy della stanza da letto come in ufficio. Gli adolescenti tecnologici riescono facilmente a superare i filtri grazie al VPN (virtual private network).

 

I nuovi attivisti contro il porno usano vecchi argomenti. Ad esempio in Islanda, che ha recentemente bandito il porno on line con scarso successo, gli attivisti hanno parlato di connessioni fra il porno e la violenza sessuale, di danni ai bambini e degradazione della donna. Ma qualcuno fa riferimento a preoccupazioni più “fresche”. Vedi il forum “NoFap” (no masturbazione) su “Reddit” dove i commenti non citano obiezioni morali o potenziali danni agli altri, bensì gli effetti nefasti della pornografia su se stessi.

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Molti l’hanno consumata sin da piccoli, sono diventati dipendenti, non riescono più ad avere una erezione o a raggiungere un orgasmo. La paura più grande è per adolescenti che consumano pornografia molto prima di diventare sessualmente attivi. Capiscono quanto quello che vedono non sia reale? Cosa fanno le pornostar pneumatiche e sempre pronte e  gli attori superdotati all’autostima degli spettatori?

 

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Chi lavora con gli adolescenti, ritiene che i loro gusti sessuali si formino nel periodo della pubertà, quindi la lunga esposizione a materiale spiacevole o bizzarro può trasformarsi in un grande problema da adulti. Nel 2013 la ricerca del’”Office of the Children’s Commissioner” in Inghilterra ha confermato che la pornografia influenza i giovani in maniera negativa, creando false idee sul sesso.

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Eppure le ricerche specifiche sul porno sono fatte con riluttanza e non si trovano fondi per fare studi approfonditi. Quindi la maggior parte degli studi sulla pornografia non va oltre allo stabilire correlazioni tra quanto la gente dichiara di vedere e le sue caratteristiche.

 

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Secondo i ricercatori esistono molti utenti che si rivolgono al porno per risolvere disfunzioni erettili e problemi di relazione. I più fissati, considerano il sesso una mera funzione fisiologica, come mangiare e bere, e spesso costringono altri al sesso. Ma nessuno sa cosa sia nato prima, se il porno o il problema.

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I giovani sono particolarmente difficili da studiare. Mostrare pornografia ai minorenni è illegale quasi ovunque, quindi le ricerche si affidano alle auto-dichiarazioni. I teenager parlano raramente con gli adulti, soprattutto delle loro abitudini sessuali. Una delle affermazioni più allarmanti è che gli utenti diventino dipendenti dal porno esattamente come da una droga, ma forse è solo una paura degli utenti stessi.

 

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La Cambridge University ha fatto uno studio su persone alle quali il porno ha creato grossi danni (perdita di occupazione e del partner, incapacità di avere erezioni se non davanti a un porno). Scannerizzando i loro cervelli, si sono rivelati gli schemi tipici dei tossicodipendenti. Cercano il porno, anche se non gli piace più. E’ anche vero che le persone si definiscono dipendenti dal sesso quando, semplicemente, amano il sesso.

 

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L’effetto più comune dell’assuefazione al porno, è la tendenza a vedere meno televisione. Alcuni temono che l’accesso al porno vada in crescendo, che si inizi con la “vaniglia” e si finisca all’hard core. Un pericolo soprattutto per gli adolescenti. Per gli adulti i gusti sono abbastanza fissi, in genere hanno un paio di interessi stabili (parti del corpo o performer). Le quattro categorie top sono: giovane, tette, vagine, culi.

 

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La “London University” ha stabilito che il porno ha influenzato i giovani sulla decisione di fare sesso anale, un’esperienza piacevole per gli uomini e dolorosa per le donne. Gli uomini insistono, anche dopo ripetuti rifiuti. Alcuni rispondono al flusso di porno on line, condannandolo.

 

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I filtri hanno la funzione di tutelare i bambini ed evitare che capitino accidentalmente sui siti per adulti. La Danimarca, dove si fa educazione sessuale dal 1970, ha un approccio diverso. Invece di fingere che il porno non esista, o di convincere la gente a non guardarlo, i professori ne discutono in classe. Non significa insegnare il porno al bambini, anche perché la maggior parte di loro ha già avuto un qualche incontro con immagini pornografiche. Significa avviarli a una vita sessuale felice e trasformarli in consumatori critici.