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Marco Giusti per Dagospia
Come “Suspiria”, anche Peterloo di Mike Leigh ha scatenato reazioni diverse. Peter Bradshaw del The Guardian gli ha dato cinque stelle. Però era ovvio visto che la storia del film, la durissina repressione del governo Tory rispetto a una pacifica manifestazione democratica a Manchester a St. Peter Square nel 1819, 18 morti e cento feriti, venne ripresa dai nuovi giornali del tempo e da lì nacque lo stesso Guardian.
Insomma, come se Repubblica recensisse un biopic sul fondatore, Scalfari. Non gli dai cinque stelle? In sala, invece, i critici boccheggiavano perché il film, pur documentatissimo sull'evento, è una mattonata un po' per vecchi cossuttiani. Uno spreco di talenti. Due ore di chiacchiere politiche e venti minuti di botte.
Peterloo di Mike Leigh Mike Leigh
Me lo sono visto, in realtà, come fosse un film di Blasetti degli anni 30, ma certo, anche se ha dalla sua una ricostruzione maniacale alla "Turner", non riesce a prenderci né come cinema né come discorso politico che dal passato guarda la realtà inglese di oggi. Magari è un film più rosselliniano del solito, ma in sala erano davvero stremati.
Molto piacevole e assolutamente ben scritto e diretto il polar francese Freres ennemis di Davis Oehlhoffen con Mathias Schoenart e Reza Kaled, un Gomorra alla francese con gli arabi al posto dei napoletani. Da fratelli si cresce per la strada, poi uno diventa poliziotto e l'altro spacciatore in quel di Parigi. Dopo la morte di un confidente, poliziotto e spacciatore si riuniranno per regolare i conti.
Teso, ben girato ma assolutamente uguale a altri cinquanta film americani e europei. È la prima volta però che un polar di puro genere viene messo in concorso a Venezia. Grande la barzelletta dei dieci euro che può rivendersi Salvini. Due marocchini, Mohamed e Ahmed, vanno a chiedere soldi per strada. Uno torna a mani vuote, l'altro con la borsa piena di dieci euro. Il primo chiedeva e basta, il secondo chiedeva: Mi mancano dieci euro per tornare in Marocco... E ha fatto il pieno.
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