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Chiara Maffioletti per il "Corriere della Sera"
«Raffaella era come un' azienda dell' elettricità: trasmetteva energia». Il destino di Piero Chiambretti si è incrociato diverse volte con quello di Raffaella Carrà. Tutte memorabili. C' è il Sanremo che avrebbe dovuto condurre con lei, poi sfumato.
«E un altro dove non ci dovevo essere e invece sono diventato suo compagno di avventura. È successo nel suo Festival del 2001: ero stato invitato in giuria poi, con la complicità di Japino, mi ero inventato uno spazio in cui invitavo dei cantanti neomelodici per presentare - in contemporanea con il Festival di Raffaella - quello della canzone napoletana».
Davvero lei non lo sapeva?
«No, assolutamente. Ma dopo un primo sbandamento diventò un appuntamento fisso: venni annoverato tra i conduttori del Festival».
Quale era stata la reazione di Raffaella?
«Aveva reagito con le risate che la toglievano sempre dall' imbarazzo. Era una grande artista, si capiva che era nata per fare questo mestiere, non poteva fare altro. Aveva una tale passione che il lavoro non era mai un peso ma un piacere. Ci ho anche litigato...».
Quando?
«Abbiamo presentato una serata dei palinsesti Rai, a Cannes. Ero giovane e un po' esuberante e lì feci molte battute, uscii dal seminato. Ci fu un attimo di tensione ma una settimana dopo mi chiamò, dicendomi: "Ho capito perché ti sei comportato così: eri preoccupato". Le ho detto che era vero anche se non era così».
Non era dunque una persona che portava rancore?
«No, no, mai. In trent' anni ci ho lavorato alcune volte e tutte sono state magiche. Il nostro fil rouge era Boncompagni, con cui avevamo in comune una certa ironia. Ma la particolarità di Raffaella era l' energia incredibile».
In cosa si distingueva?
«Quando si diventa icone c' è una luce che è tipica. Lei è tra le poche persone che hanno navigato con grande successo 40-50 anni di storia dello spettacolo. La sua energia la trasmetteva non solo quando si esibiva: si poteva percepire quando incontrava la gente. La sua grandezza era di essere sempre sé stessa».
Che effetto le ha fatto sapere della malattia?
«È stata una triste sorpresa che ci ha lasciati sconcertati: il non parlare del suo male dimostra, come si è detto, l' affetto per il suo pubblico che non voleva vedere soffrire».
Una nuova Raffaella Carrà non esiste.
«La cosiddetta fabbrica delle star oggi cerca cose differenti. Lei era un' artista completa. È unica: di Raffaella Carrà ne resterà una sola».
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