DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO…
Dagonota
Già, da peccatori verrebbe da osservare con Gesù: “chi di spada ferisce di spada perisce”. Ma l’apologo raccontato dall’evangelista Giovanni stavolta non riguarda nostro Signore, ma il sommo giornalista unto dal pensiero liberale, Piero Ostellino.
E, nel suo piccolo, questo disgraziato sito miracolato (dai visitatori). La nostra vicenda, però, non ha per teatro l’orto solare di Getsemani bensì ancora una volta l’aula tetra di un tribunale. A Brescia l’ex direttore del Corriere della Sera è stato condannato a risarcire 140 mila euro a due magistrati del caso Ruby-Berlusconi.
L’Ostellino delle libertà è stato punito per aver scritto - dopo la condanna dell’ex Cavaliere (sette anni) -, che in quel processo avevano operato giudici fortemente “politicizzati”. E aveva parlato di "ostilità antropologica di fondo, quasi ai confini del razzismo, da parte di un establishment reazionario, e dai costumi non sempre propriamente esemplari, nei confronti di un outsider sociale e politico discusso, e discutibile quanto si vuole per i propri stili di vita, ma pur sempre votato da milioni di italiani".
E adesso dovrà pagare 140 mila euro per aver esercitato quel suo diritto di critica negatogli dal tribunale di Brescia. E’ andata peggio a lui che a Dagospia, a sua volta trascinato davanti ai magistrati per aver offeso il suo onore di Grande Penna un po’ in panne ai tempi.
Cioè, per aver rivelato che Piero Ostellino aspirava, secondo i rumors raccolti in via Solferino qualche anno orsono, a tornare alla guida del Corrierone. Trascinato davanti ai giudici togati Dagospia è stata condannata in prima istanza e ha dovuto sborsare all’attuale editorialista de il Giornale molti denari.
Il Superbo della virgola accigliata, infatti, si era sentito diffamato (de che?). Dall’apologo evangelico alla piccola morale del caso: a muovere senza ragione alcuna e incautamente agita le clave della giustizia, come nel caso di Ostellino, spesso si va incontro all’ingiustizia di chi in realtà comanda poi la macchina del potere giudiziario.
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