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Enrico Franceschini per "La Repubblica"
Il premio Nobel per l'economia Paul Krugman lo definisce "il libro di economia più importante dell'anno e forse del decennio". Il consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca lo ha invitato a tenere una conferenza. Il Fondo Monetario Internazionale gli dà ascolto.
Eppure, secondo un'indagine del Financial Times, il saggio in testa alle classifiche dei best-seller in mezzo mondo, "Capital in the XXI century", dell'economista francese Thomas Piketty, conterrebbe errori fattuali che smentiscono la tesi di fondo del volume: cioè che una crescente diseguaglianza di reddito e l'inesorabile concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi individui sono "la contraddizione fondamentale del capitalismo".
In sostanza, afferma Piketty nel suo libro, il capitalismo è un sistema profondamente ingiusto: un'affermazione per la quale è stato paragonato a una sorta di "nuovo Marx". E per rimediare a tale ingiustizia, sostiene il 43enne economista, occorre perlomeno istituire una tassa sulla ricchezza in tutto l'Occidente industrializzato.
Ma l'inchiesta condotta da due giornalisti del Financial Times, Chris Giles, capo del settore economia, e Ferdinando Giugliano, un giovane italiano che ha conseguito un dottorato in economia a Oxford ed è stato assunto come editorialista dal quotidiano della City, ha riscontrato numerosi errori nella grande mole di dati usata da Piketty per argomentare la sua tesi: errori di trascrizione dalle fonti originali, formule sbagliate, grafici inesatti, approssimazioni e cifre citate senza la fonte originale.
L'indagine, sostengono i due giornalisti, conclude perciò che nel libro ci sono "scarse prove" che la diseguagliaza tra la ricchezza in mano all'1% della popolazione e il resto del mondo sia aumentata dal 1970 a oggi. E individuano soltanto "qualche prova" di un aumento della quota di ricchezza posseduta dal 10 per cento più ricco della popolazione mondiale. In sostanza, afferma il Ft, "la rockstar dell'economia", come definisce Piketty, "sembra aver fatto male i suoi conti".
Interpellato in proposito dal Financial Times, l'economista francese ha risposto con una email in cui concorda che "i dati disponibili sulla ricchezza sono meno sistematici dei dati sul reddito", osserva che trattandosi di dati "diversi ed eterogenei" è necessario fare "aggiustamenti" per renderli "più omogenei" nel confronto temporale e tra un paese e l'altro, ma dice che sarebbe "molto sorpreso se le conclusioni sostanziali" del suo libro "sull'evoluzione a lungo termine della distribuzione di ricchezza" venissero intaccate dall'inchiesta del quotidiano finanziario britannico.
"I dati di cui al momento disponiamo suggeriscono che la concentrazione di ricchezza al vertice sta crescendo praticamente ovunque", scrive il professor Piketty al Ft. "Se il Financial Times produrrà statistiche che mostrano il contrario, sarei interessato a vederle e sarei lieto di modificare le mie conclusioni".
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