IL BOTTO DI FINE ANNO: IL 1 AGOSTO 2024 (DUE SETTIMANE DOPO IL TAGLIO SUL CAPOCCIONE) GENNARO…
Riceviamo e pubblichiamo:
Lettera 1
Consigli per la Rai che verrà. Invece di somministrare ai telespettatori le solite brodaglie tv, perché non ripescare format a basso costo e ad alto interesse come “Ars Amanda”, la trasmissione peperina di seconda serata condotta da Amanda Lear. Su Youtube c’e’ la puntata in cui è ospite Aldo Busi: è tutto un ricamare su piacere, orgasmi, seduzioni e biancheria intima.
A proposito: ma dove è finito “l’Especialista” Busi? E’ nella sua Montichiari a sferruzzare davanti alla tv? Aldissimo, ritorna!
Conte Agenore
Lettera 2
Caro Dago, "Chi" pubblica una foto di Lapo Elkann in gran forma. Se al posto dei mollaccioni di Cardiff avesse giocato lui, come minimo la Juve arrivava ai rigori.
Maury
Lettera 3
Caro Dago, siamo stati così democratici nei confronti degli islamici, che per andare a concerti e partite tra un po' sarà obbligatorio sottoporsi all' ispezione rettale.
Tuco
Lettera 4
Caro Dago, a Torino psicosi di massa, Roma affonda nel degrado e a Milano Sala marcia coi migranti, ma nei sondaggi M5S più Pd sfiorano il 60 per cento: come disse la Buonanima, governare gli italiani non è difficile, è inutile.
Giorgio Colomba
Lettera 5
Caro Dago, "Arrestata banda di scafisti pronta a imbarcare jihadisti". Ma andiamo... Non è il momento di prenderci per il culo. Questa è la tipica fake news che si fa circolare dopo un attentato per rassicurare la popolazione. I jihadisti sono qui già da un pezzo, e se lo Stato perde tempo in simili furberie invece di rimediare ai casini che ha combinato facendoli sbarcare, oltre che cretino è pure criminale.
Baldassarre Chilmeni
Lettera 6
Caro Dago, qualcuno sa indicare un Paese musulmano, uno solo, dove se uno di noi vi si svegliasse all'improvviso potrebbe scambiarlo per un Paese Occidentale? Ovviamente no, perché non esiste. E allora da dove arriverebbero gli islamici presunti "moderati" se non hanno nemmeno un paese di origine in cui nascere e trascorrere i primi anni di vita?
J.R.
Lettera 7
Caro Dago, il jihadista di Londra era "schedato". Schedato come cosa? Come profugo in fuga da guerre e carestie?
John Doe Junior
Lettera 8
Caro Dago, in Inghilterra due attentati in pochi giorni, e a Milano il sindaco Sala è sceso in piazza per chiedere che ne vengano accolti di più!
Vesna
Lettera 9
RAGGI E APPENDINO IN CAMPIDOGLIO
Caro Dago, vorrebbero concedergli i domiciliari per motivi di salute, ma per uno come Riina oltre al carcere c'è un solo domicilio: il cimitero.
Bibi
Lettera 10
Caro Dago, con Piazza San Carlo la Appendino è riuscita a pareggiare il conto con la Raggi, che grazie dell'incapacità di risolvere problemi riesce sempre a soffiarle le prime pagine dei giornali.
Camillo Geronimus
I MEME SU HIGUAIN E LA SCONFITTA CON IL REAL MADRID
Lettera 11
Caro Dago, Grillo si schiera con la Appendino. D'altra parte 1.500 feriti causati dalla negligenza della sindaca non sono gravi come la partecipazione a uno show televisivo, un tempo motivo di espulsione per i pentastellati.
Sandro Celi
Lettera 12
Dago darling, ma chi é quell'attore che interpreta il cow-boy buono (orso, daddy e barbuto) nell'attuale Pub televisiva di Poste Italiane? Se non fosse "proibito" scherzare con i "santi", verrebbe di dire che é un famoso "senior Apuliae" che forse é passato dai Talk show ai Pub show. Che il grande "Puer Apuliae" Federico II, tanto perseguitato - lui e tutti i suoi discendenti - dai Papi di Santa Romana Chiesa, riposi in pace a Palermo.
Natalie Paav
Lettera 13
I MEME SU HIGUAIN E LA SCONFITTA CON IL REAL MADRID
Caro Dago, zitta zitta, la Juventus ha incamerato un altro record: 7 finali di Coppa Campioni perse! Sarò masochista, ma preferisco averle viste giocare, anche se perse, dalla mia squadra tutte e 7, piuttosto che aver visto solo le due (due... una ne avrei fatto volentieri a meno di vederla!) vinte.
I tifosi delle altre squadre, quelli che oggi godono per la 7^ persa, non possono far altro che gufare, cosa che io non ho fatto neanche quando in finale c'era l'Inter(!). Vorrei però ricordare che esiste più di una squadra che una finale ha fatto e quella ha perso. E una ha gli stessi colori che oggi indossa un belga che difficilmente ne giocherà mai una. E in più l'ha giocata proprio in quello stadio in cui il belga in questione gioca una settimana si e una no. Cosa abbia da godere, lo sa solo lui...
Mario Orlando
Lettera 14
Caro Dago, sembra di capire che la forza di uno Stato si mostri nell’affrontare argomenti e problemi, a volte scottanti, con la leggerezza e la forza di chi sa cosa fare e quali siano le regole. In questo caso, bisogna ammetterlo, stiamo dando prova di quanto siamo deboli ed incapaci di affrontare qualsiasi problema, senza venirne a capo. Il boss Riina, ormai quasi novantenne, tramite i suoi avvocati, ha fatto richiesta di carcerazione alternativa, in attesa della morte dignitosa.
Ci sarebbero, a monte, diverse considerazioni da fare. Tutti quelli che hanno sofferto direttamente o meno, della crudeltà del boss da “operativo sul campo”, avrebbero le ragioni per far notare che questa “pietas”, non l’ha mai mostrata, e la certezza della pena, che solitamente in Italia sperimentano i poveracci e mai i veri pezzi da 90, darebbe l’ennesima prova di essere meno giusta di quel che dice
Uno Stato forte affronterebbe di petto la situazione e darebbe una indicazione o un comando “operativo”. Tutto questo non si sta vedendo.
Come al solito, passiamo dalle forche caudine di un tribunale, al ricorso, alle carte bollate e via discorrendo. Solita solfa e tragedia comica, di una terra che ha dato, poveri noi, i natali al diritto come lo conosciamo oggi. Il bizantinismo che ci contraddistingue, ha fatto nascere una categoria di legulei che, in questo mare di fango, sguazzano e vivono. E quindi noi assistiamo impotenti a scene ed episodi che ci lasciano sempre più basiti e sconcertati.
Il mondo perfetto vedrebbe un uomo condannato a sedici ergastoli, morire in carcere. Magari in infermeria, sarebbe più umano, ma non uscendo dal carcere e finendo in qualche clinica o a casa propria come se nulla fosse successo. Un mondo perfetto non vedrebbe un latitante, preso dopo 23 anni, al centro di un cordone di pecore adoranti e baciamano, con i carabinieri lacchè accompagnatori di una delle scene più disgustose viste negli ultimi anni.
Siamo una nazione allo sfascio; i principi morali, e le regole, che dovrebbero guidarci, vengono scavalcati come nulla fosse. Basta essere un pezzo “importante” dello Stato, quello ufficiale, e quello ufficioso. Il comune denominatore di tutto questo, siamo noi. Popolo di pecore baciamano ed ossequiosi.
In attesa che il boss diparta, in carcere a casa o dove vorranno, incrociamo le dita.
Benvenuti in Italia, terra di santi, poeti e boss condannati che vogliono morire a casa, malgrado le condanne. Saluti
Pegaso Nero
Lettera 15
A proposito di “dignità” dei mafiosi in carcere, ci sono detenuti condannati all’ergastolo e in regime di alta sicurezza che si laureano nelle nostre università pubbliche, con tanto di corona d’alloro, fiori, pasticcini, applausi, complimenti da parte dei rettori, flash di fotografi e telecamere di giornalisti. Capita purtroppo anche in Calabria, terra ad alta intensità mafiosa, e capita nella mia università.
Potrei comprendere le ragioni etico-giuridiche della rieducazione di un carcerato per reati “comuni” e meno gravi, ma non di chi si è macchiato di omicidi e altri gravi fatti di mafia. Il mafioso non è un criminale qualunque, e se non lo si riconosce, si vanifica il sacrificio di gente come Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Impastato, ecc. Mi chiedo come faccia un ergastolano condannato al carcere duro, che in teoria non può avere alcun contatto col mondo esterno, a iscriversi all’università, pagare le tasse, sostenere gli esami, incontrare i professori, addirittura andare a laurearsi nella stessa seduta degli studenti “normali” che attendono il giorno della laurea come il coronamento di un sogno e si ritrovano costretti a condividerlo con laureandi mafiosi e agenti di polizia al seguito.
Come arrivano costoro alla laurea? Che tipo di permessi speciali ottiene e da chi? Chi vigila sulla trasparenza e la legittimità di questi processi? Quale rispetto può avere per le vittime dei reati di mafiosi una repubblica che con una mano li condanna al carcere duro e con l’altra li laurea “in nome del popolo italiano”? Quale educazione alla giustizia, alla libertà, alla democrazia e all’antimafia ricevono i nostri giovani da simili iniziative pubbliche e istituzionali?
Capita che quelli che criticano quei preti che celebrano i funerali dei mafiosi sono magari gli stessi che applaudono i professori che li laureano. Che senso ha prendersela allora con la Chiesa che benedice un cadavere e al contempo applaudire lo Stato che lo eleva a modello educativo mentre ancora è vivo e vegeto? È una delle tante bizzarrie tutte italiane.
Non so se dietro questi conati di buonismo di facciata, pagati profumatamente con soldi pubblici, si nascondono – a livello globale e non solo locale – giri d’affari intorno a progetti su fondi comunitari o regionali, che coinvolgono associazioni, personale delle carceri, professori universitari e avvocati che, con la scusa della rieducazione e del garantismo intascano (fino a che punto lecitamente?) migliaia di euro alla faccia dei morti ammazzati, del dolore delle loro famiglie, del senso di giustizia, delle sentenze dei tribunali e delle giornate del ricordo delle vittime della mafia.
Spero proprio di no, ma credo sia il caso di indagare. Parlo per esperienza diretta. Personalmente ho avuto modo di parlare e scrivere di quest’argomento con gli addetti ai lavori della mia università, ma senza grossi risultati. Credo, inoltre, che ci sia un problema di libertà da garantire a quanti, come il sottoscritto, proprio non se la sentono di adeguarsi e vorrebbero non esser e obbligati a partecipare, come docente, alla formazione universitaria dei mafiosi. Manca una legge che disciplini la materia anche al fine di non lasciare troppa discrezionalità ai singoli in sede locale, ma sembra che la questione non interessi nessuno, neanche le associazioni antimafia, pronte a sbraitare e manifestare spesso su problemi meno urgenti.
salvo riina e felice cavallaro
Rivolgo pertanto un accorato appello al rettore della mia università, sperando vivamente che questa presa di posizione pubblica non abbia effetti ritorsivi sulla mia persona e sulla libertà di pensiero e insegnamento mia e dei tanti colleghi che la pensano come me, anche se non trovano il coraggio di manifestarlo: laureare i mafiosi, caro magnifico rettore, non dovrebbe rientrare nella missione civilizzatrice di una università, specie in un territorio come la Calabria, e riabilitare con tanto di titolo legale e cerimonia pubblica i condannati in sede definitiva per gravissimi reati di mafia ai danni della libertà e della vita delle persone non è educativo per i nostri giovani. Magnifico rettore, non laureiamo i mafiosi!”
Spartaco Pupo
Docente di Storia delle dottrine politiche
Università della Calabria
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