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Dopo due secondi posti allo Strega, Elisabetta Sgarbi ha deciso che er mejo fico del bigoncio Antonio Scurati deve vincere il Campiello. E così, la giuria del premio degli industriali veneti ha scodellato una cinquina di quattro sconosciuti (Giacopini, Balzano, Pellegrino, Colagrande) più lui: difficile, questa volta, arrivare secondi. E fa niente se c'erano dei libri intelligenti in concorso: puntare sempre sui soliti, gli indicati, gli scurati.
Il libro di Scurati, intitolato "Il tempo migliore della nostra vita" è il vertice dell'autoreferenzialità e anche un clamoroso peana verso una casa editrice concorrente a quella in cui Scurati pubblica. Il libro, infatti, zeppo dei soliti sociologismi, è un riassuntino della vita di Leone Ginzburg, che diede vita alla straordinaria epopea dell'Einaudi. Einaudi, appunto, cioè oggi gruppo Mondadori; non Bompiani, cioè oggi Rcs, gruppo che sta per esser acquistato da Mondadori. Insomma, sembra che per vincere, Rcs abbia bisogno di un libro che parli bene della concorrenza! Un clamoroso autogol sostenere Scurati o, forse, un modo per portarsi avanti e salvare il posto di lavoro.
Far breccia nel cuore dei giurati non deve esser stato poi così difficile con un libro che mostra molta lingua all'opera verso la Resistenza, l'Einaudi, la sinistra e intreccia lo slinguamento sinistrorso innestando, sulla storia di Ginzburg, anche quella della propria famiglia, gli Scurati, che con Ginzburg non centrano niente ma siccome vissero negli stessi anni va sempre bene ( tutti hanno un padre, un nonno o un bisnonno vissuto ai tempi di Ginzburg).
In giuria del Campiello ci sono autori targati Rcs, come Il critico Philippe Daverio ed Ermanno Paccagnini dai quali, forse, non era difficile ottenere il voto. Per la cronaca, Paccagnini scrive per il "Corriere della Sera" ma è quello che non vuole che i giornalisti scrivano libri. Celebre la sua dichiarazione dell'anno scorso nella quale valutava i libri in relazione alla professione degli autori ("troppi giornalisti scrivono,libri e non va bene"). A Riccardo Calimani il libro potrebbe essere piaciuto come atto di "fede" verso Leone Ginzburg! Al neopresidente del premio, Ilvo Diamanti, perchè in fondo è un riassuntino dell'epopea della sinistra italiana. Gli altri giurati son stati messi in minoranza.
Così, con un non-libro 100 per 100 autoreferenziale Scurati si trova il Campiello servito come un baccalà alla veneta e la Rcs un clamoroso autogol.
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